I poveri li riconosci dalle mogli brutte. Ma le belle sono tutte coi ricchi?
Chissà se l’ha detto Briatore che i poveri hanno mogli brutte, ma sono molti a giurare che una donna bella non si innamorerà mai di un povero
I poveri li riconosci dalle mogli brutte. Questa è la frase che sta facendo discutere l’Italia da un paio di giorni. A dirla sembra sia stato il personaggio del momento, Flavio Briatore. Prima del ricovero in ospedale e prima della chiusura del suo famoso locale notturno. Il patron del Billionaire, conferma ancora una volta, grazie alla frase attribuitagli ma da lui stesso smentita, di essere uomo da copertina del gossip italiano.
Ma perché tanto clamore per questa frase?
La frase in sé può risultare offensiva nei confronti del 35% delle mogli italiane, (qualche milione) visto che la percentuale di famiglie povere in Italia sta crescendo esponenzialmente, ma può esserlo anche per l’aspetto classista che contiene al suo interno. Diciamo che la frase risponde a un meccanismo che Thondike chiama “Effetto Alone”, un bias, cioè una valutazione delle persone dettata da una marcata tendenza a generalizzare i giudizi. È la caratteristica che spinge l’essere umano a creare pregiudizi su una o più persone, attribuendo a esse qualità negative in modo sommario sulla base di altre qualità che conosciamo.
Ad esempio tendiamo a pensare che persone di bell’aspetto siano anche amichevoli e generose, o al contrario che una persona trasandata lo sia meno. Insomma la veste fa il monaco. Questo tipo di considerazione risulta appunto pregiudizievole.
Ma cos’è che ci fa incazzare nei confronti della presunta “uscita” di Briatore?
È forse quel sottofondo di vero? È indubbio che nel mondo della “bella vita” la presenza di bellissime donne sia cosa accertata e che gli uomini di successo vengano circondati da ragazze magnifiche, ma di che tipo di bellezza parliamo? Sicuramente parliamo di una bellezza fine a sé stessa, di una bellezza ad uso esclusivo dell’immagine e del consumo. A descrivere questo nuovo modello di bellezza più di ogni altro c’è riuscito il nostro Paolo Sorrentino con il film “La grande bellezza”. Il film racconta il fragile limbo fra bello e brutto che ha visto negli ultimi anni un progressivo scivolamento verso la cafoneria.
Ma sempre presumendo che la frase sia davvero di Briatore sarebbe opportuno ricordargli che al cospetto della bellezza fisica delle sue compagne o di quelle degli amici della cricca esclusiva, che le mogli di coloro che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese si devono alzare alle 6 di mattina e preparare la colazione. Vestire i figli e portarli a scuola, andare a lavorare, tornare e occuparsi di casa, mettere a letto i figli, fare le mogli e finalmente riposare. E fanno di tutto per essere belle… Tanto che risultano, agli occhi di molti, meravigliose.
Ma visto che chi scrive è un essere umano e quindi ahimé soggetto al meccanismo dell’ “effetto Alone”, potrei aggiungere che forse le mogli dei ricchi, spesso vecchiotti, sono tutte buone donne… A smentirmi c’è una domanda che nasce spontanea: quante delle mogli dei poveri sono pronte a prendere il posto di quelle dei ricchi?
Estate in città, il racconto cinematografico di chi è rimasto nella Capitale
Elisabetta Gregoraci commenta l’ultimo flirt di Briatore: “Fa rabbrividire”