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I “David” di Donatello e Verrocchio al Museo Nazionale del Bargello

Firenze al pari di Roma, Napoli, Venezia, la Sicilia, accoglie, ogni anno, migliaia di visitatori da tutto il mondo

David di Michelangelo

David di Michelangelo

Centro nevralgico del Rinascimento italiano, Firenze conserva molte opere, tracce e testimonianze di quei due secoli e mezzo che sconvolsero il mondo. Ma, rispetto alle spettacolari evoluzioni artistiche e culturali del Cinquecento, il Quattrocento fiorentino presenta delle caratteristiche proprie e di grande fascino…

La vertigine della lista

Dagli Uffizi, tra i massimi musei italiani e internazionali alla grandiosa piazza del Duomo, con la cupola di S. Maria del Fiore realizzata dal Brunelleschi, diretto antecedente della cupola di S. Pietro progettata da Michelangelo. Da S. Maria Novella, che accoglie il visitatore che giunge in città col treno, con la stupenda facciata di Leon Battista Alberti, a S. Lorenzo, con le sue sagrestie – vecchia e nuova –, le statue di Michelangelo, la tomba di Cosimo il Vecchio e quella di Donatello.

Dalla meravigliosa piazza della Signoria, dove ha sede Palazzo Vecchio, in cui è tuttora ubicato il governo della città, alla Galleria dell’Accademia, che conserva l’originale del David di Michelangelo. Da S. Marco, sede di Savonarola nei suoi ultimi anni fiorentini, a Palazzo Medici-Riccardi fatto costruire da Cosimo il Vecchio, in cui è conservato Il viaggio dei Magi di Benozzo Gozzoli.

Si aggiungano il Ponte Vecchio, S. Croce, la Casa Buonarroti, S. Spirito, Palazzo Pitti e si comincerà ad avere un’idea di quale concentrazione di arte e spiritualità sia visibile a Firenze che, al pari di Roma, Napoli, Venezia, la Sicilia, accoglie, ogni anno, migliaia di visitatori da tutto il mondo.

Luoghi-simbolo

Tuttavia, se esiste un luogo che, più di altri, riesce ad enucleare, ad essenzializzare, a racchiudere in modo simbolico la bellezza e la profondità dello spirito rinascimentale fiorentino, questi è il Museo Nazionale del Bargello.

La serena compostezza dell’architettura può essere collocata tra il 1200 e il 1300. Siamo nell’epoca di Dante, che infatti nacque a Firenze nel 1265 e morì, esiliato e ramingo, a Ravenna, nel 1321. Da notare che Bargello vuol dire sbirro, poiché il palazzo ospitò, dal 1574, il Capitano di Giustizia, ossia il capo della polizia fiorentina.

La collezione del museo, per lo più riguardante la scultura, si articola intorno ad alcuni grandi nomi. Per il Quattrocento, il Bargello ospita Donatello (1383/6-1466) e Andrea del Verrocchio (1435-1488), maestro di Leonardo da Vinci. Per il Cinquecento, il nome, con la maiuscola, è quello di Michelangelo Buonarroti (1475-1564). Di Michelangelo, il Museo del Bargello ospita quattro capolavori: Bacco (1496/7), il Tondo Pitti (1505 c.), David-Apollo (1530/2), Bruto (1539).

Per ragioni di economia del discorso, ci è sembrato opportuno soffermarci, soltanto, sui David presenti nel Museo del Bargello. Poiché da essi è possibile riflettere su una specificità del Quattrocento fiorentino, che ci sembra particolarmente interessante. Del resto, non apparirà superfluo ricordare che a questo secolo appartengono Cosimo il Vecchio (1389-1464) e Lorenzo de’ Medici (1449-1492), Marsilio Ficino (1433-1499), Girolamo Savonarola (1452-1498) e Pico della Mirandola (1463-1494). 

