I segreti della guerra tra Russia e Ucraina: parla il Gran Maestro Giuliano Di Bernardo
Intervista al Gran Maestro Giuliano Di Bernardo sul conflitto russo-ucraino
Giuliano Di Bernardo è stato professore ordinario di Filosofia della scienza nella Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento. È massone dal 1961 e Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia (dal 1990 al 1993), fondatore e Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia (dal 1993 al 2002). È fondatore e Gran Maestro dell’Ordine degli Illuminati dal 2002. Per Marsilio ha pubblicato tra gli altri Filosofia della Massoneria e della tradizione iniziatica (2016), tradotto nelle principali lingue del mondo e considerato la bibbia dei massoni. Lo abbiamo intervistato.
Professore, lei ha dichiarato che “la pace è finita”. Potrebbe darne una giustificazione?
Quando ero adolescente, mi hanno insegnato che la storia è maestra di vita. E’ vero, ma solo per chi sa leggerla. Oggi è necessario ritornare alla storia recente dell’umanità se vogliamo comprendere il progetto che sta sconvolgendo il nostro pianeta. Il progetto è davanti a noi ma non sappiamo o non vogliamo vederlo.
La storia dell’umanità, almeno negli ultimi duemila anni, è stata la storia dell’Europa. La sua forma principale di governo, dal Medioevo alla prima guerra mondiale, è stata la monarchia che è stata distrutta o indebolita con il sorgere degli Stati totalitari di nazismo, fascismo e stalinismo. Dopo la seconda guerra mondiale, si instaura in Europa e nel mondo un periodo di “pace” che ha avuto termine con la guerra di Ucraina, che non è una guerra come tutte le altre. Per comprenderla, dobbiamo esaminare su che cosa era sorretta la pace e quali sono state le cause che l’hanno infranta.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, emergono due potenze che si spartiscono il nostro pianeta: gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica. I loro rapporti sono regolati dalla “guerra fredda”, termine che sta a indicare la contrapposizione politica, ideologica e militare che si formò nel 1947 e perdurò fino al 1989, anno del crollo del muro di Berlino.
Questo periodo è caratterizzato non solo dallo spionaggio internazionale che ha per protagonisti i personaggi nati dalla penna di John Le Carré, ma anche dalla conquista dello spazio che vede prevalere la Russia con il primo volo umano con Jurij Gagarin e gli Stati Uniti con il primo atterraggio sulla luna. La competizione estrema tra le due super-potenze generò ottimismo e fiducia nel futuro. Anche se le armi nucleari proliferavano, c’era la certezza che nessuno le avrebbe usate per evitare l’estinzione del genere umano. Più potenti erano le armi, più garantita era la pace.
Quarant’anni di vera pace mondiale era un bene che nessuno voleva mettere in crisi. Tuttavia, gli errori di Michail Gorbaciov, che voleva riformare l’Unione Sovietica in un modo che alcuni Capi di Stato non comprendevano (primo tra tutti Erich Honecker della DDR), e la volontà di Helmut Kohl, che voleva riunificare le due Germanie, fecero crollare definitivamente quell’ordine mondiale. La prima conseguenza fu il dissolvimento dell’Unione Sovietica.
Si formarono Stati che rivendicarono e ottennero la loro indipendenza da Mosca. Gli Stati Uniti divennero l’unica potenza mondiale e cominciò ad attrarre nella sua sfera di influenza i paesi che si erano liberati dell’ideologia comunista. Alla potenza degli Stati Uniti, corrispondeva la debolezza dell’Unione Sovietica. Da questo diverso rapporto di forza, doveva emergere un nuovo ordine mondiale. Ma quale ordine? Quello degli Stati Uniti, già denominato “guardiano del mondo”, con l’Europa al suo seguito. Quale Europa? Quella regione del continente Europa composto da alcuni Stati o un’unione di quegli Stati?
La risposta la conosciamo: il 1° novembre 1993 si è data vita all’Unione Europea, composta da Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo. L’idea era buona: il vecchio continente si stava preparando per svolgere un ruolo da protagonista nelle relazioni internazionali. Le idee buone, però, muoiono all’alba come i sogni. Con la decisione del Presidente Romano Prodi di portare a 25 il numero dei paesi membri e con la deliberazione della norma che le decisioni devono essere prese all’unanimità, si crea un’unione che non potrà mai realizzarsi.
