I fantasmi di Roma nelle notti di luna piena: da Beatrice Cenci a Donna Olimpia
Nelle notti di luna piena Roma è attraversata da un via vai di fantasmi: nobildonne, giovani ragazze scomparse in maniera violenta o prematuramente
Nelle notti di luna piena Roma è attraversata da un via vai di fantasmi: nobildonne, giovani ragazze scomparse in maniera violenta o prematuramente. Addirittura una mano si aggira dietro le finestre di un palazzo, a piazza Navona, come quella della famiglia Addams.
C’è una zona di Roma dove, più di ogni altra, si concentrano strane storie di presenze e apparizioni spettrali. L’area è chiamata Mezzaluna, per via dell’ansa creata dal fiume Tevere che forma questa figura a semicerchio. Il punto più alto dell’angolo è segnato dal ponte Vittorio Emanuele II. Si narra che, in epoca antica, vi fosse qui un tempio dedicato a Proserpina. Nonostante fosse stato sepolto, si diceva che riapparisse, il tempio o Proserpina non si sa, durante le celebrazioni dedicate alla dea e questo ha fatto nascere la leggenda che nella Mezzaluna si trovasse una delle porte dell’inferno.
Beatrice Cenci un’antesignana del femminismo
Il fantasma romano per eccellenza è quello di Beatrice Cenci, componente di una nobile famiglia, vissuta alla fine del XVI secolo. Beatrice venne decapitata nella notte tra il 10 e l’11 settembre 1599 davanti a Castel Sant’Angelo, per aver ucciso il padre il conte Francesco Cenci. Con lei vene giustiziata la matrigna Lucrezia Petroni ed il fratello Giacomo. Pare che tra la folla vi fosse anche il Caravaggio, che ne trasse ispirazione per la stesura del famoso Giuditta e Oloferne, adesso a Palazzo Barberini. Il volto di Beatrice, inoltre, sarebbe stato dipinto in una tela, attribuita a Guido Reni, direttamente in carcere, la notte prima della sua esecuzione. Anche questa attribuzione non è certa del tutto. Tuttavia mi affascina molto vedere come siano intricate e ricche di collegamenti importanti tutte le vicende romane, del passato come del presente.
Un altro collegamento tra la vicenda di Beatrice e la letteratura avviene nei secoli successivi, quando si ricordano di lei autori del calibro di Shelley, Stendhal e Artaud, che la immortalano come un’eroina romantica. Beatrice è forse un’antesignana femminista, che si ribella ai soprusi e alle violenze del padre padrone, perpetrati su moglie e figli. Se passate da Castel Sant’Angelo la notte dell’11 settembre, una delle date più nefaste del mondo, dal Golpe in Cile nel 1973, all’attentato al World Trade Center di Manhattan nel 2001. Potreste vedere lo spirito inquieto di Beatrice, con la testa in mano, aggirarsi sul ponte e davanti al Castello. Non la importunate chiedendole un selfie.
Il Visigoto che voleva difendere Roma
Sul ponte di Castel Sant’Angelo si aggira anche il fantasma di uno dei Visigoti che si ribellò ad Alarico nel 410 a.C. perché rimasto folgorato dalla bellezza di Roma e prese la decisione di difenderla dai suoi stessi commilitoni. I Romani non lo protessero e il disgraziato barbaro morì trafitto da decine di frecce. La storia sembra abbia ispirato lo scrittore e poeta argentino Jorge Luis Borges quando scrisse “Il barbaro e il prigioniero”.
Sempre in zona ci sarebbe anche un terzo fantasma. Quello di Giovanni Battista Bugatti, per tutti noto col nome di Mastro Titta. Ovvero il boia pontificio che ha mandato all’aldilà almeno 514 detenuti, tagliando loro la testa. Avvolto in un mantello scarlatto, il boia si aggira alle prime luci dell’alba, come fosse il malvagio Mr. Hide, nei dintorni di Castel Sant’Angelo, uno dei luoghi delle esecuzioni assieme a Piazza del Popolo e alla Piazza della Bocca della Verità. Se lo incontrate non dategli corda, lui vi offrirà una presa di tabacco, come faceva con i condannati a morte. Non è un bel presagio.
