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I ricchi sempre più ricchi. Ma per l’ONU non ci sono dei colpevoli precisi

Unica certezza: le disuguaglianze aumentano dappertutto. Il resto, come al solito, sono solo suggerimenti e auspici

A prima vista sembrano tutti benintenzionati, questi rapporti in grande stile su ciò che va male nel mondo. Chiaro: snocciolano le cifre e le corredano di riflessioni preoccupate. Fanno delle sintesi ad amplissimo raggio. Indicano i punti di maggiore criticità. Sottolineano i fattori su cui bisognerebbe intervenire con più urgenza, per ottenere dei consistenti miglioramenti. Se non proprio delle soluzioni definitive.

Ma è solo un’impressione a prima vista, appunto. E a patto, come purtroppo continua ad accadere alla stragrande maggioranza delle persone, di non essere sufficientemente smaliziati da capirne il vero senso. Le finalità reali sono altre e si collocano quasi agli antipodi di questa apparente filantropia universale. Ma ne parleremo più avanti.

Intanto, precisiamo che nel caso specifico si tratta del “World Social Report 2020” redatto dalle Nazioni Unite e introdotto da una prefazione a firma del Segretario generale Antonio Guterres, il portoghese settantenne che nel gennaio 2017 ha preso il posto del coreano Ban Ki-moon. Una disamina di 170 pagine, referenze escluse, che si può scaricare online (solo in inglese) e che il comunicato stampa pubblicato sul sito onuitalia.com definisce “allarmante”.

Infatti, come viene aggiunto subito dopo, “le disuguaglianze sono cresciute a livelli record in tutto il mondo e dal 1990 a oggi il divario tra i ricchi e i poveri è praticamente raddoppiato. Non solo, secondo il rapporto la diseguaglianza globale aumenterà ancora, specie se non si riuscirà ad arginare i fattori che più stanno influenzando la fase attuale e cioè l’innovazione tecnologica, i cambiamenti climatici, l’urbanizzazione e le migrazioni internazionali”.

Detto in sintesi, negli ultimi trent’anni “la differenza tra i redditi pro capite medi dei Paesi più avanzati e di quelli meno sviluppati è aumentata del 100%”.

Tuttavia, rispetto a questa tendenza così netta e persistente, la visuale rimane a scartamento ridotto. Perché registra gli effetti ed evidenzia i succitati fattori negativi che andrebbero “arginati”, ma non si sogna nemmeno lontanamente di risalire al cuore del problema.

L’approccio è il solito. Ed è quanto mai fuorviante.

L’approccio, che resta implicito e che perciò diventa più difficile da cogliere, è che i grandi fenomeni si possono solo constatare ed eventualmente attenuare. In pratica,  succede quello che succede. Al di fuori di qualsivoglia strategia prefissata. E se una strategia non esiste, va da sé che non ci siano nemmeno dei responsabili precisi di ciò che avviene. Dei colpevoli con nomi e cognomi. O quantomeno delle forze ben identificate che perseguono i propri scopi a danno della collettività, sia dei singoli Paesi sia dell’intero pianeta.

Al pari di innumerevoli documenti analoghi, redatti da questo o quell’ente internazionale, il “World Social Report 2020” si mostra crucciato e volenteroso. Ma si guarda bene dal porre la domanda fondamentale: esiste una volontà deliberata, dietro queste dinamiche?

Pensosi & inconcludenti

Operazioni di facciata, insomma. Che dicono e non dicono. Che paradossalmente servono più a deviare l’attenzione che non a richiamarla. E che fatalmente si barcamenano tra i dati statistici che non si possono negare e le verità sgradevoli, e cruciali, che non si possono dire.

Il motivo è evidente. Ma allo stesso tempo è sottaciuto.

Il motivo è che un ente come l’ONU non è affatto super partes, rispetto alle nazioni che riunisce, e perciò non è libero di alzare davvero il tiro. Centrando appieno il bersaglio dei veri responsabili dell’assetto che oggi domina il mondo. Mettendo sul banco degli imputati quei governi – e ancora di più quei potentati, innanzitutto finanziari, che ne tirano i fili e che per loro natura sono sovrannazionali – che avendo maggiore influenza stanno plasmando la realtà globale nelle forme che vediamo. O meglio: nelle forme di cui vediamo le conseguenze.

Come abbiamo anticipato all’inizio, perciò, la funzione effettiva di questi report ponderosi e dolenti finisce con l’essere agli antipodi di quella dichiarata.

Ufficialmente si stanno denunciando dei problemi di enorme portata e sollecitando dei correttivi altrettanto cospicui e di urgente attuazione. Di fatto, si permane nell’ambito degli effetti e non si risale alle cause.

Le cause. Le motivazioni.

Quelle motivazioni che non portano agli squilibri in atto per mera disattenzione, ma perché i privilegi di pochi comportano, e addirittura esigono, lo svantaggio di tutti gli altri.

Fingere che questa volontà di sopraffazione non esista è il massimo favore che si possa fare a chi persegue i suoi disegni di egemonia e di sfruttamento. E bisogna essere maledettamente ingenui o sprovveduti, per credere che ai vertici dell’ONU non se ne rendano conto.

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