Il circolo dei Mondiali: in difesa di Lele Adani
Lele Adani deve avere capito che il mondo funziona esattamente così e probabilmente ha un’innata capacità di costruire quella immagine
Il personaggio è migliore del calciatore
Lele Adani è indiscutibilmente un personaggio. Non era così famoso quando giocava al calcio e probabilmente, se non avesse iniziato a commentare le telecronache calcistiche, sarebbe finito nel dimenticatoio, ricordato forse da qualche tifoso delle squadre per le quali ha militato. Ma la vita gli ha offerto una seconda opportunità per diventare famoso e visto che in questi giorni si parla di lui in quasi tutto il mondo, bisogna ammettere che l’ha sfruttata al meglio. L’uomo si fa notare per l’abbondanza di barba e capelli e per l’abbigliamento informal-dandy, ma il suo vero punto di forza è la parola.
Le parole di Lele Adani
Ed è proprio il suo uso della parola ad averlo messo al centro dell’attenzione di questi mondiali in Qatar. I suoi apprezzamenti su Lionel Messi, il fenomeno della nazionale Argentina, hanno fatto il giro del mondo scatenando le ire degli haters che sui social gliene stanno dicendo di tutti i colori. Non sono ovviamente mancati gli apprezzamenti dei tifosi argentini, ma le critiche, le prese in giro ironiche e le offese sono assolutamente prevalenti e infiammano, in tutte le lingue, i commenti sui “social” e, ormai, per qualunque cosa egli dica, non solo su Messi.
Dalla parte di Lele
Voglio chiarire subito che a me il modo di Adani di raccontare il calcio non piace, ma lo trovo divertente e geniale al punto che se non ci fosse andrebbe inventato, sia per le cose che dice che per come le dice.
Le sue perle su Messi, nella partita Argentina-Croazia sono straordinarie: narrano del genio che, in qualche modo, riporta in vita Maradona sul campo di calcio; di un calciatore che dribbla anche i cammelli del deserto e di un uomo che, per mezzo di una palla, elargisce amore a tutti. Sareste in grado di fare di meglio? Eppure in tanti lo detestano, lo sfottono o lo considerano un mentecatto. Ma io credo che sia solo invidia per i soldi che quel modo di essere gli fa guadagnare.
Le onde social che creano miti
Proviamo a mettere le cose nella giusta prospettiva, a prescindere dalla simpatia personale.
Che ci piaccia o meno, la società contemporanea è attraversata dalle onde dei “social media” che ormai investono tutti i livelli sociali e culturali. Quelle onde si trasformano in maree quando l’argomento o il video diffuso diventa “virale” determinando la notorietà mondiale e persino la ricchezza di personaggi spesso improbabili. Ma dobbiamo tenere presente che le ondate “social” non dipendono tanto dall’intelligenza o dalla bravura dei protagonisti, quanto dal loro distacco dalla massa che li osserva.
Un massa che può trasformarsi in “followers” che in realtà sono apostoli impegnati a diffonderne il verbo. La massa ignorante, ma non c’è offesa nella parola, è attratta da chi sa creare una dimensione “immaginifica”: per simpatia (battute e situazioni) esagerazione (fatti o luoghi singolari, performances uniche, provocazioni o sguaiataggine) unicità (bellezza, lusso, capacità tecniche) utilità (ricette, conoscenze, consigli, estetica, nuove tendenze). Quanto più la massa non è all’altezza del soggetto, tanto più lo segue, sia che lo esalti o che lo critichi.
La bravura di Adani
Lele Adani ha una indiscutibile capacità di usare le parole, circostanza che lo rende unico tra gli ex calciatori e di sciorinare in rapida successione termini inconsueti e pomposi, al fine di esagerare in modo straordinario il senso di ciò che descrive. L’iperbole è la sua cifra retorica e questo colpisce l’immaginazione di chi non sa nemmeno cosa sia l’iperbole, così come non sa cosa sia la sineddoche, anche se la usa per assimilare una minima parte del corpo all’intera bellezza di una donna. All’Università spingevo i miei studenti a ricercare ed abituarsi ad utilizzare parole inconsuete, desuete o particolari, pertinenti all’oggetto del discorso, al fine di distinguersi dalla massa, ottenendo così un maggiore successo professionale ed un vantaggioso apprezzamento da parte dei loro committenti.
Perché mai trattenersi dal proprio amore?
Lele Adani deve avere capito che il mondo funziona esattamente così e probabilmente ha un’innata capacità di costruire quella immagine. Ma a questo si aggiunge, fatto non secondario, il suo assoluto e passionale amore per il bel calcio, che lo induce a esaltarsi per un bel gesto tecnico o per un’azione armoniosa, efficace e vincente. Come potrebbe, uno così, trattenersi dall’adorare Lionel Messi, che è un campione di valore assoluto, capace di fare entrambe le cose al livello più elevato ed incredibile e che, per questa ragione, unico nella storia, ha già vinto sette palloni d’oro? E perché mai dovrebbe trattenersi Adani, per fare contento chi, i suoi haters, come egli stesso ha candidamente ammesso in telecronaca?
Naturale o studiato è comunque un pregio
Penso che quella esagerazione che lo rende così unico sia istintiva e gli appartenga naturalmente, ma se anche fosse il risultato di una tecnica studiata a tavolino la mia opinione, ammirata, non cambierebbe, perché lo fa così bene da farla sembrare naturale. E questo lo rende straordinariamente degno di nota. Se la RAI ha voluto contenderlo a Sky con un’offerta economica irresistibile una ragione ci sarà e forse è proprio questo che scatena l’invidia e la cattiveria dei suoi detrattori. Io invece credo che debba continuare sulla sua strada, ricordando le parole del sommo poeta che ammoniva : “non ti curar di lor ma guarda e passa”.