Donna Olimpia la preferita del Papa
Non pensavo che ci fossero così tanti fantasmi a Roma. Si vede che di tragedie e misfatti in 2000 anni di storia, ce ne sono stati tanti ed hanno lasciato qualcosa di irrisolto dietro di sé. Non c’è da stupirsi quindi se anche qui, come in molte altre località del mondo, le leggende dei fantasmi si rincorrono dal tempo dei tempi.
A Villa Pamphilj il fantasma di Olimpia appare nelle notti di plenilunio, seduta su una carrozza. Olimpia Aldobrandini, III principessa di Meldola e Sarsina, II principessa di Rossano, nata a Roma nel 1623 e morta sempre a Roma il 18 dicembre del 1681 è stata una nobildonna avida e potente. In seconde nozze, nel 1612, vedova del primo marito, sposò Pamphilio Pamphilj, che rinunciò a diventare cardinale per proseguire la casata. All’epoca i matrimoni erano soprattutto contratti d’affari. La dote della principessa era costituita da una notevole quantità di dipinti di valore che provenivano dai vari possedimenti della famiglia Aldobrandini e Borghese, quella del primo marito. Oggi quella dote fa bella mostra nella moderna Galleria Doria Pamphilj.
La nobildonna che a Roma chiamavano la Papessa, era nelle grazie di papa Innocenzo X, Giovanni Battista Pamphilj, fratello del marito di Olimpia. Quando una famiglia raggiungeva il pontificato con uno dei suoi parenti, iniziava un periodo di potere e lauti guadagni per tutti e la Papessa era un‘abile donna d’affari. Si dice che gestisse un giro di prostitute per avere informazioni sui suoi avversari. Lei stessa, le malelingue dicevano, fosse più nelle grazie del Papa che di suo marito. Come ben sappiamo, il celibato dei preti, era solo una copertura, soprattutto allora.
Olimpia, per Pasquino “un tempo pia ora empia”
All’epoca c’era Pasquino, la statua parlante, dove si appendevano le satire in versi, contro i potenti. Le guardie li rimuovevano ma intanto il popolo le aveva lette. Si chiamò Pasquino per il nome di un sarto che pare, avesse avuto un negozio lì vicino. Costui era capace di una prosa arguta e irriverente che sfociava nella satira. Quando morì venne dato il suo nome alla statua che iniziò a ospitare le critiche ai potenti. Famosa fu quella contro papa Urbano VIII “Ciò che non fecero i Barbari, fecero i Barberini”.
Da quel momento gli autori furono più d’uno e non si sono mai saputi i loro nomi. Aveva un po’ la funzione di un giornale di satira, dove si riportavano tutti i pettegolezzi della città in chiave burlesca, tramite i bigliettini attaccati sul Pasquino. Oggi troviamo la statua sempre al solito posto, nella piazzetta di palazzo Braschi. Era stata rinvenuta negli scavi di riordino del pavimento stradale. Raffigura probabilmente Menelao che sorregge Patroclo morente, colpito da Ettore. Nel 1501 venne ripulita e sistemata su un piedistallo. Da lì partivano le invettive contro la potente Olimpia.
Donna avida e ambiziosa, la Principessa era oggetto delle più crudeli pasquinate: “Olim pia, nunc impia”, ovvero, con un gioco di parole in latino, “Un tempo pia, ora empia”. In un dialogo tra Pasquino e Marforio, altra celebre statua parlante, dove il primo chiedeva come si facesse a trovare la porta di Donna Olimpia e l’altro rispondeva: “Chi porta trova la porta, chi non porta non trova la porta”, oppure “Oh, Pasquino, vieni dal Vaticano? – Si – Hai visto il Papa? – No, era inutile! Ho veduto la signora Olimpia”. Un aneddoto famoso che riassume perfettamente la sua personalità, racchiudendo sia la sua avidità sia la sua importanza, è legato all’appalto per la ricollocazione a piazza Navona di un antico obelisco rinvenuto nel Circo di Massenzio.
