Il prossimo Festival di Sanremo? Ma a Bonolis naturalmente
La polemica innescata dopo la rottura tra Amadeus e il suo agente Lucio Presta lascia aperta a Paolo Bonolis la porta del Festival
Fa gioco ricamare sulla difficoltà di trovare un successore ad Amadeus. Ma il Festival è sempre un investimento sicuro per chiunque, perché la conduzione non sposta poi di molto il risultato. La polemica innescata dopo la rottura tra Amadeus e il suo agente Lucio Presta lascia aperta a Paolo Bonolis la porta del successore.
Alla serata di Raiuno per i 70 anni della tv era tutto un parlare di chi farà Sanremo l’anno prossimo. Che significa domattina, perché bisogna cominciare a lavorarci da subito. Paolo Bonolis e Antonella Clerici si schernivano alle battute di Massimo Giletti, da poco rientrato in Rai, dopo l’esilio a la7. Non in molti avranno capito se quello fosse uno scherzo o meno, ma tutti hanno notato la rigidità di Bonolis contrapposta alla serenità bamboleggiante della Clerici. Non è un caso se entrambi hanno come manager quel Lucio Presta che da anni fa il bello e il cattivo tempo in Rai e che è stato defenestrato da Amadeus, come suo agente, proprio alla partenza dell’ultimo Festival.
Amadeus non avrebbe gradito che il suo manager abbia proposto alla Rai il nome di Bonolis
Una nota della ADN Kronos il 7 febbraio scorso riportava la frase di Amadeus: “Ringrazio chi è stato con me, ma adesso il festival prosegue“. Lo disse in conferenza stampa, in risposta ad una domanda sulla rottura con Lucio Presta, suo manager da tanti anni. “Io amo parlare del presente, del futuro, mai del passato -aggiunse Amadeus– Ora c’è un presente, un team intorno a me che mi mette nelle condizioni di sentirmi aiutato. Mi sono sempre occupato dei festival, si continua ad andare avanti nella stessa maniera“.
Sembra che tra le ragioni della rottura vi fosse la proposta di Presta alla Rai per la prossima conduzione di Bonolis, senza aver avvisato Amadeus. Non è un caso, credo, se nella scaletta del programma La Tv fa 70 Amadeus e Bonolis erano stati tenuti distanti nel corso delle loro apparizioni.
Guarda caso Bonolis sarebbe libero da giugno per tornare in Rai
Di fatto c’è che a giugno a Bonolis scadrà il contratto con Mediaset e che il suo rientro in Rai è possibile, e forse non solo per il Festival. Potrebbe uscire di scena anche zia Mara da Domenica In, per stanchezza e usura, e Paolo sarebbe un buon cavallo su cui puntare per la domenica pomeriggio. Ma in ogni caso un programma da condurre si trova, non è quello il problema. Insomma la candidatura, secondo me, c’è eccome. Che vi partecipi anche la Clerici non è detto.
Fungerebbe un po’ come Fiorello per Amadeus. Già nel 2009 quando Bonolis condusse un Festival di Sanremo si portò Antonella nella veste di spalla “pasticciona”. Funzionò. Tant’è che l’anno dopo tutti pensavano al flop quando la Rai affidò la conduzione alla stessa Clerici e invece, anche grazie alla presenza di Gianmarco Mazzi come direttore artistico, i risultati furono addirittura migliori.
La Rai ha la formula per Sanremo, ci sia chi ci sia, sarà comunque un successo
Le formule quando funzionano si tende a ripeterle. Antonella dovrebbe prestarsi a fare da spalla comica (a sua insaputa?) e per la sua fama di gaffeuse è possibile che ci riesca, ovvio senza la maestria improvvisatrice di Fiorello ma con una buona dose di quella naturalezza alla gaffe che le viene spontanea, (del resto era una delle armi di Mike Bongiorno). Averla fatta cantare in diretta, come quando lo fece dal palco dell’Ariston di fronte all’attore inglese Hugh Grant, stonando all’inverosimile, allude un po’ a quello. Comunque sia il tandem Bonolis – Presta metterebbe a posto le cose, anche per assicurare una gestione di polso alla selezione e un ritorno certo come audience.
Quando hai potere si possono far diventare purosangue anche dei brocchi
Recentemente Presta è tornato sull’argomento. Dopo aver assistito Amadeus per cinque anni, uno come lui rinuncia mal volentieri ad avere le mani in pasta sul Festival. Più fai e decidi e più puoi vendere cara la pelle dei tuoi assistiti. È un gioco di poteri che funziona con le emittenti tv. Ti porto B se mi prendi A o viceversa. Come nel calcio anche nello spettacolo il potere è in mano agli agenti. Quasi quasi hanno più potere dei politici o se è necessario si alleano. Chi ha i cavalli buoni fa correre anche i brocchi. E se un agente li sa gestire fa diventare dei purosangue anche gli stessi brocchi che qualche politico gli affida.
Il buon Cattelan non riesce a sfondare ma con Marta Donà sembra aver trovato l’agenzia giusta. Lui stesso è ritenuto un papabile. Tuttavia i papabili servono anche loro a far da cornice all’unica possibilità. Ora sulla stampa comincia il solito gioco: chi sostituirà Amadeus? Certo sarà difficile ripetere il successo! Per questo motivo nessuno lo vuol fare e tutti si tirano indietro, da Carlo Conti allo stesso Giletti o Mara Venier? Sono tutti diversivi. Conduttori di diversione di massa. Sappiamo bene che le cose non stanno così. A certi tavoli si siedono in pochi.
