Identità sessuale e privacy: l’esempio del Brasile
Dal Brasile arriva una grande lezione sul rispetto dell’identità sessuale di ogni cittadino, le nuove leggi escludono il genere dai documenti
E’ sempre stato più avanti, rispetto al popolo occidentale, quello brasiliano, in materia di sessualità e libertà personale nell’espressione di essa.
Cultori del piacere in ogni sua forma, i brasiliani, famosi per il loro Carnevale di Rio e i magici riti che lo accompagnano, beneficiano serenamente di una vita sessuale ricca e longeva.
Una sessualità priva di pregiudizi e senza conseguenze pruriginose e gossippare tipiche dei patetici benpensanti dell’ormai vecchia e noiosa Europa.
La notizia del giorno è che proprio in Brasile, con decreto governativo la cui promulgazione è prevista per fine giugno 2023, la presentazione della richiesta di ottenimento della carta di identità nazionale (detta CIN) sarà “più inclusiva e rappresentativa”.
Nel nuovo documento scomparirà la casellina dedicata alla doppia distinzione tra “maschio o femmina”, quella che invece noi ancora siamo costretti obbligatoriamente a indicare in tutta la modulistica possibile, dalla ricerca del codice fiscale alla richiesta della tessera degli sconti al supermercato.
Identità sessuale: via maschio o femmina dai documenti
Nel civilissimo Brasile, invece, il nuovo documento fiscale sarà stampato senza il “campo sesso”. Addirittura, altro elemento di elevato grado di senso civico, non conterrà più distinzioni tra la denominazione sociale e la denominazione anagrafica della persona. I brasiliani saranno identificati soltanto con il nome e con il cognome.
Mortifica parecchio vedere che mentre in Italia, come del resto anche in altri paesi dell’Unione Europea, la direzione attuale è pilotata verso la repressione di forme libere di espressione della propria individualità confinata nel campo binario della vita personale.
Il Ministero dei Diritti Umani e della Cittadinanza brasiliani, al contrario, si pongono il nobile l’obiettivo di promuovere maggior cittadinanza per tutti, ma soprattutto il rispetto per chi non si riconosce nella scontata eterosessualità.
Eterosessualità che, tra l’altro, negli ultimi decenni, è stata quella ad aver dato maggior prova di carente funzionamento. È ormai la rappresentazione ipocrita di un modello familiare standardizzato che funziona poco e male.
Un plauso di grande considerazione, dunque, per il primo dei magnifici BRICS* che sceglie di rispettare l’omoaffettività a prescindere dal genere di appartenenza in ottica di LGBTQIA** e che è parte dell’impegno nella politica pubblica internazionale volta finalmente ad abbattere queste intollerabili diseguaglianze tra gli abitanti di tutto il pianeta.
* BRICS = acronimo utilizzato in economia internazionale che individua cinque paesi (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) accomunati da alcune caratteristiche simili, tra le quali: la condizione di economie in via di sviluppo, una popolazione numerosa, un vasto territorio, abbondanti risorse naturali strategiche e sono stati caratterizzati, nell’ultimo decennio, da una forte crescita del PIL e della quota nel commercio mondiale (Fonte: Parlamento Italiano)
** LGBTQIA = Lesbiche, Gay, Bisessuali, Travestiti, Transgender, Queer, Intersessuali, Asessuali e altro (Lgbtqia+)