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In Germania vento di recessione, cosa rischiano l’Italia e l’Ue

(Adnkronos) – Il vento di recessione soffia dalla Germania, ma può trascinare l’Europa intera – e l’Italia – in una crisi economica dai contorni ancora vaghi e con un allarmante potenziale che può portare il vecchio continente a contrarsi. L’avvertimento arriva da dati macro rilasciati lunedì 8 maggio: la produzione industriale tedesca è crollata di più in un anno, aumentando il rischio che la più grande economia europea sia scivolata davvero in una recessione invernale. Nello specifico, la produzione industriale tedesca è scesa del 3,4% a marzo. Il crollo è stato particolarmente pronunciato nel settore automobilistico, secondo l’ufficio statistico. Mentre i dati arrivano con un grande ritardo e le versioni più recenti suggeriscono che l’economia nel suo complesso è in espansione nella potenza europea, la performance manifatturiera inaspettatamente scarsa potrebbe ancora vedere la lettura del primo trimestre per il prodotto interno lordo diminuire. Ciò significa che la Germania potrebbe registrare una recessione tra ottobre e marzo dopo aver vacillato tra crescita e contrazione da quando la Russia ha attaccato l’Ucraina e l’inflazione è decollata. Non c’è allarmismo, ma preoccupazione sì. I numeri tedeschi sono, stando alle recenti analisi, campanelli di allarme per l’intero continente. In essi si rispecchiano tutte le debolezze del sistema finanziario ed economico globale e, nello specifico, europeo. Osservando la Germania si nota, secondo l’economista di ING Carsten Brzeski, che “più strutturalmente, le aspettative di produzione si sono nuovamente indebolite, il portafoglio ordini si è assottigliato e le scorte di magazzino rimangono elevate… E le prospettive sono tutt’altro che rosee”. Pur nelle differenti peculiarità di sistema dei Paesi Ue, non si può non notare che nella fragilità tedesca ci sono i segni di un momento delicato per tutto il continente. La Bce resterà aggressiva e questo colpirà le varie nazioni, compresa l’Italia che trema con il suo alto debito. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)