I rider: le ruote senza garanzie delle grandi aziende milionarie
Questa nuova categoria di lavoratori senza tutele è al centro dell’attenzione di giornali, sindacati e perfino del cinema
Li vediamo sfrecciare per le strade a tutte le ore, coperti da strati di tute plastiche, con i loro zaini cubici, sotto la pioggia battente e magari anche contromano. Sono i rider, e da qualche anno, hanno conquistato l’attenzione di giornali e sindacati.
Anche l’attore e regista Pif sta girando un film con un rider protagonista, racconta al Corriere, “per farli sentire meno soli”. Perché questa categoria di lavoratori, figlia di nuove possibilità offerte dalla tecnologia e dalle start up, sono soli in un gigantesco caso di vuoto legale. Lavorano a cottimo, senza tutele assicurative, assistenza sanitaria o una retribuzione minima. Secondo il regista siciliano la soluzione non è boicottare le app ma stabilire garanzie.
Alcuni dati
Secondo Agi 1dal 1 gennaio al 25 ottobre 2019, sono 25 gli incidenti che hanno coinvolto i fattorini del delivery food, 4 di loro hanno perso la vita, 21 sono rimasti feriti di cui 6 in prognosi riservata.
Lunedì sera l’inchiesta Report di Rai 3 si è occupata di questa categoria, rivelando dettagli sconcertanti: i ragzzi che consegnano a domicilio possono essere geo-localizzati mezz’ora prima dell’inizio del turno a loro insaputa e se restano feriti o impossibilitati a proseguire il lavoro durante una consegna…l’algoritmo li elimina. No, non è la trama di un film di fantascienza distopico ma le nuove frontiere dello sfruttamento.
L’inchiesta ha rivelato che quasi tutte le aziende hanno il loro distretto principale in Inghilterra e Spagna, e quasi tutti i loro bilanci sono in perdita. Solo “Just it” secondo Report, ha un utile più alto delle sue perdite. Dunque per restare ancora in piedi…hanno bisogno di chi pedala per loro.
Questi colossi aziendali da cifre milionarie come Glovo e Uber Eats aumentano i loro fatturati milionari facendo leva sullo sforzo di una massa lavoro per loro intercambiabile e anonima.
Al centro della questione giuridica il pagamento a cottimo, quindi l’apparente o reale indipendenza del lavoratore genera un meccanismo mentale che nasconde lo sfruttamento e lo slogan “Manager di te stesso” è una trappola in cui il lavoratore cade perché in una condizione di precariato e insicurezza.
La rivoluzione paradossale: app e pedali
Come fu per il vapore, e per ogni rivoluzione industriale, ci dice un esperto commercialista intervistato da Report, sono i lavoratori a rimetterci per portare avanti un progresso economico e tecnologico. Nuove mete del progresso “impongono” nuovi sfruttamenti.
Non è la “modernità” ne la tecnologia che qui si va ad accusare, ma l’assenza di tutele giuridiche al passo con figure professionali amministrate da combinazioni matematiche dell’informaitca. E allora la nuova sfida della nostra epoca è conciliare tecnologia ed etica del lavoro.