Il corpo di Benedetto XVI, gli estremi codici Ratzinger e i volumi di Bergoglio
Sulla lapide di papa Ratzinger c’è scritto: “BENEDICTVS XVI P.P.“ “Pater Patrum”, padre dei padri, titolo che spetta papa legittimo in carica
In questo articolo tratteremo alcuni differenti temi di stretta attualità, divisi per paragrafi.
Innanzitutto una nota di colore: la Biblioteca “Don Milani” di Rastignano, comune di Pianoro (BO) ha rifiutato il dono di una lettrice, il bestseller “Codice Ratzinger” (15.000 copie vendute, pubblicato in quattro lingue, recensito ottimamente da Sololibri.it) sulla base di pregiudizi e di un articolo di Aldo Maria Valli, proveniente da parte avversaria.
Un ottimo metodo di valutazione, complimenti alla tradizione “democratica” di quelle zone, ma come diceva S. Agostino, la verità è come un leone: basta liberarla e si difende da sola. Ma rassegniamoci: dovremo fare a meno del contributo della “Don Milani” di Rastignano.
Umoristico come la biblioteca riporti tutti i libri di Enzo Bianchi, un commercialista che sostiene da 30 anni che Cristo non fosse il Figlio di Dio, i libri del guru milionario Deepak Chopra, quelli dell’erudito Fabio Volo e ovviamente tutta la collezione di Dan Brown, al quale viene sempre associato, per scherno, il “Codice Ratzinger”.
L’estremo codice Ratzinger
Come vedete nelle foto QUI, sulla lapide di papa Ratzinger c’è scritto: “BENEDICTVS XVI P.P.“. La sigla sta per “Pater Patrum”, padre dei padri, titolo che spetta esclusivamente al papa legittimo e in carica, che Benedetto ha usato spesso negli ultimi nove anni da “emerito”, tanto che don Minutella ribadiva fin dal 2018 questa incongruenza. Se Benedetto fosse stato un “ex papa”, come riporta nel sottotitolo un noto motore di ricerca, avrebbero dovuto scrivere, come fu nel 1940 per l’abdicatario Baldassarre Cossa Giovanni XXIII, “un tempo papa”. Oppure, come per l’altro abdicatario Gregorio XII, avrebbero scritto che rinunciò al papato. Nulla di tutto ciò, nemmeno nel rogito inserito nella cassa, come abbiamo già illustrato QUI.
Inoltre, non è stato inserito il periodo del pontificato, come invece fatto per Giovanni Paolo II QUI. Ovviamente è un dettaglio da tenere celato.
Il complottismo sulla fuga di Benedetto
La differenza fra una seria indagine e il complottismo è che il secondo non porta prove, non le sottopone a un serio vaglio critico e si basa fondamentalmente sull’emotività e il fascino della leggenda metropolitana.
In questi giorni, vedendo le foto del povero corpo del Papa, alcuni hanno notato che c’erano dei cambiamenti somatici: l’orecchio più piccolo e il naso che aveva assunto un profilo leggermente aquilino. Complici alcune profezie pseudo-mariane che parlano di una fuga del papa da Roma, subito è divampata la favola di un Benedetto ancora vivente e ora nascosto chissà dove. Non è chiaro con chi o cosa sarebbe stato rimpiazzato il suo corpo: un pupazzo di cera? Allora perché farlo diverso dall’originale? Un sosia? L’hanno ucciso al momento o era congelato da tempo?
Più banalmente, il corpo del Papa è stato trattato con prodotti conservativi molto potenti. Questo produce – o non evita – processi di disidratazione, rinsecchimento, cedimento di alcuni tessuti che producono lievi cambiamenti fisiognomici. Il consiglio è: lasciate perdere queste fantasie, date solo una mano ai bergogliani nel dipingere come complottardi i sostenitori del vero papa.
Ci sono poi altri che si stanno improvvisando nell’interpretazione di Codici Ratzinger inesistenti. Diffidate dalle imitazioni: i messaggi del Papa e del suo segretario sono sempre su base logica e linguistica, mai su calcoli numerologici, allusioni tirate per i capelli o espressioni verbali confuse. (Addirittura qualcuno dice che Mons. Gaenswein ha proferito “istologico” invece che “teologico” per supportare la fola del papa fuggitivo).
Il Crimen di Mazzucco
Sta circolando in rete, in questi giorni, un video di Massimo Mazzucco, intitolato il “Crimen di Ratzinger”. La tesi – del tutto calunniosa – ventila che Ratzinger avesse secretato i processi sulla pedofilia per favorire l’impunità dei preti colpevoli.
E’ vero che Ratzinger impose severissime regole affinché i processi per pedofilia fossero tenuti segreti: molto saggio, in ottica cattolica, dato che episodi del genere producono un tale scandalo da mettere a rischio la salute di milioni di anime, che, incapaci di discernere l’azione della singola mela marcia, da quella generale e salvifica della Chiesa, potrebbero allontanarsi dalla fede. Questo tuttavia non ha nulla a che spartire con il discorso dell’impunità dei rei.
Sono due cose assolutamente separate: la segretezza del processo non equivale affatto a garantire un processo morbido o assolutorio. Lo dimostra il fatto che Benedetto XVI è stato il martello dei pedofili sia da cardinale che da papa, (cosa ammessa perfino da Bergoglio) quando ha introdotto il reato di pedopornografia nel 2010 riuscendo a spretare ben 400 sacerdoti tra il 2011 ed il 2012. Potete leggerlo sul Corriere della Sera QUI.
Il suo intento era doppiamente intelligente: da un lato evitare lo scandalo, e dall’altro cauterizzare col fuoco questa piaga. Il fatto che a volte la segretezza sia stata sfruttata da alcuni per evitare le giuste punizioni ai rei non ha nulla a che vedere con la saggia ratio di Ratzinger. Mazzucco farebbe meglio a occuparsi della aperta difesa proattiva, in quattro tomi, del prete pedofilo Julio Caesar Grassi commissionata a un famoso avvocato dal card. Bergoglio, di cui si è parlato in un famoso documentario.