Ideologia vs. Paese reale, se la forbice continua ad allargarsi inesorabile…
Letta straparla di tassa di successione e ha dubbi sulle modifiche al Codice degli Appalti: e oltre alla querelle con Salvini, ora anche Draghi gli risponde per le rime
Oltre alla vexata quaestio relativa alla contrapposizione tra libertà e politically correct, c’è anche la dicotomia ideologia vs. Paese reale che periodicamente torna ad affacciarsi. Anzi, se possibile la forbice continua ad allargarsi, inesorabile come un fiume che si scava la strada tra le rocce. Come dimostrano alcune recenti amenità degli azionisti di maggioranza del Governo Draghi, che a quanto pare hanno sconcertato perfino SuperMario.
Ideologia vs. Paese reale
Ultimamente, quando si parla di tensioni intergovernative, il pensiero corre subito al segretario leghista Matteo Salvini e al suo omologo dem Enrico “stai sereno” Letta. Il quale, per restare all’attualità più stretta, ha proposto una tassa di successione per finanziare una sorta di dote ai diciottenni. Idea respinta al mittente dal Premier Mario Draghi, secondo cui «questo è il momento di dare i soldi ai cittadini e di non prenderli».
Già solo questo battibecco potrebbe spiegare perfettamente l’enorme scollamento tra istituzioni e gente comune. In più il Nipote-di ha insistito, teorizzando una surreale separazione tra prestito e finanziamento – come se quest’ultimo non andasse ugualmente restituito.
Poi c’è anche la querelle sul Codice degli Appalti, che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede di superare. Il Capitano ha spiegato di star lavorando al suo azzeramento in favore delle «norme europee che sono più veloci e snelle». Di diverso avviso il Pd, secondo cui occorre contemperare insieme velocità e legalità, nell’incrollabile convinzione che quest’ultima non sia sufficientemente tutelata dal cosiddetto“modello Genova”. Stesso pensiero dei sindacati, e pazienza se gli operai potrebbero essere più felici perché «lavoreranno di più», come da previsione del leader del Carroccio.
D’altronde, siamo sempre nella Nazione in cui il 60% delle famiglie fatica ad arrivare a fine mese. E in cui Elena Bonetti, Ministro italovivo della Famiglia, ritiene essenziale «che il legislatore porti a compimento il percorso necessario sul tema del cognome materno».
Se dunque non siamo in presenza di un dualismo ideologia vs. Paese reale, come minimo c’è un problema di priorità. In entrambi i casi, per i cittadini non sono buone notizie.