Il Pd alla Borghesiana, Orfini faccia a faccia con i militanti
Pronti, via e subito l’assemblea è interrotta da una signora che indossando un naso rosso da clown espone lo striscione ”Rivoglio Ignazio Marino”
Dall' incontro con cittadini e iscritti a un mezzo tiro al bersaglio, anche se c'è chi difende le sue scelte a livello locale. Il commissario del Partito democratico di Roma, Matteo Orfini, ha incontrato ieri sera insieme al commissario del Pd del VI Municipio, Gennaro Migliore, decine di abitanti e militanti di Borghesiana, nel territorio governato dal ''nemico'' presidente Marco Scipioni. In platea anche alcuni dei 26 ''accoltellatori'' di Ignazio Marino, come Cecilia Fannunza, Maurizio Policastro, Alfredo Ferrari e Dario Nanni, alla prima uscita pubblica dopo la destituzione del chirurgo dem. E pure Giuseppe Celli, ex consigliere regionale e per due volte minisindaco sotto le Torri, padre di Svetlana, unica esponente della Lista civica Marino in Campidoglio a firmare le dimissioni il 30 ottobre. Pronti, via e subito l'assemblea, organizzata nella tensostruttura della Polisportiva Borghesiana, è interrotta da una signora che indossando un naso rosso da clown espone lo striscione ''Rivoglio Ignazio Marino''. Il primo a prendere la parola è Migliore, che ringrazia i consiglieri municipali dem, alcuni dei quali presenti, per "aver sfiduciato" Scipioni. Poi iniziano gli interventi: tra i primi un cittadino appartenente al gruppo Facebook ''Io sto col sindaco Marino'', accompagnato da alcuni altri iscritti, che chiede "il ritorno di Marino". È la volta di una militante, che fa a Orfini una rassegna delle sue dichiarazioni per sapere "cosa è cambiato da giugno a oggi? Diceva che un sindaco può essere sfiduciato solo per fatti gravi, ora lei si contraddice da solo". Un ragazzo canta fuori dal coro criticando il comportamento dell'ex primo cittadino, con il risultato di prendersi fischi e grida dal pubblico e anche un "vigliacco".
Ovviamente il punto più atteso del discorso è stato il passaggio, più che mai critico, sul sindaco Marino: un militante ha lasciato in polemica l'assemblea gridando alla "congiura dei 26 accoltellatori". Dopo il commissariamento del Pd a Roma, ha spiegato Orfini, "c'era la necessità di un salto di qualità nell'amministrazione e il nostro obiettivo era quello di aiutarla a fare quello che non era riuscita a fare fino a quel momento. Ci abbiamo provato in tutti i modi, io per primo: io non ho cambiato linea. Prima dicevo che dovevamo fare di tutto per sostenere Marino e l'ho fatto, e i consiglieri capitolini possono testimoniarlo, compreso il tentativo di mettere delle persone di qualità a disposizione dell'amministrazione e che sono servite, come Esposito, Causi e Rossi Doria. Ma non è bastato, perché abbiamo visto un interminabile susseguirsi di errori, sbagli, lentezze e difficoltà amministrative la cui responsabilità era del sindaco. Il rapporto con la città non c'era più, e qui entra in gioco anche la credibilità delle istituzioni, come dimostra l'uscita di Ferrovie dello Stato da Metrebus"
Poi l'affondo finale del commissario: "C'è un punto di non ritorno oltre il quale ti devi fermare: se la tua ostinazione nel sostenere un'esperienza che non funziona arriva al punto che quell'esperienza diventa un danno per quelli che devi amministrare, hai il dovere di fermarti. Un partito serio esercita una responsabilità politica e si assume la responsabilità, nel momento in cui ritiene che quell'esperienza non sta risolvendo i problemi dei cittadini, di interromperla", ha concluso Orfini, prima di concedersi all'applauso – e ai selfie – di chi era rimasto fino alla fine dell'incontro.