I Diritti umani sono Diritti fondamentali ma non solo l’Italia deve applicarli
“La necessità di salvare tutti è giusta, sono Diritti umani, ma l’impossibilità di accoglierli tutti in Italia è altrettanto giusta”
Ogni persona gode di una serie di diritti fondamentali, semplicemente per il fatto di essere considerata un “essere umano”. Questi sono definiti come “diritti umani” poiché non rappresentano dei privilegi ma “cosa ci è permesso fare, essere e avere”. I diritti umani esistono per proteggere le persone da eventuali danni arrecati da altre persone o enti. Aiutano inoltre ad andare d’accordo tra le società e vivere in pace. Dopo le atrocità e le grandi perdite della seconda guerra mondiale, la nuova Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani aveva ormai catturato l’attenzione del mondo intero.
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
Sotto l’attiva presidenza di Eleanor Roosevelt, (vedova dell’ex presidente degli Stati Uniti d’America Franklin Roosevelt e paladina dei diritti umani come delegata degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite), la nuova Commissione decise di redigere il documento che divenne poi la vera e propria “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”. Eleanor Roosevelt, la sua ispiratrice, parlò della Dichiarazione come una “Magna Carta Internazionale dell’intera umanità”.
E le Nazioni Unite la adottarono il 10 Dicembre 1948. Gli Stati Membri delle Nazioni Unite presero impegno a lavorare insieme per promuovere i trenta articoli sui diritti umani. I quali , per la prima volta, sono stati riuniti e codificati in unico documento.
I Diritti di diverse generazioni
Di conseguenza, molti di questi diritti, in varie forme, fanno parte oggi anche delle leggi costituzionali degli Stati Democratici. Tra cui ovviamente è presente anche l’Italia. La Dichiarazione dei Diritti Umani è uno standard ideale che le nazioni di tutto il mondo condividono, ma non ha forza di legge. La dichiarazione però è in continua evoluzione. Questo significa che arriveranno nuovi diritti in base ai periodi storici futuri. Per questo motivo esistono diritti di diverse generazioni: “diritti di prima generazione” (civili e politici); “diritti di seconda generazione” (quindi economici, sociali, culturali).
Successivamente sono arrivati i “diritti di terza generazione” (autodeterminazione dei popoli). E poi i “diritti di quarta generazione” (come ad esempio il diritto all’integrità del patrimonio genetico, il diritto alla riservatezza, il diritto nell’avere un ambiente pulito, a non maltrattare animali, ecc).
Un sistema universale che riconosca i Diritti
Il Preambolo della Dichiarazione, in particolare, sostiene l’importanza di un sistema universale basato sui diritti umani come premessa imprescindibile per perseguire la pace e la sicurezza internazionali, lo sviluppo e la democrazia. Vi si afferma infatti, che il “riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”.
Tra i diritti inviolabili della carta c’è il principio per il quale tutti gli uomini sono uguali davanti alla legge e davanti a Dio. E ognuno di noi ha dei diritti di cui non può essere privato come la vita, la libertà, ecc.
Invece i diritti “naturali” sono quelli che fanno parte della natura umana, cioè sono propri dell’uomo. Negare questi a qualcuno significa non trattarlo o non riconoscerlo come “persona”. Analizzando più nello specifico i trenta articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo, si nota come dopo l’affermazione “sull’ uguaglianza di tutti gli uomini” (secondo l’Articolo 1), segue la precisazione che questa uguaglianza non ammette alcun tipo di distinzione di razza, di sesso, di colore.
Ed è appunto per questo che ho voluto citare e ricordare “per portare a conoscenza di tutti la carta dei diritti Internazionali, perché sembra ormai da diversi anni che solo L’Italia e gli Italiani si ricordano e mettono in atto con onore, sacrificio e forzature a causa dei nostri inefficienti Politici” la carta dei diritti internazionali. Bisogna cambiare il regolamento di Dublino che risale al 2003, perché la necessità di salvare tutti è giusta e forte, ma l’impossibilità di accoglierli tutti in una sola nazione è altrettanto forte e giusta. Senza rincorrere demagogie politiche, i mi piace ecc.
Alberico Giustini
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