Il potere logora anche chi ce l’ha (e non vuole proprio lasciarlo)
Biden è il non minus ultra, ma ci sono vari casi di attaccamento alla poltrona pure in Africa (l’ultimo in Gabon): dove comunque le dinamiche, molto spesso, sono legate alla Francia
Parafrasando un celeberrimo aforisma del Divo Giulio Andreotti, il potere logora anche chi ce l’ha, e non vuole proprio lasciarlo. Anche in barba a difficoltà di vario genere, dai problemi fisici al malcontento dei cittadini. E, anche se può sembrare un malcostume molto distante, in realtà l’esempio più calzante proviene dal cuore stesso dell’Occidente.
Il potere logora anche chi ce l’ha, e non vuole lasciarlo
Il non minus ultra dell’attaccamento alla poltrona è infatti Sleepy Joe Biden, che in aprile, come riporta l’ANSA, ha annunciato la ricandidatura alla Casa Bianca. E questo a dispetto degli indici di gradimento asfittici (anche tra gli stessi democratici, come ricorda Il Giornale). E, soprattutto, della preoccupazione degli Americani (il 68%, secondo un sondaggio della NBC) per la sua salute mentale, esaltata dai ripetuti epic fail del Nostro.
La gaffe machine, comunque, è in buona compagnia, soprattutto dalle parti del Continente Nero, e in modo particolare nelle regioni francofone. L’ultimo caso in ordine cronologico riguarda Ali Bongo Ondimba, Presidente del Gabon. Il quale, come rileva Africa News, ha dichiarato che correrà per un terzo mandato, malgrado le persistenti perplessità derivanti dall’ictus che lo colpì nel 2018.
Né va dimenticato il caso del vicino Camerun. Il cui numero uno, Paul Biya, è attualmente il secondo capo di Stato e di Governo più longevo del pianeta, essendo entrato in carica il 6 novembre 1982. E, nonostante abbia da poco superato i 90 anni, sembra seriamente intenzionato a ripresentarsi alle Presidenziali del 2025.
Le ingerenze neocolonialiste della Francia
Bisogna anche precisare che, soprattutto nell’Africa Occidentale, storicamente le dinamiche di potere sono state spesso influenzate (eufemismo) dalla Francia. Che non ha mai disdegnato, scrive Le Grand Continent, colpi di Stato, interventi militari e sostegno ad autocrati, pur di mantenere l’imperialismo economico. Basti pensare che ancora priva 14 Stati della sovranità monetaria attraverso il franco CFA, stampato dalla Banque de France. Alla quale questi Paesi sono costretti a versare metà di quanto guadagnano dalle esportazioni, oltre a dovervi depositare metà delle proprie riserve valutarie.
Qualche mese fa, come riferisce Le Monde, l’inquilino dell’Eliseo Emmanuel Macron ha assicurato che «l’era della Françafrique è finita». Forse non proprio spontaneamente, visto che la pazienza delle ex colonie sta giungendo al limite. Come dimostrano le recenti espulsioni dei soldati transalpini da Mali, Repubblica Centrafricana e Burkina Faso (Nazione, peraltro, letteralmente insanguinata dalle ingerenze neocolonialiste di Parigi).
Un rinnovamento, insomma, in qualche misura è già in atto, e l’età gioca a favore dei suoi fautori. D’altronde, come recita un proverbio cinese, quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono dei ripari, altri costruiscono dei mulini a vento.