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Il clandestino che si tuffa nel Tevere per salvare una donna

Una storia bella all’interno di un’altra bellissima. L’umanità supera la barriera delle razze e dei conflitti sociali

Finalmente una storia edificante che riguarda un cittadino del Bangladesh, irregolare come tanti nella Capitale. E' accaduto il 13 maggio a Roma nel tardo pomeriggio: il 32enne Souby Khalifa, vedendo una donna tuffarsi nelle acque del Tevere, non ha esitato a raggiungere velocemente la sponda sottostante, gettarsi in acqua, e trarre in salvo la donna di 55 anni la quale, con tutta probabilità, aveva tentato il suicidio.

Il bengalese, che evidentemente dopo il bel gesto era stanco e in grave difficoltà, è stato a sua volta salvato da un gommone dei Vigili del Fuoco e portato subito al vicino ospedale Fatebenefratelli, dove è stato curato, rifocillato e gli sono stati regalati degli abiti puliti, acquistati, con una colletta improvvisata, dagli stessi agenti che lo hanno tratto in salvo.

Una storia bella all'interno di una storia bellissima, si potrebbe dire, quando l'umanità supera la barriera delle razze e dei conflitti sociali ed è solo slancio d'amore e di solidarietà, alla faccia di tutte le brutte cose che pur accadono ogni giorno e delle quali siamo testimoni, se non addirittura vittime.

Al bravo e coraggioso Souby Khalifa, che non ha temuto la possibile espulsione per il suo gesto, è stato rilasciato invece un permesso di soggiorno di un anno per motivi umanitari, ed il sindaco Marino ha aggiunto. “Mi fa piacere che questo coraggioso gesto sia stato ripagato con un permesso di soggiorno, e per questo ringrazio anche la Questura per la sensibilità mostrata in tutta la vicenda”.

Ci auguriamo che qualcuno ora non si inventi la storia che suicida e salvatore fossero d'accordo per ottenere il permesso, che non era di certo così scontato.

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