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Il diritto di sciopero a rischio: la battaglia dei lavoratori del trasporto pubblico

Il blocco dello sciopero del 23 febbraio non segna la fine della mobilitazione. I sindacati hanno annunciato nuove azioni per riaffermare il diritto a scioperare in modo efficace

Stazione Termini, treni

Il diritto di sciopero, fondamentale per la tutela dei lavoratori, è oggi in grave pericolo nel settore dei trasporti. Le nuove restrizioni imposte dalla Commissione di Garanzia stanno progressivamente svuotando di efficacia questo strumento, impedendo ai lavoratori di esercitare una pressione reale nelle trattative contrattuali. La giustificazione ufficiale è la necessità di garantire la continuità del servizio pubblico, ma nella pratica si assiste a un attacco diretto ai diritti dei dipendenti del settore.

Il blocco dello sciopero ferroviario del 23 febbraio 2025

Lo sciopero proclamato dai sindacati FAST-Confsal, Orsa e UGL Ferrovieri per il 23 febbraio 2025 aveva l’obiettivo di difendere il diritto stesso di scioperare, oggi minacciato da regole sempre più restrittive. Ma la Commissione di Garanzia ha imposto la revoca della protesta, appellandosi alle norme sulla rarefazione degli scioperi previste dalla legge 146/1990.

I sindacati contestano l’uso di questa norma come un mezzo per limitare arbitrariamente l’azione collettiva, rendendo impossibile qualsiasi protesta efficace. L’imposizione di vincoli così stringenti non permette ai lavoratori di esercitare una pressione reale sulle aziende e sul governo, riducendo il loro potere contrattuale.

Un equilibrio sempre più sbilanciato a danno dei lavoratori

La Costituzione italiana riconosce il diritto di sciopero, ma le norme successive hanno progressivamente ridotto la sua portata. La legge 146/1990, introdotta per bilanciare il diritto di sciopero con quello alla mobilità, si sta trasformando in un ostacolo insormontabile per l’azione sindacale. Le recenti delibere della Commissione di Garanzia (24/321 e 24/322) impongono vincoli aggiuntivi che rendono di fatto impraticabile la mobilitazione nel settore ferroviario.

Inoltre, si registrano evidenti disparità tra le aziende del settore. Italo Spa, pur non essendo direttamente vincolata dalle decisioni della Commissione, ha contestato la proclamazione dello sciopero, dimostrando come il quadro normativo attuale favorisca alcune imprese a discapito di altre, generando un pericoloso squilibrio concorrenziale.

La reazione dei sindacati: appello alle istituzioni

FILT CGIL, FIT CISL e UILT si sono unite alla protesta, denunciando la crescente compressione del diritto di sciopero. Con una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio, i sindacati chiedono un intervento urgente per ristabilire un equilibrio tra il diritto alla mobilità e il diritto dei lavoratori di scioperare.

Il blocco dello sciopero del 23 febbraio non segna la fine della mobilitazione. I sindacati hanno annunciato nuove azioni per riaffermare il diritto a scioperare in modo efficace. L’attuale normativa impedisce ai lavoratori del trasporto ferroviario di far valere le proprie rivendicazioni, un contesto che, se non modificato, rischia di estendersi ad altri settori, limitando sempre più i diritti collettivi.

Verso una nuova mobilitazione

I lavoratori del trasporto pubblico non accetteranno passivamente queste limitazioni. Se il diritto di sciopero continua a essere svuotato di significato, l’unica alternativa sarà un’azione collettiva più ampia, che coinvolga tutti i settori colpiti da restrizioni simili. La battaglia per il diritto di sciopero non riguarda solo il settore ferroviario, ma la tenuta stessa della contrattazione collettiva e dei diritti sindacali nel loro complesso. La mobilitazione continua, perché il diritto a scioperare non può essere annullato da decisioni amministrative e vincoli imposti senza un confronto reale con i lavoratori.