Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza analizzato da Angelo Bonelli (Verdi)
Angelo Bonelli, coordinatore nazionale dell’esecutivo dei Verdi ha analizzato il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) di Draghi
Angelo Bonelli, coordinatore nazionale dell’esecutivo dei Verdi ha analizzato il PNRR di Draghi. Vi è, secondo Bonelli, “Una forte riduzione del trasporto pubblico e un ruolo centrale di Eni con l’idrogeno a gas: alla faccia della transizione ecologica. Riduzione fondi alla ricerca pubblica e inconsistenti investimenti sulla depurazione e sulla dispersione delle reti idriche”.
Ecco il dettaglio:
1) Fondi insufficienti al trasporto pubblico: sono previsti 240 km di nuova rete attrezzata suddivisa in: a) 11 km di metropolitane, 120 km di filobus , 85 km di tra, e 15 km di funivie. Questi interventi che verranno distribuiti nelle maggiori città italiane, sono sufficienti solo per una città come Roma.
2) Il Pnrr prevede l’acquisto di 53 nuovi treni regionali, il piano Conte prevedeva 80 nuovi treni. E’ un intervento inaccettabile per le scarse risorse investite: allo stato attuale in circolazione abbiamo 456 treni regionali di cui 256 treni diesel ancora circolanti.
3) Su una flotta di 42.800 autobus circolanti in Italia il Pnrr ne prevede la sostituzione di 5.500. Pari al 12,8% del totale: la flotta italiana di autobus per il trasporto pubblico presenta un’età media notevolmente superiore alle omologhe dell’UE ed è caratterizzata da un elevato consumo di carburante e da elevati costi operativi e di manutenzione.
4) I percorsi ciclabili urbani passano da 1000 km della precedente proposta a 570 km mentre i percorsi ciclabili turistici da 1626 km della precedente proposta a 1200 km.
Ridotti gli investimenti sulle rinnovabili
5) C’è una riduzione degli investimenti su energie rinnovabili, sono previsti 4,2 GW che è una potenza installata sufficiente solo per coprire meno di un anno di crescita per coprire i target europei.
6) L’efficienza energetica passa dai 7 mld del piano Conte a 2 mld del Pnrr Draghi.
7) I fondi da destinare alla ricerca pubblica sono inconsistenti come invece richiesto con il piano Amaldi: L’Ex ministro Manfredi ne prevedeva 15 ora sono 4,5 mld di euro.
8) Ci sono grossi investimenti su Idrogeno ma non verde che consente a Eni e Snam di continuare ad avere un ruolo determinante: questione da chiarire se le reti idrogeno saranno allacciate alle attuali centrali di gas.
9) Nella filiera transizione è previsto il sito stoccaggio CO2 a Ravenna, progetto Eni, che serve per continuare a estrarre idrocarburi anche dopo il 2050.
10) La parte su economia circolare è concentrata solo su gestione dei rifiuti e non un piano che coinvolga industrie e PMI con risorse limitate.
Pochi investimenti sulle reti idriche
11) Sulle reti idriche che perdono 100.000 litri al secondo c’è un investimento di soli 900 milioni di euro! La nostra rete idrica perde il 41% e si vorrebbe intervenire su 25.000 km di rete di distribuzione idrica con 900 milioni di euro. L’acqua persa dalle nostre rete potrebbe dare da bere ad una popolazione di 40 milioni di persone.
12) Sulla rete fognaria e sulla depurazione delle acque reflue sono previsti solo 600 milioni di euro: l’Italia ha una condanna da parte della Corte di Giustizia europea perché in alcune zone del paese, Sicilia, Calabria, Puglia ecc) non depura le acque reflue.
13) Le risorse destinate alla qualità dell’aria e la biodiversità attraverso la tutela delle arre verdi e marine sono 780 milioni per tutta italia di cui 360 solo per la rinaturalizzazione dell’area del Po.
14) Le risorse per il superbonus edilizio non sono sufficienti per arrivare al 31 dicembre 2023, mancano 12 miliardi.
La bonifica dei siti inquinanti
15) Il tema delle bonifiche dei siti inquinati è stato completamente dimenticato. Sei milioni di persone vivono in siti altamente inquinati come Taranto, Priolo, Gela, Milazzo, Brescia, Porto Torres, e altri territori non bonificati come la Terra dei fuochi, Valle del Sacco, Val d’Agri, e le falde inquinate del Veneto e del Piemonte da PFAS
16) Non c’è un piano per perdita della biodiversità finanziando un programma di investimenti nelle 6 aree strategiche per la riconnessione ecologica del Paese: Alpi, Corridoio Alpi-Appennino, Valle del Po, Appennino Umbro-Marchigiano, Appennino Campano Centrale, Valle del Crati – Pre-Sila Cosentina, realizzando progetti per il risanamento naturale e idrogeologico ed estendere questi inteventi anche alle aree costiere e marine in corrispondenza delle zone a maggiore biodiversità e a maggiore rischio per le pressioni antropiche.
Lo sviluppo delle filiere del Made in Italy
17) Nella versione definitiva del PNRR, manca un riferimenti esplicito al raggiungimento degli obiettivi delle Strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030” indicando la priorità dell’incremento della superficie agricola certificata in agricoltura biologica, lo sviluppo di filiere del “Made in Italy” biologiche e la creazione dei biodistretti, con priorità nelle aree naturali protette, individuando risorse e percorsi condivisi per ridurre l’uso sistematico di fertilizzanti chimici e pesticidi.
Nella sezione riforme mancano obiettivi essenziali:
a) Legge sul consumo di suolo.
b) Legge su stop immatricolazioni auto diesel e benzina come già deciso da paesi europei come Francia, Norvegia, Gran Bretagna.