Il buco nero al centro della Via Lattea ha finalmente mostrato il suo volto!
La NASA annuncia che l’Event Horizon Telescope ha catturato la prima, storica immagine di Sagittarius A*: provando definitivamente che si tratta di un black hole
È stata catturata la prima, storica immagine di Sagittarius A*, il buco nero rintanato nel cuore della nostra galassia. Lo straordinario annuncio lo ha dato la NASA, e segna una nuova pietra miliare nel campo dell’astronomia. E un notevole contributo è arrivato anche dall’Italia, attraverso l’INAF, l’INFN, l’Università Federico II di Napoli e l’Università degli Studi di Cagliari.
La prima, storica foto del buco nero al centro della Via Lattea
“Seguimmo certe rotte in diagonale / dentro la Via Lattea” cantava il Maestro Franco Battiato. E forse ha fatto lo stesso l’Event Horizon Telescope, una rete di 11 radiotelescopi situati in ogni angolo del pianeta. Che nel 2019 aveva fotografato per la primissima volta un buco nero, quello situato al centro della lontanissima galassia M87. E ora ha finalmente dato un volto all’ospite oscuro e misterioso nascosto nel cuore pulsante della Via Lattea.
Have you seen the picture of the black hole at the center of our galaxy?
— NASA (@NASA) May 12, 2022
The image of Sagittarius A* (inset) was taken by @EHTelescope. Now see it in context with support from our @ChandraXray, Swift and NuSTAR observatories. Here’s what the colors mean: https://t.co/Qkt3Qu3v1r pic.twitter.com/BONW7QZhsu
I risultati sono stati pubblicati sulla rivista The Astrophysical Journal Letters e, come sottolinea l’ANSA, provano definitivamente che Sagittarius A* è davvero un buco nero supermassiccio. Prima, infatti, avevamo solamente evidenze indirette, legate all’osservazione di stelle che orbitavano attorno a qualcosa di invisibile ed enorme nei pressi del Centro Galattico.
Un black hole, in effetti, non è direttamente visibile perché, come ricorda la Reuters, non emette luce. Ciò che si osserva invece è un anello di materia surriscaldata a temperature altissime dal rapidissimo vorticare attorno al cosiddetto orizzonte degli eventi. Il “confine” oltre il quale, per semplificare, nulla (o quasi) può sfuggire all’immensa forza gravitazionale del gigante cosmico.
Alla scoperta di Sagittarius A*
Sagittarius A*, scrive la NASA, si trova a circa 27.000 anni luce da noi, in direzione della costellazione del Sagittario, da cui prende il nome. Ha una massa pari a circa quattro milioni di volte quella del Sole e, se fosse posto al centro del Sistema Solare, lambirebbe l’orbita di Mercurio. Eppure, a livello astronomico è un peso piuma, specialmente se confrontato con il buco nero di M87. Che, coi suoi 6,5 miliardi di masse solari, ingloberebbe l’orbita di Plutone e persino la sonda Voyager 1, attualmente l’oggetto artificiale più distante dalla Terra.
Tuttavia, come rimarca l’astrofisica americana Sera Markoff, malgrado le differenze dimensionali (e anche tra le rispettive galassie) «questi buchi neri sono incredibilmente simili». Il che costituisce un’ulteriore conferma delle teorie di Albert Einstein. «La Relatività Generale governa questi oggetti da vicino», e «ogni ulteriore differenza che vediamo deve essere dovuta alle differenze del materiale che li circonda».
Insomma, Black Holes & Revelations, per citare i Muse. E questa è la seconda eccezionale scoperta in pochissimo tempo dopo quella di cui avevamo dato conto il mese scorso. A ennesima conferma che la scienza in generale, e lo spazio in particolare non smettono mai di stupire.