Il Vaticano e la rivoluzione immobiliare di Papa Francesco: la fine dei privilegi
Con una decisione pubblica, Papa Francesco ha abolito qualsiasi disposizione per presidenti, segretari, sottosegretari, dirigenti
Mentre si parla di una nuova Affittopoli che coinvolgerebbe gli immobili di pregio del Vaticano recuperiamo un articolo a firma di Luigi Bisignani su Il Tempo in cui, poco più di un anno fa, il certamente non sprovveduto autore, apriva uno squarcio sulla situazione immobiliare del Vaticano e sull’opera di risanamento di Papa Francesco.
Al bando i privilegi di alti prelati e dirigenti
Raccontava Bisignani, le azioni che Bergoglio aveva intrapreso e che evidenziavano il suo rigore nelle questioni economiche vaticane. L’affidamento dell’intero patrimonio immobiliare della Chiesa al celebre economista Maximino Caballero Ledo. Poi, la consegna della gestione finanziaria a Gian Franco Mammì, direttore dello IOR. Infine, la revoca del privilegio delle targhe CD-Corpo Diplomatico ai cardinali ultra 75enni senza incarichi operativi, sostituendole con le più modeste targhe SCV.
Con una decisione pubblica, Papa Francesco ha abolito “qualsiasi disposizione per l’uso di alloggi gratuiti o vantaggiosi per cardinali, capi dicastero, presidenti, segretari, sottosegretari, dirigenti e assimilati“. Questa mossa, paragonata a una “messa al bando” medievale, è vista come uno sforzo per centralizzare i beni della Santa Sede. La nuova normativa stabilisce che anche gli appartamenti del Vaticano devono essere affittati ai prezzi di mercato italiani.
I cardinali della Curia romana, che guadagnano tra 4.500 e 5.500 euro al mese, e gli altri prelati, con stipendi inferiori, si trovano ora di fronte alla sfida di pagare canoni di mercato per appartamenti spesso superiori ai 300 mq. Queste nuove regole potrebbero favorire solo chi ha un’ottima posizione patrimoniale, creando potenzialmente disparità tra i prelati.
Il Patrimonio della Sede Apostolica controlla circa 2.400 appartamenti e 600 uffici
Il Papa ha consolidato la gestione degli immobili sotto l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), che ora controlla circa 2.400 appartamenti e 600 uffici, con un valore stimato tra i 2 e i 3 miliardi di euro. La maggior parte degli immobili è assegnata ai dipendenti a canoni ridotti, mentre il restante 30% è affittato a terzi a tariffe inferiori rispetto al mercato.
La gestione di questo enorme patrimonio, però, potrebbe essere vulnerabile agli appetiti dei grandi immobiliaristi e dei fondi internazionali, specialmente in un contesto di bilanci deficitari e raccolte fondi in calo. Papa Francesco sta riformando radicalmente la gestione immobiliare vaticana, eliminando privilegi storici e cercando di modernizzare la struttura economica della Santa Sede.