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Il fiore di settembre: la calla

Green Passion di Federica Basili

Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natia
rimanga né cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!

Ora lungh'esso il litoral cammina
La greggia. Senza mutamento è l'aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquio, calpestio, dolci romori.

Ah perché non son io cò miei pastori?

I Pastori – Gabriele D’Annunzio 

LA STORIA
La calla è un fiore tropicale di origine africana giunto nel Vecchio Continente intorno al 1700 grazie al botanico italiano Francesco Zantedeschi da cui il fiore prende il nome ufficiale “Zantedeschia”. L’etimologia del nome calla deriva dal greco “Kalòs” bello, fatto assolutamente non discutibile se solo si immagina la delicatezza e l’eleganza della sua vellutata corolla. Tutt’ora in Africa meridionale vengono utilizzate le foglie e i rizomi a scopi alimentari; bisogna però avere perizia nel discernere le parti commestibili poiché la pianta contiene microcristalli molto taglienti in grado di causare irritazioni acute alla bocca.

Sembra che nella mitologia romana questo fiore era considerato un simbolo fallico e quindi di fertilità: per tale ragione la calla era associata a Venere e ai satiri. Secondo il mito, Venere maledisse questo fiore abbagliata dall’invidia per la sua bellezza composta ed elegante: fu così che gli fece crescere uno spadice per renderlo più brutto. E così anche tra gli antichi Greci la calla assunse il significato di vigore erotico.

L’origine della calla, secondo altre leggende, viene attribuita alle lacrime versate da Eva mentre abbandonava per sempre il giardino dell’Eden.

LA COLTIVAZIONE
La coltivazione di questi fiori è davvero molto semplice; si possono piantare in autunno in un luogo semi ombreggiato; non preoccupatevi del freddo anche se nel corso dell’inverno sfioriscono: sono piante estremamente resistenti ai climi rigidi. Con l’arrivo della stagione mite avviene la fioritura, periodo in cui è bene annaffiare moderatamente il terreno che deve rimanere sempre umido.

La calla può essere concimata nel mese di aprile con un concime liquido sciolto nell’acqua dell’innaffiatura una volta ogni due settimane fino al mese di settembre. Tale operazione va sospesa nei mesi invernali.

Questi fiori, così resistenti alle variazioni climatiche, sono però bersaglio di diverse malattie come, ad esempio, i marciumi radicali, che possiamo prevenire evitando il ristagno idrico, o le macchie fogliari; in quest’ultimo caso possiamo recarci in un negozio specializzato per acquistare uno specifico detergente disinfettante.

La cocciniglia è un altro nemico delle calle: si manifesta attraverso la presenza di numerosi insetti minuscoli simili a batuffoli di cotone che si annidano sotto le foglie. Per eliminarli, basta strofinare le parti colpite con del cotone imbevuto di alcol.

LA SIMBOLOGIA
Regalare una calla ha simboleggiato nei secoli innumerevoli significati: un tempo emblema di stima e sentita amicizia, oggi segno di apprezzamento per tutto ciò che è bello. Questi fiori sono utilizzati spesso come fiori recisi nell’ambito di cerimonie per simboleggiare la purezza e l’innocenza.

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