Il Premier si è dimesso: “Conte è morto, lunga vita a Conte”?
Il Capo del Governo sale al Quirinale per rimettere il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica Mattarella, che oggi avvia le consultazioni: tutti gli scenari sono possibili
Il Premier si è dimesso. Al termine di giorni lunghi e intrisi di tensione, il BisConte dimezzato ha dovuto prendere atto che la bilancia della giustizia era sbilanciata. E non a suo favore. Da cui la decisione di rimettere il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con l’obiettivo di ottenere un reincarico. Il Conte ter, però, è solo uno dei tanti scenari possibili.
Il Premier si è dimesso
Dunque, il Premier si è dimesso. Una settimana dopo aver ottenuto la fiducia, ma non la maggioranza assoluta in Senato, Giuseppe Conte è salito al Quirinale e ha aperto ufficialmente la crisi. Come da prassi, il Capo dello Stato ha accettato le dimissioni con riserva, invitando «l’esecutivo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti».
Oggi pomeriggio inizieranno le consultazioni per la formazione del nuovo Governo, che in realtà potrebbe assomigliare moltissimo a quello uscente. Non è infatti un mistero che Giuseppi punti a ricevere un terzo mandato, magari appoggiato dal fantomatico gruppo parlamentare dei responsabili. Quelli, per intenderci, su cui Palazzo Chigi faceva affidamento per disinnescare la mina costituita dalla relazione del Guardasigilli Alfonso Bonafede in materia di giustizia.
Niente da fare, «ad ora i numeri non ci sono» avevano avvisato dal Pd. E, come ripeteva il M5S, «un voto contro il Ministro della Giustizia è un voto contro il Governo». Almeno, però, questo problema non sussiste più: un esecutivo dimissionario non può essere impegnato politicamente da una risoluzione del Parlamento, che dunque finirà nel cassetto. Per qualche giorno, se non altro.
Tempo che l’ex Avvocato del popolo intende sfruttare per trovare i famigerati “volenterosi” che dovrebbero sostituire la pattuglia di Italia Viva. Tra i 10 e 15 senatori, come minimo. Ai quali il Signor Frattanto potrà verosimilmente offrire qualche poltrona in più, sapendo però che la clessidra gioca contro di lui. Il che è ironico, considerato che il Nostro è più avvezzo alla tendenza dilatoria che gli è valsa il succitato soprannome.
L’incognita Mattarella
E poi c’è sempre l’incognita rappresentata da Mattarella. Che «vuole certezze», come ha ribadito la sua voce ufficiosa, il principe dei quirinalisti Marzio Breda. «Sarà il Presidente a verificare, completato il consulto, se esistano margini per un reincarico a Conte», e «questo non è scontato».
In effetti, è comunque probabile che il Colle sonderà tutte le opzioni, compresa quella di una ricucitura con il leader italovivo Matteo Renzi. Ipotesi che, al momento, viene però esclusa sia dai grillini che da buona parte dei dem. Forze che, peraltro, respingono anche la proposta di un Governo di unità nazionale, avanzata soprattutto da Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia.
Se i veti dovessero permanere, le scelte diventerebbero quasi obbligate. O si paleseranno i costruttori, al grido di “Conte è morto, lunga vita a Conte!”, oppure non resteranno che le elezioni anticipate. Come chiedono, unici nell’intero arco costituzionale, Matteo Salvini, segretario della Lega, e Giorgia Meloni, presidente di FdI.
Ma c’è anche la prospettiva che il leguleio volturarese teme sopra ogni altra – quella del voltafaccia della sua stessa, attuale maggioranza. Non è un mistero, per esempio, che il Rottamatore lavori per sostituirlo, magari col titolare della Cultura Dario Franceschini o col Ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Insomma, o il Presidente del Consiglio si farà fenice, oppure Pittibimbo sarà felice. Visto quanta differenza può fare una piccola consonante?