Il fantasma della nobildonna dovrebbe apparire ogni 7 gennaio
Ogni 7 gennaio, anniversario della morte di Innocenzo X, o nelle notti di plenilunio, la leggenda vuole che il fantasma di Donna Olimpia appaia nei pressi di Villa Pamphilj, sulla sua carrozza piena d’oro e trainata da quattro cavalli, lasciando una scia di fuoco e imperversando per le vie di Roma. Dopo aver attraversato ponte Sisto, scompare nelle acque del Tevere, dove i diavoli vengono a prenderla per riportarla all’inferno. Per questo motivo fino al 1914 il tratto della via Aurelia compreso tra Villa Pamphilj e Porta San Pancrazio, era soprannominato via Tiradiavoli e l’Arco di Paolo V era detto Arco di Tiradiavoli.
La sua figura divenne, con il passare degli anni, un sinonimo di avidità e di sete di potere. Le si attribuirono nefandezze di ogni genere, che ovviamente furono gonfiate a dismisura, demonizzando storicamente la sua figura ben aldilà della reale portata del personaggio. Probabilmente la versione fantasma di Donna Olimpia si deve alla sua bramosia di potere e attaccamento alla vita. Una donna così non deve aver accettato facilmente l’idea di dover morire.
La mano bellissima che ritorna dietro le finestre del palazzo
Le notti romane, sembrano molto lontane dalle atmosfere brumose dei paesi nordici, e per nulla adatte alle apparizioni più o meno terrificanti di spiriti provenienti dall’aldilà. Ciò nonostante sono diverse le leggende che parlano di fantasmi in giro per la città, tanto che alcune associazioni culturali (come Roma sottosopra) già da qualche anno organizzano delle passeggiate notturne incentrate su queste improbabili visioni.
Per cui, sempre nelle notti di luna piena, un classico, in via dell’Anima vicino a Piazza Navona, si dice che appaia la sagoma di una bianchissima mano dietro le finestre di palazzo De Cupis. Sarebbe quella di Costanza Conti, una bellissima nobildonna romana, famosa per avere delle mani perfette, andata in sposa al nobile De Cupis. Pare che Costanza fosse vittima di oscuri presagi riguardo all’amputazione di una delle sue mani. Quando si punse un dito, per cure inadeguate, la ferita s’infettò e la mano andò in cancrena e venne amputata.
Ma era troppo tardi. Costanza morì comunque di setticemia. L’amaro destino della bellissima Costanza la lasciò senza pace e ancora adesso, per chi ci crede, il suo fantasma e la sua mano amputata girovagano per il palazzo e Piazza Navona. Chissà se questa leggenda non abbia favorito l’idea della “mano” della famiglia Addams.
Dal Museo delle Anime del Purgatorio al Segno del Comando
Tutte queste storie sono dicerie, possiamo anche non dare loro credito. Ma il Museo delle Anime del Purgatorio è una realtà. Lo trovate presso la Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, (questi nomi sono sempre lunghissimi e disperati). Un museo unico al mondo, anche se poco conosciuto. Sarà perché ha a che fare con l’aldilà e la cosa potrebbe spaventare turisti e visitatori.
Nella stessa zona si trovano anche i luoghi dove fu girato il film Il segno del comando.
Camminare nei set dove è stato girato un film dedicato alle maledizioni e alle fatture, mette un certo senso di inquietudine. Le scene del film sono state girate in via Vecchierelli (la casa
di sir Percy Delaney), in via dei Coronari (inseguimento di Lucia), nella Piazza con rudere romano e il complesso monumentale di San Salvatore in Lauro, dove ci sarebbe stato il palazzo della seduta spiritica.