A chi giova? Agli Stati Uniti, che hanno l’interesse a mantenerla in uno stato di debolezza per meglio controllarla. E’ proprio ciò che hanno fatto i suoi presidenti, da Bill Clinton a John Biden. Ma controllarla per che cosa? Per usarla come pedina nell’espansione verso oriente per la conquista del pianeta Terra.
Qual è il ruolo della NATO in questo scenario?
E’ proprio in questo scenario che si situa la NATO (North Atlantic Treaty Organization), che è un’organizzazione internazionale per la collaborazione nel settore della difesa dei paesi che ne fanno parte (al momento 30). Il trattato istitutivo della NATO, detto Patto Atlantico, fu firmato a Washington D.C. il 4 aprile 1949. Con la formazione delle due super-potenze, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, si crearono in occidente altre strutture il cui scopo era quello di difendersi da attacchi militari sovietici.
La più importante di queste fu un’organizzazione paramilitare appartenente alla rete internazionale “Stay-behind”, promossa dalla CIA, che in Italia prese il nome di “Gladio”. Quando nel 1989 cadde il muro di Berlino e finì la guerra fredda, queste due organizzazioni erano divenute inutili perché l’Unione Sovietica non esisteva più. Sarebbe stato logico e opportuno scioglierle. Così fu per Gladio ma non per la NATO, che fu mantenuta in vita e usata per altri scopi.
Quali? Prima di tutti, il sostegno agli Stati Uniti per la conquista del mondo. In conclusione, la NATO e l’Unione Europea diventano strumenti degli Stati Uniti per l’espansione verso oriente e per l’affermazione del dollaro nel commercio internazionale. Possiamo, perciò, individuare un periodo che va dalla fine della guerra fredda allo scoppio della guerra di Ucraina, in cui gli Stati Uniti proseguono con l’espansione verso la Russia, la Cina e l’india. Anche questo periodo, che segue la guerra fredda, è caratterizzata da una relativa pace.
E’ vero che vi sono stati focolai di guerra in molte aree del nostro pianeta, ma è anche vero che in generale l’umanità è vissuta in uno stato di pace. Se considero la mia vita, con l’eccezione del bombardamento del paese abruzzese dove ero nato e vivevo avvenuto nel 1943 da parte delle truppe alleate, posso dire di averla trascorsa in tempo di pace. Un lungo periodo di pace di circa 80 anni è finito.
E’ finito perché l’oriente ha detto “basta” all’espansione degli Stati Uniti e dell’Europa. Inizia, così, uno scontro planetario, dove tutti dovranno schierarsi, che non sarà solo militare ma coinvolgerà la scienza, l’economia, la tecnologia, l’intelligenza artificiale, le religioni, la medicina, le risorse alimentari i idriche. E’ il caos che sta bussando alle porte dell’umanità.
Esiste un modo per interrompere questo stato di guerra?
Quando si parla dei valori più alti e nobili, si fa spesso riferimento alla saggezza. Nelle esperienze della vita quotidiana, s’invoca la saggezza contro ogni forma di degenerazione. La storia dell’uomo ci insegna, tuttavia, che la saggezza è difficile da mettere in pratica. Nel caso che stiamo esaminando, nello scontro tra oriente e occidente, vi è posto per la saggezza? Se sì, in che cosa consiste?
La risposta è davanti a noi, nitida e semplice, ma non la vediamo. Essa consiste nel riconoscere ad altri uomini il diritto di concepire concezioni diverse dalla nostra e assumere nei loro confronti un atteggiamento di rispetto. Ho enunciato il “principio di tolleranza,” che è l’unico che può evitare le guerre e far vivere l’umanità nel benessere e nella felicità. Applicato al caso in oggetto, gli Stati Uniti dovrebbero accontentarsi di controllare l’occidente lasciando a Cina e Russia la loro area di influenza in oriente.
Anche se in proporzioni diverse e a favore degli Stati Uniti, si sarebbero potuto ricreare le condizioni della guerra fredda che garantivano la pace. Purtroppo, ancora una volta si è persa l’occasione di far prevalere la tolleranza. La negazione della tolleranza però significa il ritorno alla verità assoluta, che è la stata la causa di atroci guerre. Per far meglio comprendere l’idea di tolleranza, citerò la “Favola dei tre anelli”, già narrata dal Boccaccio nel “Decamerone”, in cui il sultano Saladino invita il saggio ebreo Melchisedech a dichiarare quale delle tre religioni egli ritenesse vera: se l’ebraismo, l’islam o il cristianesimo.
