Il nuovo Governo “dei migliori” scivola già sulle piste da sci
Operatori turistici ed enti locali sul piede di guerra dopo la chiusura degli impianti decisa all’ultimo da Speranza. E in Piemonte alcuni gestori, esasperati, riaprono ugualmente
Piovono, o per meglio dire nevicano dal nord i primi problemi per il nuovo Governo di Mario Draghi. Che, pur non avendo nemmeno chiesto la fiducia delle Camere, si trova già a dover affrontare l’ira di operatori del turismo invernale ed enti locali.
“Colpa” dell’ultimo provvedimento del Ministro della Salute, il riconfermato nomen omen Roberto Speranza, il cui bis in Lungotevere Ripa non aveva mancato di suscitare perplessità. La sua ordinanza domenicale ha sancito l’ennesimo stop alle attività sciistiche amatoriali, fermate almeno fino al 5 marzo. Di fatto, però, a quel punto «saremo ormai entrati nella bassa di una stagione ormai devastata», come ha sottolineato Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto. E il blocco rischia di essere tragicamente definitivo.
L’esponente di LeU ha assicurato che il nuovo Governo «si impegna a compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori». Tuttavia, per il Governatore in quota Carroccio «il danno è colossale», e stavolta occorreranno dei veri e propri indennizzi.
«Il Veneto oggi è in ginocchio» il j’accuse. «Nonostante il blocco dei licenziamenti, ha già perso 65mila posti di lavoro, di cui 35mila nel turismo». Il tutto mentre si stanno disputando i Mondiali di sci alpino a Cortina d’Ampezzo, che nel 2026 ospiterà, assieme a Milano, anche le Olimpiadi invernali.
Già questi freddi dati basterebbero a illustrare i motivi per cui i gestori degli impianti sciistici sono sul piede di guerra. Di fatto, però, c’è anche di più: perché, non bastando il danno, dai “migliori” è arrivata anche la beffa.
Il nuovo Governo e la beffa dopo il danno
«Le Regioni che avrebbero riaperto oggi, Lombardia e Piemonte, hanno saputo del nuovo stop quattro ore, dico quattro ore, prima della riapertura possibile degli impianti». Non le ha certo mandate a dire l’inquilino di Palazzo Balbi, ricordando inoltre che l’ultimo Dpcm del Governo Conte-bis «consentiva di riaprire il 15 febbraio. E dunque, il provvedimento in “zona Cesarini” qualche dubbio lo lascia».
Stesso concetto espresso dal suo omologo dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che è anche Presidente della Conferenza delle Regioni. E che ha parlato di «un cambio repentino di orientamento da parte del Cts, che spiazza totalmente i gestori degli impianti e quanti avevano già prenotato». Tanto più che ristoranti e rifugi avevano già ordinato materiale deperibile, e in modo simile i negozi specializzati si erano riforniti di abiti e materiale tecnico.
Che poi l’argomento sia incendiario (ironia della sorte) lo dimostrano anche le parole dell’altro leghista Massimo Garavaglia, neo-Ministro del Turismo. Secondo cui nell’atto del suo omologo della Sanità «è mancato il rispetto per i lavoratori della montagna».
Durissimo anche il commento dell’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari (ANEF). «Siamo furiosi, sembra una presa in giro», ha tuonato il numero uno Valentina Ghezzi. E in effetti c’è chi, nella piemontese Piana di Vigezzo, ha aperto ugualmente a dispetto della disposizione ministeriale.
Un gesto in cui, probabilmente, sulla sfida prevale l’esasperazione, e che se non altro evidenzia come il nuovo Governo sia già scivolato sulle piste da sci. Decisamente, quindi, l’inizio non è stato dei migliori. Fortuna che lo è l’esecutivo, verrebbe da dire.