Il woke arretra, finalmente: e gli Usa ripristinano l’algebra “razzista”
Le scuole medie di San Francisco reintroducono la matematica, bandita per 10 anni perché “penalizzava” i ragazzi neri e ispanici: ma la vera discriminazione stava nella misura antidiscriminatoria
A questo punto, probabilmente è colpa nostra che ancora ci ostiniamo a stupirci di quanto in alto la “cultura” woke riesca a spostare l’asticella del ridicolo. Particolarmente emblematico di quest’attitudine è un caso di matrice, come spesso accade, americana. Che si è recentemente chiuso dopo dieci anni – e, una volta tanto, con un lieto fine.
L’ideologia woke e l’algebra “razzista”
La notizia secca, come l’ha data Il Messaggero, è questa: nelle scuole medie di San Francisco, dopo una decade di assenza, si tornerà a insegnare l’algebra.
Se ci si fermasse al crudo fatto, lo si potrebbe derubricare a folklore locale, probabilmente neanche troppo significativo. Diventa però interessante quando si va alla radice della questione. Alla base di questo decennale esilio numerico, infatti, c’era il tentativo di ridurre le disuguaglianze nei confronti degli studenti neri e latini. I quali, a quanto pare, in matematica incontravano mediamente maggiori difficoltà rispetto ai loro coetanei bianchi, ma anche di origine asiatica.
Di fronte a questi dati, nel 2014 il distretto californiano pensò incredibilmente che convenisse differire l’insegnamento di equazioni et similia al primo anno dell’high school. E decise quindi di abolire il corso di Algebra 1 nell’8th grade, grossomodo corrispondente alla terza media italiana.
La discriminazione del provvedimento antidiscriminatorio
Una misura perfettamente in linea coi dogmi nichilisti della cancel culture, del resto affine all’ideologia woke. Peccato che, come hanno evidenziato diversi studi, questa pseudo-democratizzazione, oltre a promuovere (prevedibilmente) la mediocrità, abbia addirittura acuito le disparità già esistenti. Non foss’altro perché, aggiunge il Fordham Institute, i figli di famiglie ricche avevano (anche prima della riforma) il salvagente del privato per arrivare preparati all’inizio delle superiori.
Quest’ultimo elemento, tra l’altro, dimostra che paradossalmente la vera discriminazione sta proprio nel provvedimento “antidiscriminatorio” della Golden City. Gli alunni appartenenti alle minoranze afroamericana e ispanica, infatti, non sono certo meno intelligenti o capaci degli altri ragazzi: al massimo sono più svantaggiati.
Non a caso, come riporta il San Francisco Standard, appena i cittadini si sono potuti esprimere, oltre l’81% ha votato per ripristinare l’insegnamento dell’algebra “razzista” ai tredicenni. Come avrebbe detto il grande Giovannino Guareschi, contrordine, compagni: stavolta, finalmente, la “sveglia” l’ha data al politically correct la dura realtà.