Impegno, merito, militanza: la ricetta per i giovani in politica
Intervista a Matteo Guidoni, neo-Coordinatore Regionale di Forza Italia Giovani
Matteo Guidoni, 33enne romano, da 24 ore è Coordinatore Regione Lazio Forza Italia Giovani.
Lo abbiamo incontrato al Valentini, bar di Appio-San Giovanni, a pochi passi dallo storico circolo di piazza Tuscolo, per fargli qualche domanda.
Le responsabilità del nuovo incarico.
Innanzitutto mi sento di dover ringraziare l’on. Annagrazia Calabria, coordinatrice nazionale di Forza Italia Giovani, per la fiducia riposta nella mia persona. Quello di coordinatore regionale è un incarico di grande responsabilità perché si tratta di rappresentare il movimento giovanile di Forza Italia nella Regione Lazio, una delle più importanti d’Italia dove, oltretutto, c’è anche la Capitale, centro nevralgico della politica. Ma si tratta anche di rappresentare i ragazzi, tutto il movimento giovanile. Ed è anche grazie ai militanti se oggi sono coordinatore regionale: il nostro lavoro insieme mi ha consentito di ottenere un incarico così prestigioso. La responsabilità deriva anche dal fatto che viviamo in un momento storico molto difficile: mi impegnerò per dare voce ai giovani tutti, non solo a quelli che rispondono al nostro movimento. Bisogna intercettare e interpretare le loro esigenze.
Il mio lavoro sarà strutturato su due livelli. Da una parte bisogna organizzare la struttura, stando anche molto attento ad ascoltare i coordinamenti di tutti i capoluoghi di provincia, compresa quella di Roma, per fare in modo che l’organizzazione sia snella ed efficiente; dall’altra, bisogna riavvicinare i giovani alla politica, dando voce alle loro problematiche e facendo in modo di risvegliare le loro coscienze. Sempre offrendo loro una speranza.
Infine, farò di tutto per creare un buon raccordo tra il movimento giovanile e il partito, almeno per quanto riguarda la Regione Lazio, quella di mia competenza: è necessario che sia sempre tenuta alta l’attenzione verso il giovanile, che deve essere valorizzato e considerato per quello che è, ovvero una grande opportunità e una grande risorsa. Bisogna investire sui giovani, formare la futura classe dirigente, sempre responsabilizzando i militanti. Si parla di futuro, ma il futuro è già ora.
Quindi cosa farai per i giovani in politica?
Bisogna risvegliare l’interesse dei giovani verso la politica. Questo lo si può fare dando un’altra faccia alla politica, che non sia quella che molte volte trapela dalla televisione o dai mezzi di informazione e comunicazione. Quest’altro volto della politica ha dei connotati ben precisi: impegno, sacrificio, lavoro, merito. In questo modo, sono convinto che un’altra politica sia possibile. E questo è importante perché bisogna fare in modo che sempre più giovani siano attratti dalla militanza per offrire il proprio contributo alla costruzione di una società diversa e migliore, facendosi carico e portavoce dei problemi della comunità, dando anche la possibilità di esprimersi a chi non può o non sa farlo. Fare attività politica è fondamentale, perché comporta un arricchimento e una crescita sia dal punto di vista personale che da quello collettivo: si dà tanto, ma tanto anche si riceve. In tutto questo, però, non bisogna mai dimenticare le battaglie valoriali, bisogna sempre rispettare i valori in cui si crede e che ci spingono a fare politica.
Quali sono le caratteristiche del militante, e a che tipo di persone vuoi rivolgerti?
Il movimento giovanile è ampio, anche considerando la fascia di età di chi ne fa parte. Le sfaccettature, quindi, sono tante, come sono tante anche le esigenze da interpretare, che cambiano se si han 20 o 30 anni. Per questo, da una parte ci sarà l’attività formativa, quella di avvicinamento alla politica, la militanza, lo stare insieme, il senso del gruppo. Per i più grandi, invece, ci sarà un lavoro di valorizzazione delle professionalità al servizio dell’impegno politico. Proprio su questo, mi sento di ricordare che nel movimento giovanile ci sono tante risorse anche dal punto di vista proprio professionale.
Tutti loro, però, devono avere delle caratteristiche di base: onestà e passione, spirito di sacrificio e tanta voglia di far bene mettendosi al servizio della comunità.
Abbiamo parlato di giovani in politica, ormai sembra uno slogan. Che ne pensi?
Si fa un gran dire di ‘giovani in politica’, ma si rischia di scadere nel tema del giovanilismo. L’impegno dei giovani in politica non deve essere mero giovanilismo. È giusto che anche i ragazzi siano protagonisti della vita politica, ma il ricambio generazionale non deve passare per una semplice battaglia anagrafica o attraverso un conflitto sulle carte di identità. Non è detto che chi sia giovane sia meritevole in quanto tale né, viceversa, che i più “anziani” siano da buttare via. L’età dà sicuramente un vantaggio di prospettiva, di entusiasmo. Se si è giovani si ha anche più tempo per poter fare le cose. Però se a tutto questo non si aggiunge la preparazione e lo studio si rischia di fare peggio, perché quel vantaggio verrebbe cestinato. E poi i giovani devono saper offrire nuovi punti di vista al partito: devono essere in grado di stimolare anche i più grandi.
E le donne in politica?
Noi vantiamo la presenza di molte figure femminili nel movimento giovanile e nel partito. La nostra coordinatrice nazionale, ad esempio, è una donna, Annagrazia Calabria, che è anche deputata.
Credo fortemente che come per gli uomini, anche per le donne debbano valere alcuni importanti elementi: valore politico, capacità e competenza, oltre quello che già ho detto. In questo risiede la vera parità.
Il primo atto da coordinatore regionale.
Inizierò con la costituzione del direttivo regionale, poi incontrerò i coordinatori dei capoluoghi di provincia per avviare un dialogo con loro e ascoltare le esigenze del territorio, per fissare insieme i primi obiettivi, da raggiungere con un lavoro di gruppo.