Il Covid fa piazza pulita. Delle nostre famiglie, dell’economia e di ciò che resta della nostra umanità
Mettiamo distanza tra noi e l’inerzia che ci consegna ogni giorno al bollettino del Covid 19 che fa piazza pulita dei nostri sentimenti
Il Covid sta facendo piazza pulita. Delle nostre famiglie, della nostra economia e di ciò che resta della nostra umanità. Le nostre Imprese, per sopravvivere, quelle che possono, si stanno adattando al virus, riorganizzando, modificando le strutture e le essenzialità del loro modus agendi. Al contrario del nostro profondo senso di egoismo, che si annida sempre più nei vicoli oscuri del desiderio di desiderio. Un labirinto viscerale senza uscita.
La notizia dell’ennesimo naufragio di migranti al largo delle coste libiche, sulle grida della mamma del piccolo Joseph recuperato ancora in vita dalle onde del mare e infine morto a bordo della Ong spagnola, è apparsa sulle pagine di coda dei siti di notizie.
Perché la morte di un bimbo di sei mesi – che non ha avuto né scelta né buona sorte – non fa quasi più notizia. Perché discutiamo solo del numero di contagi, di chiusure di zone rosse o gialle e di altrettanti morti e di un numero di Pil che recede a incubo a doppia cifra.
Per chi crede e per chi ha esigenze di spiritualità, la telefonata tra il neo eletto Joe Biden e il pontefice Francesco, al di là di ogni politica e di giudizi di parte, rappresenta forse un piccolo passo verso un generale recupero di umanità e di solidarietà. Al di là di egoismi e venti di guerra che continuano a soffiare unilateralmente quasi ovunque. Separatisti, isolazionisti, sovranisti, una razza che attinge forza da presunti, sani, sentimenti filo nazionalisti scrostati dal fondo dello stomaco – più che dai ventricoli del cuore.
Abbiamo fallito anche noi che crediamo nella vita, non riconoscendo il fallimento del sistema che ci nutre – creando occasione di suscitare questi contro-sentimenti.
Oggi, in un certo senso, il rifiuto di voler accettare i risultati elettorali da parte di un Trump qualsiasi, arroccarsi piuttosto che scendere da un trono ormai scivoloso per farsi legittimamente da parte, ignorando la realtà nuda e cruda dei fatti, fa un po’ il paio col paraocchi che ognuno di noi usa dinanzi al naufragio del piccolo Joseph. Sono due facce dell’egoismo umano. La coscienza che fine ha fatto?
La disperazione è un concetto che ormai, oggi, anche le nostre società avanzate iniziano a comprendere. La tragedia del nostro vicino o di un nostro caro amico col medesimo colore di pelle e passaporto che non arrivano a fine mese, non può e non deve far passare come cronaca di tutti i giorni, la morte di un neonato migrante ingoiato dal mare e dalla nostra coscienza.
Basterebbe poco per rallentare questa corsa assurda, tirare il fiato e confrontarsi. Tornerebbe a galla l’amore e non un corpicino.
Non a caso il World Kindness Day, venerdì scorso 13 Novembre, ha festeggiato la Giornata Mondiale della Gentilezza. Un concetto per molti astruso, ignorato o da ignorare perché superfluo e inutile, buffo e quasi patetico. In realtà, si rammenta al gentile cliente, che tutti abbiamo maledettamente bisogno di maniere gentili e di azioni collettive di solidarietà. E soprattutto la mattina, di parole generose sospirate all’orecchio, per gli altri e per noi stessi, perché stare bene tutti, davvero, si potrebbe.
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