I David di Donatello e Verrocchio

L’incontro tra Donatello e Verrocchio avviene sotto la stella di David. Ossia, nel segno dell’ebraismo? Si, anche (poiché le terribili guerre contemporanee non devono impedirci di rammemorare la bellezza di ciò che è stato). I David di Donatello, presenti al Museo del Bargello, sono, addirittura, due.  

Il primo, in marmo, è del 1408 ed è la prima scultura nota dell’artista. Di una bellezza malinconica e trasognata, affusolato e slanciato, a cavallo tra scultura classica e stile gotico, doveva essere collocato tra le statue che decorano il Duomo, ma probabilmente se ne cambiò la destinazione. Come le altre statue a tema analogo, doveva essere simbolo della libertà fiorentina.

L’altro David realizzato da Donatello è in bronzo ed è del 1440 circa. Si tratta della prima statua interamente nuda, dalla fine del mondo antico. Simbolo anch’esso di libertà, rappresenta, col suo corpo esile ed asciutto, il coraggio di fronte alla forza bruta.

È uno dei capolavori assoluti dell’artista ormai giunto alla sua piena maturità, nella cui sobrietà ed asciuttezza si specchia un grande secolo come il Quattrocento fiorentino. Per G. C. Argan, nel volume dedicato al Rinascimento della sua Storia dell’arte italiana (Sansoni 2004), il David bronzeo di Donatello “è un adolescente pensoso, quasi sorpreso d’essere stato coinvolto in un’impresa così straordinaria.

Il corpo è leggermente sbilanciato: la gamba piegata nel passo non lo sostiene, deve far forza sull’altra con un guizzo dell’anca.

La diagonale esterna dello spadone troppo pesante accentua l’instabilità, l’oscillazione del corpo; e questa si traduce nel mobile gioco dei riflessi sui tenui risalti dei muscoli del torace e del ventre, nel velo d’ombra che l’ala del cappello fa scendere sul volto” (p. 33).

Il David di Andrea del Verrocchio, del 1466/9, anch’esso scolpito in bronzo (ma parzialmente dorato), rappresenta ancora un giovanotto affusolato e coraggioso che si oppone alla forza bruta, secondo il noto episodio biblico che lo vuole opposto a Golia. Questa volta, però, la sottolineatura del carattere libertario dell’opera è meno marcata.

Poiché a commissionarlo a Verrocchio fu Piero il Gottoso (1414/6-1469), figlio di Cosimo il Vecchio e padre di Lorenzo il Magnifico, sfuggito probabilmente ad una congiura nel 1466. L’opera simboleggia, in ogni caso, la caparbietà con cui Firenze si è sempre opposta ai suoi nemici.

Uno sguardo complessivo

Naturalmente, anche il David di Michelangelo, scolpito tra il 1501 e il 1504, e collocato – come si accennava – alla Galleria dell’Accademia, ma la cui ubicazione originale è davanti a Palazzo Vecchio (dove ora c’è una copia), rappresenta l’anelito alla Florentina libertas. Ma, rispetto ai capolavori di Donatello e Verrocchio, con questa differenza. L’opera di Michelangelo, nel suo stile titanico e grandioso (analogamente a ciò che Beethoven realizzerà in musica), è alta più di quattro metri.

La differenza tra lo stile del Quattrocento e quello del Cinquecento è tutta qui. Il Quattrocento è profondo, ma sobrio, asciutto. Il Cinquecento, viceversa, libera e sviluppa quelle potenzialità che erano rimaste implicite e inespresse nel secolo precedente.

Infine i quattro capolavori che hanno la storia di David come tema – il Donatello giovanile e quello maturo, Verrocchio e Michelangelo – ci segnalano questo. Ossia, che a caratterizzare quel momento topico dello spirito europeo che va sotto il nome di Rinascimento, abbiamo da un lato il contenuto biblico, ebraico (o, nella maggior parte dei casi, cristiano), dall’altro la grande lezione stilistica della scultura e dell’arte greca e romana.

Nello spirito europeo si rimescolano, quasi sempre, gli stessi elementi. Ma le singole soluzioni conservano, molto spesso, un elemento grandioso e potentemente originale.