Il Tevere, l’inquinato fiume di Roma che può tornare pulito
Il Tevere è il più inquinato! No il più limpido, ma solo a Roma! Che succede al fiume di Roma, mentre la Senna e il Tamigi tornano balneabili?
Quante volte abbiamo sentito affermazioni come: “Il Tevere è in secca, la minor portata lo rende ancor più inquinato”, oppure “No è limpido, solo nel tratto di Roma”. Come stiano davvero le cose pare non si riesca a sapere.
Intanto la sua portata s’è abbassata e anche quella dell’Aniene è inferiore alla metà della media storica, i laghetti e le marane sono destinati a scomparire. Il bacino idrico di Roma versa in una condizione tragica. Lo sostiene l’ANBI (Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue) per il Lazio.
L’ANBI infatti, ritiene che la pioggia caduta negli ultimi mesi sia “insufficiente per riequilibrare un bilancio idrico altamente negativo. Il corso d’acqua che attraversa il centro e finisce a Fiumicino è 14 centimetri sotto al livello del 2022“.
Per la Lipu: “Le specie animali che vivono in questo bacino, sono a rischio estinzione”.
Tevere: Siccità e immondizia che riaffiora dal fiume di Roma
In media, il livello di profondità del Tevere è di 6.5 metri. L’attuale piano stradale invece si trova circa 9 metri più in alto, cioè più o meno l’altezza dei muraglioni tra i quali il fiume scorre in città. La relativa scarsa profondità fa si che una secca metta subito in risalto cosa contiene il fondo. Negli anni, seguendo il destino di tanti fiumi, il Tevere è stato trattato come una fogna, una discarica, un immondezzaio.
“La devastante siccità che in questi giorni ammorba la Capitale sta portando il Tevere al minimo vitale: diverse zone paludose interessano ormai circa la metà del fiume, mentre lungo le banchine sotto i ponti riaffiorano biciclette, monopattini e rifiuti di ogni genere“. Così in una nota il consigliere capitolino Daniele Diaco.
Daniele Diaco aggiunge: “Fanghiglia e rami secchi sono dappertutto lungo gli argini: un biglietto da visita decisamente squallido per Roma. Mentre la città è sempre più sporca e in balia di se stessa, cosa hanno intenzione di fare il sindaco Gualtieri e l’assessorato all’Ambiente per garantire decoro, pulizia e sicurezza a uno dei simboli dell’Urbe Eterna? Finora proprio nulla, dal momento che i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Soprattutto, che fine ha fatto l’Ufficio Speciale Tevere, l’ufficio di scopo creato dall’ex sindaca Raggi proprio per tutelare e valorizzare il fiume dei romani?“.
Così sentenzia il comunicato dei Cinque Stelle riportato dall’ANSA il 20 febbraio scorso. La siccità è certamente un problema serio ma non è il solo, purtroppo.
Riducendo la portata non solo vengono fuori i detriti gettati da decenni nell’alveo del fiume ma anche l’inquinamento risulta favorito dalla minore scarsità di ossigeno presente nel flusso idrico.
Il Tevere è il fiume più pulito al mondo? (ma solo a Roma)
I romani erano preoccupati dall’andamento della siccità, che riguarda tutta la penisola e non solo la Capitale, quando, il 13 aprile di quest’anno, arriva una notizia che lascia tutti a bocca aperta: “Il Tevere è il fiume più pulito al mondo, ma solo a Roma.” (articolo apparso sul quotidiano Romatoday.it)
Lo annuncia l’Autorità di bacino elogiando l’attività di depurazione messa in campo nel tratto urbano: “Sono stati fatti passi avanti giganteschi l’acqua del Tevere non è mai stata pulita come negli ultimi anni. Almeno nel tratto di scorrimento interno alla Capitale.
“Se prendessimo solo il tratto di 56 chilometri di scorrimento da Castel Giubileo alle foci, quella naturale di Ostia e quella artificiale di Fiumicino, il Tevere sarebbe il fiume più pulito del mondo” ha annunciato Erasmo D’Angelis, il segretario generale dell’autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale.
La notizia è stata comunicata durante il convegno sul rischio idrogeologico e sul “Progetto Roma sicura” che si è svolto il 27 gennaio in Campidoglio. Questo fatto che sia pulito ma solo nel tratto dalla diga di Castel Giubileo al mare, grazie agli interventi di Acea negli ultimi 15 anni, fa piacere ma prima cosa succede? E cosa accade a Castel Giubileo per renderlo limpido e balneabile?
Rifiuti chimici, agricoli e industriali lungo il tragitto
In effetti si fa fatica a pensare al Tevere come a un fiume pulito e vedremo che in molti pensano esattamente il contrario, soprattutto nel tratto che attraversa Roma. Sembra che la barriera acchiappa plastica abbia raccolto 2,3 tonnellate di rifiuti, che il fiume si è trascinato dietro scendendo dalla sorgente. Con i suoi 405 km di lunghezza, il Tevere attraversa quattro regioni e nel suo percorso accoglie tanti affluenti, alcuni anche piuttosto problematici come il Paglia e l’Aniene.
