Roma, i palazzi fantasma di via Cristoforo Colombo
La lunga storia che ha portato alla Convenzione del 2004 e la denuncia del MoVimento 5 Stelle
Due enormi palazzi di cemento, inutilizzati, e uno (probabilmente) in fase di costruzione: questo il risultato delle vicende urbanistiche che riguardano l’area di piazza dei Navigatori.
Siamo nel 1992, e il Comune di Roma presenta il Piano Gerace, con il quale si prevede la realizzazione di circa 2milioni di metri cubi nell’area della Cristoforo Colombo. Immediate le reazioni dei residenti e delle Associazioni di quartiere che, raccogliendo un numero elevato di firme e organizzandosi spontaneamente, elaborano delle proposte alternative al Piano. È il 1996, e le proteste fanno in modo che vengano introdotte delle varianti al PRG, che riguardano la sistemazione delle diverse aree sulla via Cristoforo Colombo, quelle di proprietà pubblica (opere che congiungano i due versanti della Colombo) e quelle di proprietà privata.
Il passo successivo è costituito da un accordo concertato tra il Comune di Roma e i privati, con la previsione di determinati oneri finanziari a carico dei privati proprietari e a favore dell’ente comunale: nel 1999 viene siglato un Protocollo d’Intesa. A seguito del Protocollo, viene indetto un Concorso internazionale da parte dei privati, in accordo con il Comune. Il bando riguarda 150mila metri cubi.
Nel 2002 viene siglato un nuovo Accordo tra privati proprietari e Comune di Roma, nel quale però non si fa menzione degli interventi pubblici. I Comitati, i residenti e le Associazioni tornano a protestare.
Si arriva al 2004, quando viene stipulata la Convenzione Urbanistica (Caltagirone Bellavista, Confcommercio e Massimo Mezzaroma: queste le controparti), con la quale viene consentita (e quindi definitivamente accolta) la costruzione di un palazzo, di una piastra commerciale e di un nuovo edificio, quello che ancora oggi non è stato realizzato.
Nel 2005, quindi, Caltagirone Bellavista con la sua Acqua Marcia inizia i lavori in piazza dei Navigatori e viale Giustiniano Imperatore, solo per quanto riguarda l’area privata delle opere da realizzare. Nessun onere, quindi, a carico dei privati proprietari, come previsto dal Protocollo del 1999.
Gli edifici realizzati, tra cui l’albergo di via Costantino, ancora oggi però sono vuoti.
Nel frattempo, la Confcommercio S.p.A. aveva trasferito la sede della sezione provinciale in uno dei due edifici, quello in vetro. Poco dopo, però, vengono avviate le procedure di sgombero, per problemi di agibilità certificati dal Consiglio di Stato in una sentenza del 2012.
Non solo. Anche per quanto riguarda il terzo edificio, quello da costruire, sono sorti dei problemi. Lo stesso presidente del Municipio VIII, Andrea Catarci, ha dichiarato che sono state rinvenute irregolarità nella Convenzione: alcune particelle catastali su cui dovrebbe sorgere il terzo edificio (che doveva essere costruito da Massimo Mezzaroma), sono in difetto di proprietà, ovvero non appartengono agli imprenditori che hanno fatto l’operazione. Il terreno, infatti, era di proprietà dell’Ater, ma era stato ‘erroneamente’ ceduto dall’Inpdap, pur tuttavia non avendone la disponibilità.
Questo terzo edificio, dai 45mila metri cubi iniziali è poi arrivato a 61mila (per un totale di 13 piani), grazie al cambio di destinazione previsto dal Piano Casa. La questione, quindi, è arrivata fino in Procura e alla Corte dei Conti, per chiedere la verifica dei danni erariali causati dalle irregolarità rilevate.
Nel frattempo, arriva la decisione dell’assessore comunale all’Urbanistica Caudo: 19milioni di euro dai privati proprietari per la realizzazione delle opere pubbliche in collaborazione con il Municipio (la pedonalizzazione della piazza, la costruzione di 2 sottopassi carrabili sulla Colombo, un asilo nido e una bocciofila), fino ad oggi mai avviate, nonostante gli oneri imposti dal Campidoglio.
