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Il paziente a cui è stata asportata la mandibola per errore racconta il suo dramma

Il percorso del paziente operato per errore verso il calvario medico è iniziato con una telefonata, ricevuta nel giorno del nono mese di vita della sua bambina

Policlinico-Umberto-I-di-Roma

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Un errore diagnostico fatale ha cambiato per sempre la vita di un uomo di 35 anni, sottoposto a un intervento chirurgico devastante e del tutto inutile a causa di uno scambio di vetrini delle biopsie all’ospedale Umberto I di Roma.

Ecco la sua vicenda, raccontata dallo stesso paziente al Corriere della Sera. La vicenda, che rientra tra i casi più gravi di malasanità degli ultimi anni, ha visto l’uomo affrontare mesi di angoscia e terrore per una diagnosi di tumore maligno rivelatasi completamente sbagliata.

La mandibola asportata per errore

Il percorso del paziente operato per errore verso il calvario medico è iniziato con una telefonata, ricevuta nel giorno del nono mese di vita della sua bambina. Gli veniva comunicato che l’esame istologico aveva evidenziato la presenza di un tumore alla mandibola ad alto grado di malignità. Una notizia che ha spazzato via ogni certezza e lo ha catapultato in un vortice di ansia e disperazione, in bilico tra la speranza di aver intercettato in tempo la malattia e la paura di una recidiva inevitabile.

Da quel momento, la sua vita e quella della sua famiglia sono state sospese in un’attesa carica di angoscia. Ogni giorno era un misto di forza e fragilità, tra notti insonni della moglie e il tentativo di restare lucido per non lasciarsi schiacciare dal peso di una sentenza che sembrava definitiva. La paura più grande, più di qualsiasi dolore fisico, era quella di non poter vedere crescere sua figlia, di dover lasciare la sua famiglia senza poter combattere fino in fondo.

Un intervento devastante e il sospetto di essere vittima di un errore

L’operazione è stata radicale. I chirurghi hanno rimosso l’intera mandibola, eseguendo un intervento invasivo e irreversibile, convinti di dover estirpare un tumore letale. Solo dopo il lungo e doloroso post-operatorio, il paziente ha iniziato a nutrire dubbi sulla diagnosi. Si sentiva bene prima dell’operazione e non riusciva a spiegarsi come una malattia tanto aggressiva potesse essersi manifestata così improvvisamente.

Deciso a fare chiarezza, si è affidato a un laboratorio esterno per un’ulteriore analisi, accompagnata da un test del DNA. I risultati hanno rivelato l’inimmaginabile: i campioni analizzati in ospedale non erano suoi. Qualcun altro aveva ricevuto il suo istologico e probabilmente stava ancora aspettando una diagnosi corretta, ignaro di una patologia potenzialmente mortale.

La scoperta dell’errore e la rabbia per un calvario ingiusto

La notizia della diagnosi errata è arrivata all’improvviso, lasciandolo senza parole. In un attimo, l’incubo si è trasformato in uno shock profondo. Il sollievo per non essere malato si è presto mescolato a una rabbia crescente. Anni di sofferenza, di paura e di cambiamenti irreversibili erano il risultato di un errore umano evitabile.

Le cicatrici fisiche e psicologiche sono diventate parte della sua quotidianità. La paresi facciale persistente, il dolore costante e l’attesa di un nuovo intervento ricostruttivo lo tengono ancora legato a un percorso clinico che non avrebbe mai dovuto intraprendere. L’operazione, necessaria per ridurre le menomazioni funzionali, lo spaventa profondamente, ma rappresenta l’unica possibilità di migliorare la sua qualità di vita.

Oltre al danno personale, resta la consapevolezza che l’errore che ha distrutto la sua serenità potrebbe aver avuto conseguenze fatali per un altro paziente, a cui forse non è stato diagnosticato in tempo un tumore realmente esistente. L’idea che una vita possa essere stata compromessa per lo stesso errore che ha sconvolto la sua accresce il senso di ingiustizia.

Le conseguenze sulla vita quotidiana e il difficile percorso di riabilitazione

Il ritorno alla normalità è un processo lungo e complesso. La possibilità di lavorare da remoto gli ha permesso di mantenere un minimo di stabilità, distogliendo la mente dal dolore e dall’ingiustizia subita. L’aspetto più rassicurante è stata la sua bambina, troppo piccola per capire il dramma vissuto dal padre. Un giorno le racconterà tutto, nella speranza di farlo senza più rabbia.

Il percorso di riabilitazione è faticoso e richiede impegno costante, ma la fortuna di aver trovato specialisti competenti e umani rappresenta un punto di forza. Nonostante il trauma subito, l’uomo guarda avanti, consapevole che la strada è ancora lunga ma deciso a riprendersi tutto ciò che gli è stato tolto.

Il suo caso resta uno dei più gravi episodi di malasanità in Italia, un monito sull’importanza della precisione nelle diagnosi e sulle drammatiche conseguenze di errori che possono segnare per sempre una vita.

E alla fine resta ancora una domanda: a chi apparteneva il risultato della biopsia che evidenziava un tumore maligno alla mandibola? A lui come è andata?