Il Governo Meloni ha la fiducia, ecco tutte le priorità
Dalla collocazione euroatlantica alla lotta al caro energia, dal patto fiscale al (semi)presidenzialismo: il neo-Premier elenca i dieci punti chiave del suo esecutivo
E adesso il Governo Meloni è pienamente operativo. Senza grandi sorprese, infatti, dopo la Camera anche il Senato ha accordato la fiducia al piano enunciato dalla leader di Fratelli d’Italia nel suo discorso programmatico. Attraverso il quale il neo-Presidente del Consiglio ha delineato tutte le priorità del nuovo esecutivo di centrodestra.
Il discorso programmatico del neo-Premier
Commentare una dichiarazione d’intenti non è mai semplicissimo, non foss’altro perché, come insegna la saggezza popolare, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Le linee guida dell’ex Premier Mario Draghi, per esempio, avevano riguardato i temi economici, il PNRR e la crisi da Covid-19. Nessuno, naturalmente, poteva allora immaginare che poi sarebbe scoppiata la guerra in Ucraina, con tutte le imprevedibili conseguenze del caso.
In effetti, tutte queste istanze sono comprese, come spiega l’ANSA, nel manifesto con i dieci punti chiave del Governo Meloni. Che partono dalla riaffermazione della collocazione euroatlantica dell’Italia (ancorché rigettando la subalternità a Bruxelles) e l’urgenza di interventi contro il caro bollette e il caro carburante. Proseguendo quindi con la riduzione delle tasse, da realizzare riformando l’Irpef e ampliando la flat tax per le partite Iva da 65mila a 100mila euro di fatturato.
Per quanto concerne la pandemia da SARS-CoV-2, l’inquilino di Palazzo Chigi ha annunciato un deciso cambio di passo. Malgrado le restrizioni targate Roberto Speranza, infatti, il Belpaese «è tra gli Stati che hanno registrato i peggiori dati in termini di mortalità e contagi». Per questo «non replicheremo in nessun caso quel modello», e il Governo Meloni «non limiterà mai le libertà esistenti di cittadini e imprese». E neppure i diritti – veri o presunti che siano.
Le altre priorità del Governo Meloni
Nell’agenda di Giorgia Meloni figurano pure una «tregua fiscale», la lotta all’evasione e un «sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni». Accanto all’innalzamento del tetto al contante e a un taglio del cuneo fiscale di almeno «cinque punti».
Spazio poi al sostegno alla famiglia e alla natalità contro l’imperante «glaciazione demografica», e a un sistema scolastico che (finalmente) premi il merito. Nonché a un profondo restyling del Reddito di cittadinanza, che verrà mantenuto unicamente «per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare».
A livello di riforme istituzionali, la principale è senz’altro il presidenzialismo, partendo comunque «dall’ipotesi di semipresidenzialismo sul modello francese». In cui il potere esecutivo è condiviso da Capo dello Stato (eletto dal popolo) e Primo Ministro (nominato dal Presidente della Repubblica e ratificato dal Parlamento).
Infine, il capitolo immigrazione. Rispetto a cui il Capo del Governo ritiene fondamentale «rimuovere le cause che portano i migranti, soprattutto i più giovani, ad abbandonare la propria terra». Il che non implicherà modifiche al diritto d’asilo, ma punterà a impedire che «la selezione di ingresso in Italia la facciano gli scafisti».
Entrambe le Camere, come rileva TGCom24, hanno approvato a larga maggioranza il progetto delineato dal Presidente di FdI. Che si è detta «pronta a fare quello che va fatto, a costo di non essere compresa, perfino non essere rieletta», per risollevare le sorti della Nazione. Un’affermazione da statista – figura che, come sosteneva James Freeman Clarke, «guarda alla prossima generazione», e non alle prossime elezioni. Se rimarranno solo parole vuote o si tradurranno in azioni concrete, lo scopriremo molto presto.