“I cimiteri sono pieni di tanti indispensabili”: a chi alludeva Presta?
Su X (ex Twitter) Presta ha lanciato un messaggio chiaro, dopo aver assistito alla santificazione televisiva di Amadeus, dai tg ai programmi che lo hanno ospitato, fino al suo elogio nello show La TV fa 70, davanti al sacro predecessore, un Pippo Baudo che sembrava mummificato. Presta non ritiene affatto che chi prenderà il testimone di Sanremo il prossimo anno andrà incontro a una disfatta, dopo il miracolo di Amadeus: “Se non erro la prossima è la 75esima edizione del Festival di Sanremo, ne sono andati male 3/4 al massimo. Un’azienda come la Rai farà la 75-76-77-78 etc. Quante volte era impossibile ed è diventato possibile. I cimiteri sono pieni di tanti indispensabili”.
Parole dure che stanno sollevando un polverone social. In tanti hanno replicato in sostegno di Amadeus. Come al solito nei social ci si schiera pro o contro. Chi ragiona non viene quasi mai capito. Se critichi A sei per B e se critichi B sei per A, anche se non è vero. Guardate che succede con i presunti putiniani o per i pacifisti che diventano sostenitori di Hamas senza esserlo. Così anche su qualsiasi stupidaggine. Come Lucio Presta sono in tanti convinti che ci siano molti altri professionisti in grado di fare un bel Festival, ovviamente se sono assistiti da lui è meglio, e quasi tutti i direttori e i funzionari della Rai lo sanno. Solo il tempo svelerà chi aveva ragione ma è già si sa come andrà a finire.
Il Festival non è mai un costo ma un investimento per tutti
Una volta il Festival aveva dei concorrenti, ora la tv non fa contro programmazione per quei 5 giorni e non solo: tutti i canali parlano del Festival e si annichiliscono piuttosto che tentare di opporsi. Mediaset sparisce, la7 e gli altri rilanciano i nomi e il gossip sul Festival. Fabio Fazio su Canale 9 ospita cantanti e polemiche usufruendo del Festival per rilanciare il suo programma. Tutti se ne avvantaggiano insomma. È quindi davvero una favola che si racconta ogni volta quella del possibile flop dopo un record.
I vecchi aziendalisti Rai sanno che il manico alla fine non ce l’ha il “sedicente direttore artistico” ma l’azienda. Tutte le fila passano per la pubblicità e questa la gestisce la Rai. Sono i contratti con gli sponsor che determinano la scaletta e non viceversa, stabiliscono orari, votazioni, interruzioni, collegamenti, colpi di scena, perché ad essi sono legati i risultati di audience e dell’investimento finanziario. Quanto meno, se sei il direttore artistico, devi sentire almeno 4 o 5 voci prima di decidere qualcosa.
Pensa male la gente quando parla di spese e di costi scandalosi per il Festival. Non è un costo mai. È sempre e comunque un investimento. Tanto per Rai come per il Comune di Sanremo o le stesse Case Discografiche, le Case di Moda o la Costa Crociere o Tim o Enel. Investire nel Festival fa guadagnare tutti. Quest’anno pare che Rai abbia investito 20 e le sia tornato indietro più di 60. Non so se mi spiego. I vari discografici investono in ore di studio, idee, marketing, maquillage e moda per i propri artisti ma con Sanremo campano e guadagnano per un anno e più. Anche il proprietario delle sneaker U Power avrebbe investito un milione di euro per coinvolgere John Travolta ma adesso li ha abbondantemente recuperati.
Il caso delle sneakers U Power: come avere un ritorno di immagine usando il Festival col minimo investimento
Il marchio fa capo al gruppo U Invest della famiglia Uzzeni, fondata da Franco Uzzeni nel 2006. L’azienda di Novara è ormai un colosso mondiale nel settore. Senza nessun accordo con la Rai, Uzzeni ha fatto indossare le sue scarpe a John Travolta, ovviamente con un contratto ben remunerato col suo testimonial, che utilizza in vari eventi e promozioni però. Ma dopo l’apparizione al Festival e le polemiche sulla pubblicità occulta e sul Ballo del Qua Qua, ora le scarpe si vendono in tutto il mondo a rotta di collo.
Mai idea scema fu più remunerativa! L’importante è che venga innescata la polemica, poi la pubblicità che ti torna indietro vale 1000 volte quello che hai investito e senza spendere altro. Ci pensano la rete e la stampa a diffondere la notizia per te. Per Uzzeni l’importante è che se ne parli: “Nel mondo dei social è così, ci si divide subito, ma la stragrande maggioranza ha dato un parere non solo positivo ma entusiastico”.
Sul cachet all’attore americano però Uzzeni non si è sbilanciato: “Travolta è nostro testimonial dall’estate 2023, straordinario, e naturalmente viene pagato secondo il contratto. Comunque è il caso di dire che si tratta di soldi ben spesi perché ogni sua apparizione fa subito centro”. Infine Uzzeni ci ha tenuto a salvare la Rai dalle malelingue: “Quanto a Sanremo noi non abbiamo avuto nessun ruolo, perché è di fuori degli interventi pubblicitari”.