Messalina e altri fantasmi tornano sui luoghi del delitto
Nei giardini del Pincio è di casa la lussuriosa Messalina, moglie dell’imperatore Claudio, fatta uccidere per l’eccessiva spregiudicatezza, mentre nei paraggi di villa Celimontana si può incontrare la cortigiana Imperia, amante di Agostino Chigi, raffigurata da Raffaello come la ninfa Galatea nella splendida villa Farnesina alla Lungara. Forse è alla ricerca delle sue ossa, collocate inizialmente in una bella tomba di San Gregorio al Celio e poi rimosse per far posto a un pio canonico.
Nei vicoli di Trastevere, intorno a piazza Sant’ Apollonia, sembra di vedere a volte un’evanescente figura di donna dal volto non ben distinguibile. Si tratterebbe, secondo i più informati, di Lorenza Feliciani, moglie infedele, del celebre mago Cagliostro. Dopo una vita avventurosa al seguito del marito, nel 1789 lo avrebbe denunciato al Sant’Uffizio, e avrebbe poi finito i suoi giorni nel trasteverino Monastero dell’Oliva, ora scomparso.
Se lo chiamate Filippo il fantasma di Giordano Bruno si volta
Non bisogna credere che i fantasmi siano tutti femminili. Anche quelli maschili si aggirano talvolta nei luoghi in qualche modo a loro legati. Nella zona di Campo de’ Fiori, si avvista periodicamente il fantasma di Giordano Bruno, arso sul rogo il 17 febbraio 1600, accusato di eresia. Torna sul luogo del suo sacrificio nel tipico saio dei domenicani e sembra che si volti se lo chiamate Filippo. Era il suo nome prima di farsi frate.
I misteri raggiungono anche il Colosseo, dove a migliaia sono morti i martiri cristiani uccisi o sbranati dalle bestie selvagge.
L’imperatore Nerone sarebbe stato avvistato a piazza Sempione, nel sito in cui si fece uccidere dal liberto Epafrodito, e lungo il Muro Torto, nei cui pressi fu sepolto, dove sorge la Basilica di Santa Maria del Popolo. Secondo la leggenda sulla sua tomba fu piantato un noce che divenne nel tempo ritrovo di diavoli, maghi e streghe.
Anche nel ‘900 i fantasmi non ci hanno abbandonato
Tra i fantasmi più recenti, viene ricordato quello di Umberto I, Re d’Italia, morto assassinato a Monza il 29 luglio 1900 e sepolto nel Pantheon. Risale agli anni ’30 il suo incontro come fantasma, presso la sua tomba, con una guardia, che avrebbe avuto come ricordo una bruciatura sulla manica dell’uniforme e un messaggio rimasto segreto. Oggi verrebbe classificato come apparizione o visione con chissà quali collegamenti e trasmissioni televisive.
Spettri anonimi hanno infestato un appartamento al terzo piano di via del Governo Vecchio, al numero 57. Nel 1861 i coniugi Tromba, che vi abitavano, furono testimoni di straordinari eventi paranormali. Sottoposti a ogni sorta di angherie da parte di fantasmi crudeli e dispettosi, furono costretti ad abbandonare la casa. Questa continua a mantenere la sua sinistra fama, tanto che è sempre disabitata.
Non lontano da qui, in Piazza della Pace, un antico palazzo venne scelto da Antonio Pietrangeli quale set ideale del gradevolissimo film “Fantasmi a Roma” (1961), con Eduardo De Filippo, Marcello Mastroianni, Tino Buazzelli, Vittorio Gassman e Sandra Milo. Una storia divertente dove i fantasmi cercano di impedire una speculazione edilizia. Forse potremmo anche pensare di affidarci a loro per sperare di risolvere i problemi dell’Italia.