Il fiore di ottobre: la strelitzia
Green Passion di Federica Basili
Autunno.
Un tempo, era d'estate,
era a quel fuoco, a quegli ardori,
che si destava la mia fantasia.
Inclino adesso all'autunno
dal colore che inebria;
amo la stanca stagione
che ha già vendemmiato.
Niente più mi somiglia,
nulla più mi consola,
di quest'aria che odora
di mosto e di vino
di questo vecchio sole ottobrino
che splende nelle vigne saccheggiate.
Un tempo era d'estate – Vincenzo Cardarelli
LA STORIA.
Chiamata anche Bird of Paradise o Crane Flower, questo particolarissimo fiore è originario dell’Africa, sebbene oggi si sia perfettamente adattato a qualsiasi variazione climatica. Veniva coltivata in Europa già a partire dal 1700, secolo in cui furono introdotte nei giardini botanici di Kew Gardens, in Gran Bretagna.
Il nome “strelitzia” fu un omaggio del botanico Banks in onore della Regina Carlotta, duchessa di Mecklemburg-Strelitz; da qui il nome dalla difficile pronunzia, spesso tramutato in sterlizia.
Fu importata in Italia per la prima volta nel 1912 e venne coltivata nei giardini di villa Hambury, creati da Thomas Hanbury, un inglese innamorato della costa ligure. La conoscenza della strelitzia si espanse sempre più fino a raggiungere la Sicilia in cui veniva coltivata in piena terra. Ma la sua originalità non rimase a lungo estranea al mercato e al commercio dove ben presto la moda dei fiori recisi colpì anche l’uccello del paradiso.
LA COLTIVAZIONE.
Si tratta di piante perenni, appartenenti alle musacee, ovvero parenti strette dei banani, originarie per l’appunto dell’Africa meridionale. La specie più diffusa in Italia è strelitzia reginae, che presenta infiorescenze sottese da una spata rigida verde sovrastata da alcuni fiori con petali arancioni e blu.
Questa pianta può essere coltivata all’aperto in caso di temperature miti, ma anche negli interni abitativi. Teme in ogni caso neve e gelate e gradisce ambienti ventilati e umidi. Richiede annaffiature frequenti avendo sempre ogni cura nell’evitare ristagni idrici, talvolta fatali per la pianta. Prediligono terreni ben drenati e necessitano di essere coltivate in un terriccio universale, reso più poroso e permeabile attraverso la sabbia, il lapillo o la pietra pomice.
Quando una strelitzia comincia a fiorire entra nella sua età adulta e non è più necessario rinvasarla poiché si rischia il danneggiamento del suo apparato radicale già formato completamente. Nel periodo di riposo vegetativo (giugno-luglio), è consigliabile concimare il terreno una volta al mese con del concime molto diluito in acqua.
Volendo essere scrupolosi, è possibile fornire alla nostra strelitzia elementi nutritivi quali potassio, azoto, fosforo, manganese e boro nel corso della fase di crescita della pianta. Una volta trascorsa la fioritura, è necessario eliminare i fiori appassiti e le foglie secche che tendono ad avvizzire la pianta e a facilitare l’attacca di parassiti. Non è necessario potarle.
SIGNIFICATO.
La strelitzia rappresenta meglio di qualsiasi altro fiore il concetto di maestà: questo simbolismo, oltre all’aspetto estetico dei petali e dell’intero fiore, è legato al fatto che in origine era il fiore indicato per le spedizioni destinate alla nobiltà femminile delle grandi casate.