Il Municipio sembra opporsi fermamente a questa ipotesi e anzi si mobilita per la richiesta di una nuova Convenzione nella quale non venga fatta menzione della realizzazione del terzo edificio. Catarci e l’assessore all’Urbanistica del Municipio VIII Miglio hanno anche preso parte ad un incontro con il Comitato di Quartiere Piazza dei Navigatori, in occasione del quale si è parlato della decisione dell’assessore comunale Caudo. Resoconto dell’incontro: richiesta della revoca della Convenzione del 2004 con conseguente stipula di una nuova Convenzione che preveda la riduzione del 25% della cubatura per l’edificio non ancora realizzato; richiesta della realizzazione delle opere pubbliche.
Tutto ciò premesso, ci si aspetterebbe che anche nelle sedi opportune, quelle del Consiglio del Municipio VIII, non si faccia altro che parlare di questo. E invece, sono Valentina Vivarelli e Carlo Cafarotti del MoVimento 5 Stelle a denunciare un’altra realtà dei fatti. “Caro elettore del Pd – chiedono in un video postato su Facebook – ti chiedi mai cosa fa questa maggioranza per te in Consiglio?”. E poi spiegano: “Quest’anno va di moda il colore grigio, grigio cemento”.
“Qualche settimana fa – continuano i 5 Stelle del Municipio VIII – abbiamo votato un atto presentato dalla maggioranza per costruire nuove cubature sul progetto Cava Pace, vicinissima all’Appia Antica: nuovo cemento!”. E come se non bastasse, “il Pd presenta un atto in cui si dice che per il terzo edificio non ancora costruito su piazza dei Navigatori, vengano mantenute le utilizzazioni non residenziali e che non siano superate le quantità urbanistiche già approvate”.
“Noi – spiegano – il terzo edificio non lo vogliamo proprio. Chiediamo la sospensione di una Convenzione (quella del 2004, ndr) che non ha visto applicare nessun dovere da parte dei costruttori finora, all’interno della quale rientrano l’edificio in vetro su piazzale dei Navigatori e l’edificio di via Costantino”, che sarebbe dovuto essere un hotel ma che è rimasto incompiuto. Quest’edificio, la settimana scorsa è stato occupato dai Movimenti per la Casa, e poi sgomberato nella stessa serata.
“Il Movimento 5 stelle del Municipio VIII di Roma – continuano Vivarelli e Cafarotti – ha depositato in febbraio un atto per esprimere solidarietà all’assessore Miglio in merito al suo richiamo alla legalità e alla trasparenza a proposito del cantiere di Piazza dei Navigatori e relativa convenzione. Il PD si è guardato bene dal votare questa fiducia al suo rappresentante. Analizzando il carteggio intercorso tra Miglio e Roma Capitale, si può facilmente comprendere perché l’operato dell’assessore municipale non sia sostenuto dalla maggioranza capitolina, concentrata su interessi molto lontani dalle esigenze municipali”.
E accusano: “Non pago di questa mancanza di fiducia nei confronti di un esponente della sua stessa maggioranza, il PD (al Comune, con Caudo, ndr) ha proposto e votato una mozione nella quale la costruzione di un terzo edificio, da parte dei costruttori che non hanno portato a termine nessuna delle opere pattuite nella convenzione, verrebbe data quasi per acquisita”. Anche sul progetto Cava Pace, spiegano i 5 Stelle, “chiamato ad esprimersi in commissione urbanistica, l’assessore Miglio si è dichiarato contrario alle nuove costruzioni. La sua giunta e la sinistra al governo, tutt’altro che distrattamente, hanno votato a favore”.
Ma c’è anche dell’altro. Oltre a denunciare la dissonanza tra Municipio e Comune, la Vivarelli a XGeneration segnala che i contrasti sono evidenti anche all’interno dello stesso Municipio: nelle ultime sedute del Consiglio municipale non si è riusciti a discutere l’argomento poiché, sembra, mancasse il numero legale. “Quando c’eravamo tutti, se ne sono andati ed hanno impedito la discussione – spiega la Vivarelli – adesso che potevamo discuterne malgrado non fossimo tutti, se ne vanno perché non eravamo tutti. Spero che prima o poi riusciremo a discutere dell’argomento indipendentemente dalla valutazione del Pd se siamo pochi o molti”.