Per questo è importante continuare a garantire la manutenzione, obiettivo che peraltro si prefigge il sistema di dighe previsto proprio sul Paglia. “Perché la salubrità delle acque e la sicurezza del Tevere dipendono soprattutto da quello che accade fuori dal comune di Roma. All’interno del suo territorio, invece, è un fiume pulito” insiste De Angelis.
Tevere, il fiume di Roma come il Tamigi e alla Senna
Dichiarato “biologicamente morto” alla fine degli anni Cinquanta, il fiume di Londra è tornato ad ospitare centinaia di specie ittiche. L’inquinamento del Tamigi è diminuito: il suo estuario è di nuovo popolato di pesci, mammiferi e uccelli acquatici. Il merito va alla gestione corretta delle acque reflue, all’impegno dell’amministrazione pubblica, ai cittadini.
La Senna, il fiume che attraversa Parigi, era “biologicamente morta” negli anni Sessanta a causa dell’inquinamento prodotto dall’industria e dall’agricoltura. Per via dei livelli di inquinamento era vietato nuotarci dal 1923.
Poi il governo locale fatto ripulire il fiume e adesso l’amministrazione vuole che la Senna torni a essere balneabile a partire dal 2024, l’anno in cui a Parigi si terranno le prossime Olimpiadi estive.
Si cancelleranno i tre quarti dell’inquinamento e si apriranno stabilimenti balneari lungo la Senna. Si potrà a tornare a nuotare. Per arrivare a questo risultato c’è voluto quasi un miliardo e mezzo di euro. Una scommessa ambiziosa lanciata dal sindaco di Parigi, Anna Hidalgo, a 100 anni di distanza dalla proibizione.
Un habitat ideale per la fauna selvatica
I progetti di conservazione funzionano. Il caso del Tamigi lo dimostra. Il fiume, che scorre per 346 chilometri nell’Inghilterra meridionale attraversando la città di Londra, è considerato un habitat ideale per molti animali, tra cui gli squali che si rifugiano nell’estuario per partorire. L’ecosistema è popolato anche da cavallucci marini, anguille, foche comuni e foche grigie. Ben 125 varietà di pesci, oltre novanta specie di uccelli e persino dalla focena comune, un piccolo cetaceo.
L’impegno della Società zoologica di Londra per ripristinare questo prezioso ambiente naturale sarebbe da prendere ad esempio.
Si occupano del benessere dei pesci e della fauna che vive a ridosso del fiume. Restaurano le paludi e le praterie sottomarine e stanno convincendo le autorità cittadine a vietare la vendita e l’uso della plastica in città. I cittadini stessi sono chiamati a collaborare con segnalazioni e denunce e conoscendo lo spirito civico degli inglesi non ne dubitiamo.
Il Tevere attraversa 334 comuni con oltre 4 milioni di abitanti, un fiume non solo di Roma
Il Tevere potrebbe arrivare agli stessi risultati? Se seguissimo gli esempi delle altre città europee anche nei territori a monte di Roma, forse si.
Il suo bacino idrografico si estende per 17.375 kmq, il 5% del territorio nazionale. Occupa una vasta area compresa tra Toscana, Umbria e alto Lazio.
Zone agricole, collinari, ricche di coltivazioni e allevamenti. Interessa totalmente o parzialmente, 334 comuni con una popolazione complessiva residente di circa 4,5 milioni di abitanti (di cui oltre l’80% residenti nella provincia di Roma).
Arpa Umbria gestisce due stazioni per il monitoraggio continuo della qualità delle acque del Fiume Tevere, che si trovano a valle dell’abitato di Città di Castello e presso il campo gara di pesca sportiva di Umbertide.
Le stazioni monitorano i principali parametri chimico-fisici delle acque (temperatura, conducibilità elettrica, ossigeno disciolto, torbidità, pH, potenziale redox) e la concentrazione di un inquinante (azoto ammoniacale), la cui presenza è riconducibile alla presenza di reflui in alveo.
Secondo Mirko Nucci, Responsabile del Servizio Rete Acqua di Arpa, sono gli sversamenti delle aziende agricole e delle imprese industriali che inquinano le acque dell’ex biondo Tevere.
Dietrofront: il Tevere non è il fiume più pulito!
Altro che fiume più pulito del mondo! È minacciato da ammoniaca e batteri fecali. Il grido di denuncia arriva dai risultati del monitoraggio finanziato dalla fondazione Charlemagne Coordinamento romano acqua pubblica: “È come se il fiume, arrivando pulito in città, raggiunto l’Aniene iniziasse a peggiorare” Ma avevano detto tutto il contrario! Non si capisce più niente o almeno, di fatto non si capisce come lo avrebbero ripulito.
