Il Bisht indossato da Messi? Italo Cucci: “Agli argentini non frega nulla”
Il direttore di Italpress sul parallelismo Messi-Maradona: “Leo non ha fatto nessuna delle cose che hanno contribuito alla rovina di Diego”
Terminata la Coppa del Mondo edizione 2022. Dopo la vittoria in Qatar della nazionale argentina, l’argomento mondiali però è tutt’altro che archiviato.
A tenere banco in queste ore è una polemica relativa alla cerimonia di premiazione finale. Il capitano dell’Argentina, Lionel Messi, al momento della consegna della coppa è stato vestito di un indumento che si è fatto subito notare. Parliamo del cosiddetto Bisht, un indumento particolare, a metà tra una tunica e un mantello, di solito nero, che viene associato a regalità, ricchezza e cerimonia e indossato in ricorrenze o momenti speciali. E, soprattutto, da personaggi di rilievo, importanza o spicco.
Per questo, Qatar Tamim Bin Hamad Al Thani, emiro del Qatar, lo ha predisposto sulle spalle del campione del Paris Saint Germain.
C’è chi afferma che questa cerimonia sia risultata un oltraggio alla libera manifestazione di un calciatore che, non ha potuto così vivere il momento della celebrazione con la sola maglia della propria nazionale. Soprattutto perché, si dice, risulta discutibile che un atleta lasci sfruttare la propria immagine per gli interessi di un Paese che ha corrotto vertici FIFA e politici. C’è chi dice invece che, essendo una celebrazione già prevista e concordata, anche in questo dettaglio, non doveva risultare elemento di stupore e meraviglia.
Per comprendere meglio i risvolti di una vicenda chiacchierata e controversa abbiamo intervistato Italo Cucci, direttore di Italpress.
“Ho visto le immagini di milioni di argentini intorno all’obelisco, in piazza a Buenos Aires. Una festa alla quale ho partecipato nel 1978″ – dice Cucci – “Credo che “Non me ne può fregar de meno”, sia stata la frase detta da quei milioni di argentini che hanno festeggiato. Senza essere, io penso, turbati da questa vesticciola che io stesso non ho capito cosa fosse. Mi ha lasciato del tutto indifferente. Dopo una vittoria così, alla fine di una partita così, una premiazione e una storia così, non possono essere disturbate dalla presenza di un vestito. Che poi è la tradizione. Hai giocato un campionato del mondo d’inverno per loro, hai sospeso i campionati tuoi per loro e poi ti preoccupi della veste?”
Qualcuno però, continuando sull’imperituro parallelismo tra Messi e Maradona, ritiene che quest’ultimo probabilmente non avrebbe accettato di indossare il Bisht…
“Dal primo giorno dei mondiali che dico di lasciare in pace Maradona. Messi non è Maradona. Uno potrebbe anche dire che Messi probabilmente non ha fatto nessuna delle cose che hanno contribuito alla rovina di Maradona. I fatti e le storie private. Diego, con tutto il bene e il male possibile è una stella a parte. Come lo è Pelè. Sono anni che tirano sempre fuori qualche paragone con qualcuno. Si dimenticano il più grande, che si chiamava Alfredo Di Stefano. E’ stato il Dio del calcio ispano-sudamericano, si ricordino di lui. Ma è meglio che ognuno porti avanti i campioni, senza effettuare parallelismi. Io sono illluminato da Mbappè e non lo trovo somigliante a nessuno”.
Parallelismi che diventano stucchevoli anche per un’altra ragione. Ci sono delle caratteristiche tipiche di ciascuna era del calcio. Che rendono improbabile qualsivoglia tipologia di paragone. Per esempio, oggi Maradona probabilmente non sarebbe stato campione del mondo. Semplicemente perché, essendoci la VAR, la famosa rete segnata di mano contro l’Inghilterra, sarebbe stata annullata…
“Certo. E a quei famosi inglesi, odiatori di quel colpo di mano, vorrei ricordare un particolare. Un giorno la regina ha chiamato Maradona chiedendogli intanto di potersi incontrare per conoscersi. Ma gli aveva anche chiesto di guidare una sua istituzione destinata a favorire il bene dei bambini abbandonati. E’ giusto che ognuno viva le storie che sta vivendo. Alla mia età si possono vivere tante storie, ma io non ho mai fatto confronti con nessuno. Come quando arrivò Dybala, che veniva paragonato a Sivori. Chissà che giramento di balle, per il mio amico Sivori. Lasciamo in pace tutti. I campioni non sono mai imitazioni”.
E’ però un bisogno dell’indole umana, questo bisogno di associare le cose che viviamo a momenti del passato?
“Certamente il momento che stiamo vivendo, da questo punto di vista è estremamente negativo. Perché dal punto di vista civile e culturale non sento effettuare paragoni con nessuno. E’ un momento in cui non ci sono imitazioni in corso. Prendiamo quello che passa, rendendo noi stessi essere inimitati”.