La favola narra di un uomo potente e ricco che possiede un anello di inestimabile valore che, per tradizione, viene tramandato di padre in figlio. L’anello è il simbolo dell’autorità che ogni padre lascia al figlio più degno. Si verifica però il fatto che un padre abbia tre figli e che egli li reputi parimenti intelligenti, buoni e degni, verso i quali rivolge lo stesso amore. Non sapendo a quale dei tre dare l’anello, egli ordina a un esperto orafo di forgiare altri due anelli, esattamente identici a quello vero, in modo tale che nessuno possa distinguerli.
E li dona ai tre figli raccomandando loro di costudirli come se ognuno fosse certo di possedere quello vero. Tranne il padre, nessuno dei figli saprà mai chi è il possessore dell’anello vero. Ogni figlio spera di possedere quello vero ma, non avendone la certezza, rispetta i fratelli, ognuno dei quali potrebbe possedere l’anello vero. La favola insegna che, non avendo la possibilità di stabilire quale religione sia vera, dobbiamo considerarle tutte e tre possibilmente vere, assumendo nei loro confronti un atteggiamento di rispetto.
Lei crede veramente che l’esercizio del principio di tolleranza possa portare alla fine della guerra?
Se si esercitasse il principio di tolleranza, si eviterebbero guerre atroci e sanguinose, compresa quella dell’Ucraina. Tuttavia, appare sempre più evidente che i governatori del nostro pianeta rifuggono dalla saggezza necessaria per farlo. Esistono altre possibilità? Prima di rispondere, vorrei far comprendere che la guerra di Ucraina presenta caratteristiche diverse da quelle combattute finora, comprese le due guerre mondiali.
Nella breve storia dell’umanità, che inizia circa 12.000 anni fa con la rivoluzione agricola, la guerra è sempre stata l’unico mezzo non solo per difendersi da attacchi esterni ma anche per conquistare territori e popoli. Quando lo scopo era stato raggiunto, finiva la guerra e cominciava la pace. Così è stato con la seconda guerra mondiale. Raggiunto lo scopo, la distruzione del nazismo, i protagonisti vincitori della guerra si sono spartiti le regioni della Terra.
Dopo è tornata la pace. Ha vinto chi aveva l’arsenale bellico più potente, dalle armi leggere alla bomba atomica. Non si è mai parlato allora di scontro di civiltà, di antropologie diverse e di valori umani. Se applichiamo questo schema alla guerra di Ucraina, dovremmo attenderci, come nel passato, che i presidenti della Russia e dell’Ucraina s’incontrino per firmare un Trattato che ponga fine alla guerra e faccia poi tornare tutto come prima. Purtroppo, non è così per una serie di ragioni. Innanzi tutto, il presidente ucraino sta conducendo una guerra contro la Russia per conto degli Stati Uniti.
Non è perciò possibile che Putin sieda intorno a un tavolo con una comparsa. Questo fatto, di un’evidenza lampante, non è stato compreso in Italia da coloro che sperano in un successo della diplomazia. Questo ci fa capire quanta polvere accecante circola ancora nel nostro paese. Ma anche se Putin e Biden s’incontrassero e trovassero una soluzione, non risolverebbe nulla perché, con la guerra di Ucraina, si è messo in moto un processo mondiale che non si può più fermare, per le ragioni che ho spiegato nelle precedenti interviste.
Lo scenario che si presenta davanti ai nostri occhi fa intravedere un allargamento della guerra in quei paesi che confinano con la Russia, come la Georgia, la Moldova e la Finlandia. I primi due hanno già chiesto formalmente l’adesione all’Europa e alla NATO, la terza sta per farlo (insieme alla Svezia). Lo schema è sempre lo stesso: la NATO mette i missili ai confini con la Russia e la Russia occupa militarmente i paesi che hanno aderito all’Unione Europea.
Altro che pace! E’ possibile che i Capi di Stato dell’Europa non si rendano conto che stanno creando le condizioni per far scoppiare nei nostri paesi una guerra distruttiva che ci renderà sempre più poveri?
In un mondo come il nostro, dove la saggezza è stata riposta nel fondo di un cassetto e l’esercizio della tolleranza è solo un’inutile speranza, esiste una possibilità, anche solo teorica, per interrompere questo suicidio dell’umanità?