I dischi della quarantena: Nick Cave & the Bad Seeds, The good Son – 1990
The Good Son veniva pubblicato esattamente 30 anni fa
Nick Cave nei dischi della quarantena. Complice il trasferimento in Brasile causa matrimonio e prove tecniche di disintossicazione, con The good Son, Nick Cave prova a mettere in soffitta le irrequietezze dei lavori precedenti e consegna a tutti noi il primo dei sui lavori di stampo “classicista”, memore anche degli ottimi risultati ottenuti col disco di cover Kicking against the Pricks. Accompagnano il nostro gli ormai fidi Bad Seeds e cioè Blixa Bargeld preso in prestito dagli Einsurzende Neubauten, Mick Harvey, Kid Congo Powers già con i Cramps e i Gun Club, qui all’ultimo giro di giostra con la band.
I dischi della quarantena recuperano figure piene di fascino.
Sembrerebbe un Nick Cave pacificato a sentire la canzone d’apertura Foi na cruz, ma poi subito dopo arriva lo schiaffo del gospel apocalittico della title track The Good Son a mettere in chiaro che il fuoco cova sempre sotto la cenere e le inquietudini. Anche se abbellite col vestito della festa, rimangono quelle di sempre.
Le prime impronte della nuova vena da crooner che sta emergendo nell’artista australiano le troviamo in pezzi come Sorrow’s child, The ship song, Lament, Lucy e sopratutto nel duetto con Blixa Bargeld in The Weeping song. A inframezzare il tutto la martellante Hammer song (nome omen) o l’andamento Presleyano di the Witness song.
The Good Son esce sul mercato esattamente 30 anni fa.