Che il Tevere certamente non goda di buona salute lo si capisce a occhio nudo. Proprio nel tratto urbano sembra peggiorare. E’ quanto emerge dal report Giù dal Tevere frutto d’un anno di monitoraggi eseguiti lungo otto punti dell’asta fluviale.
Le analisi, condotte dall’associazione A Sud e dal Coordinamento Romano Acqua Pubblica, hanno evidenziato la presenza di alti valori di ammoniaca ed escheria coli, noto batterio fecale. Nel 79,8% dei campioni prelevati, l’escherichia coli è sopra il limite che determina la balneazione dei corsi d’acqua.
In alcune circostanze è stata rilevata anche la presenza di glifosato, utilizzato dagli agricoltori nella produzione di frumento. Si tratta del pesticida che era stato già trovato in occasione delle morie dei pesci. “Un ebicida che l’AIRC, la fondazione per la ricerca sul cancro – viene ricordato nel report – classifica come probabile cancerogeno”.
Tevere: Le morie di pesci sono un allarme
La fauna del bacino del Tevere comprende il falco pescatore, il cigno, l’airone bianco maggiore, l’airone cinerino, il cormorano, la poiana ed il germano reale.
Tra la fauna ittica: il pesce persico, il luccio, il cefalo, la carpa e i barbi tiberini. Sono state proprio le frequenti morie di cefali e barbi tiberini che hanno spinto l’associazione A Sud ed il Coordinamento romano acqua pubblica, a volersi interessare delle condizioni di salute del Tevere.
L’ecologa fluviale Bruna Gumiero, ha prelevato, mensilmente, dei campioni nel tratto di fiume che va dal potabilizzatore di Roma nord, fino al depuratore di Roma sud, per rilevare la presenza di sostanze organiche e inorganiche.
Secondo Bruna Gumiero, docente dell’Università di Bologna: “occorre continuare a monitorare il fiume non solo per individuare le cause delle morie di pesci, che ricordiamo sono episodi molto gravi e che non dovrebbero mai accadere in un fiume come il Tevere, ma anche al fine di individuare la localizzazione delle morie. Secondo le nostre analisi due sono risultati i punti più critici per quanto riguarda l’inquinamento organico: uno è il punto sul fiume, l’altro subito dopo il depuratore di Roma Sud.”
Il Tevere quindi, come la ricerca ha evidenziato, non è affatto il fiume pulito che si immaginava o che pensava recentemente Erasmo D’Angelis, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale.
Soprattutto non lo è proprio nel tratto urbano cui il segretario generale faceva riferimento. Il progetto di Citizen science RomaUp, che ha investigato la presenza delle sostanze nei sei punti, ha detto chiaramente il contrario.
“È come se il fiume Tevere arrivasse pulito in città e una volta arrivata la confluenza con l’Aniene iniziasse a peggiorare – ha dichiarato Paolo Carsetti, del Coordinamento romano acqua pubblica – Subito a valle del depuratore di Roma Sud poi, le condizioni peggiorano nuovamente”.
A cosa si deve questo inquinamento?
Le analisi, che hanno evidenziato la presenza di alti valori di ammoniaca e del batterio fecale escheria coli, attribuiscono la responsabilità alla mancata depurazione degli scarichi civili e industriali, al versamento di sostanze inquinanti e tossiche direttamente nei corsi d’acqua. Fanno la loro parte anche il furto di ghiaia e inerti dagli alvei dei fiumi, le opere idrauliche non a norma, l’abusivismo edilizio, la captazione delle acque. In base a questo le acque del Tevere sono da considerare microbiologicamente inquinate.
La situazione lungo le sponde, in prossimità dei due fori è più preoccupante per i valori della qualità di coli oscillanti tra il 250.000 e 1 milione.
Il particolato atmosferico, proveniente dalle strade dilavate dalla pioggia, al contatto col fiume avrebbe scatenato una reazione e consumato velocemente l’ossigeno. Inoltre le particelle del particolato avrebbero ostruito le branchie dei pesci fino a soffocarli.
I fiumi più inquinati d’Italia, d’Europa e del Mondo, buone notizie per il Tevere
Anche se impressionano le analisi impietose sull’inquinamento del Tevere, non è il fiume più inquinato non solo a Roma ma in Italia.
Lo battono in tanti, a partire dal Sarno, in Campania, che lungo i suoi 24 chilometri e con appena trenta metri di dislivello, insieme ai torrenti connessi Solofrana e Cavaiola, attraversa tre province campane e trentanove comuni.
Non è solo il più inquinato d’Italia, il Sarno ha il triste primato di fiume più inquinato d’Europa. Mentre il Citarum, nella Giava Occidentale, Indonesia, è quello più inquinato al mondo.
Scorre nei pressi della capitale Giakarta, la città che sta sprofondando in mare, perché costruita su una palude. La rivitalizzazione del Citarum è cominciata nel novembre 2011, con un costo stimato attorno ai 4 miliardi di dollari, per oltre 180 chilometri di percorso. Tanto per capire a che tipo di spese si può andare incontro se non si rispettano le acque dei fiumi.