Il Piano Regionale rifiuti usato per il trapasso della fallita Lazio Ambiente
Riceviamo e Pubblichiamo dal rappresentante Comitato residenti Colleferro
Il Piano regionale rifiuti circola da oltre un anno sotto forma di bozza più o meno definitiva e il testo ora giace in Consiglio regionale a causa dell’emergenza sanitaria da pandemia causata dal coronavirus: continua perciò ad essere ancora vigente quello adottato circa 10 anni fa.
Il dramma senza precedenti che sta attraversando il mondo moderno dalla fine del 2019, un fenomeno di dimensioni globali – #restiamoacasa non è uno slogan ma significa limitiamo i contagi – non deve portare a forme indirette di sospensione delle garanzie costituzionali che sono alla base del nostro sistema di trasparenza democratica e non deve diventare l’alibi per non fare, ciascuno nel suo ambito, grande o piccolo, la propria parte civilmente e correttamente.
Il nostro è un microcosmo fatto di collaborazioni attive lungo la valle del Sacco e anche da questo piccolo angolo vale la pena ribadire pubblicamente, sempre in nome del desiderio di scardinare uno sciagurato sistema, le reiterate e impunite carenze in materia di anticorruzione e trasparenza di cui vive e si nutre alle spalle dei cittadini e dei lavoratori: intendiamo continuare a farlo con la forza del sano civismo e la verità documentale degli atti.
Nel nostro “piccolo” abbiamo indirizzato alla società Lazio Ambiente spa un’altra richiesta di accesso agli atti sul compound industriale da insediare a Colleferro (schemi di processo, business plan, relazione tecnica, piano economico di investimento), come previsto dal Piano rifiuti regionale.
Per i pochi che non lo sapessero, la società, nata nel 2011 dal salvataggio del Consorzio Gaia spa, è interamente regionale e si occupa di gestione dei rifiuti. Condotta dalle diverse dirigenze sull’orlo del fallimento, viene posta in vendita nel 2017 con un bando di gara pubblico, andato deserto. Ormai fuori controllo per le ingenti passività, nel 2018 interviene la Regione – superando senza titubanza tutta la fatica fatta per far credere che la dismissione della sua partecipata fosse un obbligo imposto dal decreto Madia – che affida a Lazio Ambiente spa il compito di progettare un nuovo impianto per il trattamento dei rifiuti: un compound che assorbirebbe lo scarto di tutti i TMB del Lazio, legato indissolubilmente alla produzione di rifiuti non differenziati e industriali.
Nelle linee strategiche per il nuovo Piano di gestione dei rifiuti, il compound industriale è parte integrante e sostanziale perchè “rappresenta uno dei cardini del nuovo Piano” e “il fulcro del Piano industriale di Lazio Ambiente spa”, entrambi incentrati dunque sul garantire ingente mole di rifiuti non differenziati a scapito di tante piccole medie imprese che vivono di riciclo e recupero dei rifiuti differenziati.
Va sottolineato che secondo il Presidente della società Fortini a gennaio 2020 doveva essere pubblicato il bando per la costruzione del compound industriale a Colleferro ed entrare in funzione due anni dopo.
E invece, a dispetto di quello che i pianificatori incaricati dalla Regione indicano nei documenti di Piano con tanto di capacità, dimensioni e schemi di flusso ben definiti e messi nero su bianco con “piglio esperto” (si tratta di due società, la Esper srl di Torino tra i cui soci/progettisti figurano “risaputi esperti” di pianificazione e progettazione impiantistica come un ex postino e un chimico, e la società Ambiente Italia srl, nota alle cronache pavesi per l’operato del suo Presidente).
In risposta alla richiesta di accesso agli atti il Presidente Fortini risponde al Comitato “di non poter dar seguito alla Sua richiesta in quanto trattasi di un progetto industriale di proprietà della scrivente società, al momento ancora in fase di studio. Sarà cura di questa società rendere pubblici tutti gli elaborati non appena questi saranno conclusi.”
Forte della sua pluriennale e nota esperienza nel settore (Napoli, Roma fino alla fase fallimentare di Lazio Ambiente spa), il Presidente risponde a noi ad Aprile 2020, che l’impianto è tutto ancora da progettare, non ci sono atti formali ad oggi da poter consegnare in termini di documenti progettuali” nonostante la prevista tempistica sbandierata in ogni dove.
Non avevamo dubbi che ci saremmo trovati davanti ad un nulla di fatto o che forse si nascondono dietro l’emergenza coronavirus le attività in corso, per questo abbiamo già richiesto anche alla Regione gli atti con relativi protocolli che avrebbero autorizzato negli ultimi tempi la decotta Lazio Ambiente spa a occuparsi della progettazione di questo ennesimo impianto, straordinariamente impattante, di cui nulla si sa ancora ad oggi. Nemmeno il Comune di Colleferro è in grado di dirci dove intendono costruirlo!
Aspettiamo una risposta e nel frattempo #restiamoacasa!
*Ina Camilli, Rappresentante Comitato residenti Colleferro