Il primo venerdì di passione di Jorge Bergoglio
“I cristiani devono rispondere al male con il bene”
L’ADORAZIONE DELLA CROCE – Primo venerdì santo da Pontefice, per Papa Fancesco.
È cominciata nella Basilica vaticana la celebrazione del giorno della Passione di Cristo.
Qui, papa Francesco si è tolto la mitria e si è steso sul pavimento di San Pietro all’inizio del rito dell’adorazione della Croce.
La predica di padre Raniero Cantalamessa, cappuccino e predicatore della casa pontificia, ha accompagnato il rito dell’adorazione: "Sappiamo quali sono gli impedimenti che possono trattenere il messaggero: i muri divisori, a partire da quelli che separano le varie chiese cristiane tra di loro, l’eccesso di burocrazia, i residui di cerimoniali, leggi e controversie passate, divenuti ormai solo dei detriti", ha detto padre Raniero dopo la lettura del racconto di Kafka che narra le vicende di un messaggero imprigionato in un castello.
"Arriva il momento – ha spiegato – in cui ci si accorge che tutti questi adattamenti non rispondono più alle esigenze attuali, anzi sono di ostacolo, e allora bisogna avere il coraggio di abbatterli e riportare l'edificio alla semplicità e linearità delle sue origini".
LA VIA CRUCIS – Come aveva annunciato Padre Lombardi, Papa Francesco è arrivato in macchina al Colosseo, per seguire il rito della via Crucis, come facevano Benedetto XVI e Giovanni Paolo II.
Ad accoglierlo il sindaco di Roma, Gianni Alemanno: "La Via Crucis è sempre uno dei momenti più' suggestivi della Chiesa di Roma. Oggi lo è particolarmente perché è la prima di Papa Bergoglio. Qui si esprime il massimo della spiritualità di Roma, a fianco del Colosseo che è stato il primo luogo di martirio dei cristiani e nel cuore della parte piu bella del centro storico. Abbiamo veramente la sensazione di un legame profondo, totale, tra la chiesa Cattolica e la città di Roma. Questi sono fatti e realtà che non si possono ignorare al di la delle fedi, delle religioni, legame suggestivo che ci tocca veramente nell'animo".
La Croce è stata portata per la prima e l'ultima Stazione dal cardinale Vallini; per la II e la III, da una famiglia italiana e una indiana; per la IV e la V dagli operatori dell'Unitalsi, l'Unione Nazionale Italiana che segue e accompagna i malati nei loro pellegrinaggi. Due seminaristi cinesi hanno invece accompagnato la Croce per la VI e VII Stazione; per la VIII e la IX due frati della Custodia di Terra Santa; per la X e la XI Stazione, due religiose nigeriane e due religiose del Libano; alla XII e alla XIII Stazione erano presenti due giovani del Brasile, Paese in cui verrà celebrata la prossima Giornata Mondiale della Gioventù.
Per tutte le Stazioni, le torce ai lati della Croce sono portate da due giovani italiani della diocesi di Roma e da due libanesi.
Una lettura semplificata dell’Antico Testamento quest’anno, per volontà dello stesso Pontefice.
Alla fine della Via Crucis, le parole del Papa: "Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio di aver partecipato numerosi a questo momento di intensa preghiera", ha esordito Jorge Bergoglio, rivolgendosi anche a quanti, anziani e malati, non erano presenti fisicamente ieri sera al Colosseo. "Non voglio troppe parole. Questa notte deve rimanere una sola parola, che è la Croce di Gesù, la parola con cui Dio ha risposto al male nel mondo. A volte ci sembra che Dio rimanda in silenzio, ma in realtà Dio ha parlato e ha risposto, e la sua risposta è la Croce di Cristo. Una parola che è amore, misericordia, perdono e anche giudizio. Sì, Dio ci giudica amandoci, ricordiamocelo. Dio ci giudica amandoci. Se ho il Suo amore con me allora sono salvo; se lo rifiuto, allora sono condannato, non da Lui, ma da me stesso, perché Dio non condanna, Dio solo ama e salva – ha continuato – Cari fratelli, la parola della Croce è anche la risposta dei cristiani al male che continua ad agire in noi e intorno a noi. I cristiani devono rispondere al male con il bene, prendendo su di sé la Croce come Gesù".
Poi un pensiero rivolto alle testimonianza dei giovani libanesi.
Ereditando la volontà di Benedetto XVI, anche Papa Francesco ha affidato a due giovani del Libano la preparazione dei testi che hanno accompagnato la via crucis, sotto la supervisione del Patriarca Maronita Bèchara Boutros Raï, nominato cardinale nel 2012 da Papa Emerito.
I due libanesi hanno anche toccato temi come la bioetica, l’aborto, hanno parlato alle vittime delle guerre e della violenza, hanno pregato per tutte quelle donne che ancora oggi sono costrette a soffrire e per i giovani che, vittime della disperazione, si illudono di poter trovare una via di salvezza nella droga o nella malavita. "Nel nostro mondo contemporaneo – hanno detto – molti sono i ‘Pilato’ che hanno nelle mani le leve del potere e ne fanno uso al servizio dei più forti. Molti sono coloro che, deboli e vili davanti a queste correnti di potere, impegnano la loro autorità al servizio dell’ingiustizia e calpestano la dignità dell’uomo e il suo diritto alla vita".
"Questa sera abbiamo sentito la testimonianza dei nostri fratelli del Libano – ha concluso Bergoglio – Sono loro che hanno composto queste belle meditazioni e preghiere. Li ringraziamo di cuore per questo servizio e soprattutto per la testimonianza che ci danno. Lo abbiamo visto quando il Papa Benedetto è andato in Libano: abbiamo visto la bellezza e la forza della comunione dei cristiani di quella Terra e dell’amicizia di tanti fratelli musulmani e di molti altri. E’ stato un segno per il Medio Oriente e per il mondo intero: un segno di speranza. Allora continuiamo questa Via Crucis nella vita di tutti i giorni. Camminiamo insieme sulla via della Croce, camminiamo portando nel cuore questa Parola di amore e di perdono. Camminiamo aspettando la Risurrezione di Gesù, che ci ama tanto. E’ tutto amore".