Il caso Ilaria Sula, la rete attorno a Mark Antony Samson si allarga: familiari e amici
Indagini in corso su familiari e amici di Mark Samson: tracce, bugie e una verità che si cerca ancora di ricostruire

Ilaria Sula
All’inizio era solo. Almeno così voleva far credere. Mark Antony Samson, il 23enne accusato dell’omicidio di Ilaria Sula, aveva raccontato di aver agito senza alcun aiuto, approfittando di un momento in cui i genitori erano fuori casa. Una versione che ha retto per poco.
Il muro delle bugie inizia a sgretolarsi
Il primo punto a cedere è stato quello più fragile: la madre ha ammesso di averlo aiutato a pulire il sangue. Da lì, le indagini si sono aperte in più direzioni. Perché a quel punto non era più solo un delitto, ma un possibile caso di depistaggio familiare.
Ora nel mirino degli inquirenti non c’è solo il padre, la cui posizione resta sotto osservazione. Anche altri parenti stretti sono sospettati di aver avuto un ruolo, diretto o indiretto, nell’occultamento del cadavere. I magistrati stanno verificando la portata degli aiuti forniti a Mark dopo il delitto, se ci siano state pressioni o silenzi strategici. In queste ore, tutto ruota attorno a ciò che può essere dimostrato, e non solo ipotizzato.
Il cellulare, il computer e i segni di un’ossessione
Una parte importante del lavoro degli investigatori si gioca sul fronte digitale. Il contenuto del telefono di Mark è considerato cruciale: potrebbe contenere ricerche, appunti, conversazioni che aiutino a comprendere l’ossessione, forse crescente, che il ragazzo nutriva nei confronti della ex fidanzata.
Il tentativo di forzare il computer di Ilaria prima del delitto, un gesto che appare mirato a controllare, sapere, forse intimidire, racconta un’idea di relazione interrotta solo in apparenza. Dopo l’omicidio, lo smartphone di Ilaria è sparito. Mark lo ha presumibilmente fatto sparire, disseminando nel frattempo messaggi e segnali falsi per far credere che la ragazza fosse ancora viva.
Uno dei suoi amici, sentito in questi giorni, ha riferito che Mark aveva iniziato a seguirla di nascosto già da qualche tempo. Forse una forma di stalking che Ilaria non aveva voluto condividere, nemmeno con le persone più vicine.
I movimenti verso Capranica Prenestina
Il corpo della giovane è stato ritrovato in un dirupo isolato, a Capranica Prenestina. Un luogo lontano, difficile da raggiungere, dove chi abbandona qualcosa – o qualcuno – sa che non verrà trovato facilmente. Le telecamere ambientali, pensate per individuare discariche abusive, hanno immortalato la Ford Puma di famiglia due volte tra le 18 e le 19 del 26 marzo.
Non è ancora chiaro chi fosse a bordo con Mark. La speranza degli investigatori è quella di riuscire a isolare, da altre telecamere lungo il tragitto, almeno un’immagine frontale o laterale dell’abitacolo. Capire se ci fosse qualcun altro in auto può cambiare la narrazione del caso. Può dire molto su come sia stato deciso e organizzato lo smaltimento del corpo.
Le tracce in casa: sangue, scarpe, spazi
Le analisi degli ambienti della casa di via Homs continuano a restituire dettagli. Tracce di sangue non solo nella stanza dove è avvenuto l’accoltellamento, ma anche su altri oggetti e indumenti. Un paio di scarpe, in particolare, ha restituito elementi importanti per la ricostruzione.
La disposizione del sangue, i punti in cui è stato trovato, possono aiutare a stabilire quanti fossero presenti nell’appartamento e in quali momenti. Il sospetto degli inquirenti è che il padre potesse trovarsi in casa, almeno per un intervallo, durante o poco dopo l’omicidio. Se confermato, questo elemento renderebbe più complessa la catena delle responsabilità.
Un orario ancora incerto
Sul fronte medico-legale, si sa ancora troppo poco. L’autopsia ha confermato che Ilaria è morta per shock emorragico, colpita con tre fendenti al collo e un quarto superficiale. Alcune ferite da difesa sulle braccia raccontano un tentativo di opporsi. L’ora del decesso resta però imprecisa: i tempi tra la morte e il ritrovamento del corpo non permettono valutazioni affidabili.
Un dettaglio, però, è stato messo agli atti: Ilaria aveva lo stomaco vuoto. Potrebbe non aver ancora cenato, o essersi svegliata da poco. Questo restringe la fascia oraria, ma non abbastanza da definire con chiarezza chi fosse con lei in quel momento.
In questa fase delle indagini, ogni elemento conta. Una telecamera in più, un messaggio non cancellato, una traccia biologica invisibile a occhio nudo. Ma più di tutto, conta la pazienza di ricostruire quello che, finora, è stato raccontato male o nascosto. Non si tratta solo di stabilire una colpa, ma di definire una verità. E capire quanto in là si sia spinta la rete che ha avvolto Ilaria. Non prima. Ma dopo.