Immunizzazione, doppia svolta anti-Covid dal Governo e dalla ricerca
Il Ministro Giorgetti convoca al Mise le aziende farmaceutiche ipotizzando una “sovranità vaccinale”. E gli anticorpi monoclonali sviluppati a Siena sconfiggono tutte le varianti
Mentre il nuovo Governo Draghi prolunga di un mese le restrizioni anti-Covid già in vigore, arrivano buone notizie dal fronte dell’immunizzazione. Fronte molto ampio, in effetti, se si pensa che si estende fino agli Stati Uniti, che potrebbero sconfiggere il virus nei prossimi due mesi. Ma anche il Belpaese si appresta ad accelerare, sia a livello del neonato esecutivo che di uno dei nostri fiori all’occhiello – la ricerca scientifica.
Buone notizie sul fronte immunizzazione
«Le imprese che detengono i diritti sui vaccini li rendano disponibili a chiunque sia in grado di produrli con efficacia». Così si è espresso Stefano Bonaccini, Governatore dell’Emilia-Romagna, sollecitando «un deciso cambio di passo» sulla vexata quaestio dei rifornimenti dei sieri contro il coronavirus.
Bastava chiedere, evidentemente. Il leader leghista Matteo Salvini ha infatti rivelato che il compagno di partito Giancarlo Giorgetti, Ministro dello Sviluppo Economico, si era già mosso in tal senso. Convocando i rappresentanti delle aziende farmaceutiche al fine di «ipotizzare una sovranità vaccinale italiana». Incontro confermato da Massimo Scaccabarozzi, numero uno di Farmindustria, che ha comunque precisato che l’iter di produzione dell’antidoto richiede 4-6 mesi.
Un’altra svolta, invece, potrebbe essere ben più imminente. Almeno stando alle anticipazioni del microbiologo Rino Rappuoli, coordinatore della ricerca sugli anticorpi monoclonali di Toscana Life Sciences.
«Ci sono degli anticorpi che riescono a neutralizzare tutte le varianti» ha spiegato. «I nostri per fortuna appartengono a questo tipo di anticorpi monoclonali di seconda generazione che riescono a neutralizzare anche le varianti inglese, sudafricana e brasiliana».
Si tratta di una classe di molecole che a livello di immunizzazione costituiscono una difesa naturale dell’organismo, prelevate da pazienti che hanno già sconfitto la malattia. Sono efficaci sia a livello di prevenzione che di cura, e quelli sviluppati a Siena sono anche particolarmente potenti. Tanto che ne occorre una quantità minore, «sono meno costosi e possono essere dati con un’iniezione da fare ovunque senza andare in ospedale».
Gli anticorpi tricolori stanno per entrare in fase clinica, e lo scienziato ha aggiunto che «ci aspettiamo che siano pronti per l’estate», forse già a giugno. Anche se molto dipenderà dai tempi e dal giudizio delle autorità sanitarie.
Gli Usa verso l’immunità di gregge
Se l’Italia ride, l’America non piange, dal momento che Oltreoceano, nelle ultime sei settimane, i contagi sono crollati del 77%. Al punto che il dottor Marty Makary, professore della Johns Hopkins School of Medicine, ha azzardato che gli Usa potrebbero arrivare all’immunità di gregge entro aprile.
Il dato si spiega anzitutto con l’evidenza che l’immunizzazione naturale da un’infezione è molto più comune di quanto si possa misurare mediante test. In effetti, secondo una proiezione circa il 55% dei cittadini statunitensi sarebbe già protetto contro il microrganismo. Percentuale a cui si somma il 15% che ha già ricevuto la vaccinazione.
Sono numeri incoraggianti anche oltre i confini dell’orticello contingente, visto che al momento il tasso di positività yankee si attesta attorno al 6%. Non troppo diverso, cioè, dall’odierno 5,6% italico – per quanto, come già argomentato, il rapporto contagiati/tamponi cresce fisiologicamente nei fine settimana. Se dunque la prospettiva degli Stati Uniti è il ritorno alla normalità entro l’estate, forse potremmo ambire a un simile traguardo temporale anche noi. Soprattutto dopo il ridimensionamento del Commissario straordinario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri.
D’altronde, come ha sottolineato Bonaccini, «le persone sono esauste», e di certo non aiuta il primo Decreto dell’era di Mario Draghi. Che ha prorogato fino al 27 marzo limitazioni quali il divieto di spostamento tra Regioni, il coprifuoco e l’obbligo di asporto per i ristoranti dopo le 18.
Ben venga, quindi, qualsiasi parola di speranza. Senza alcun riferimento al Ministro nomen omen della Salute Roberto, s’intende.