In poche ore tre adolescenti suicidi: tra assenza di dialogo e la morsa del bullismo
Giovani schiacciati tra una realtà familiare inadeguata e la morsa del bullismo: l’unica fuga è farla finita
Una generazione che si getta nel vuoto.
L’inizio della scuola quest’anno, oltre ai soliti problemi organizzativi e gestionali, è stato accompagnato da una drammatica escalation di suicidi fra i nostri ragazzi. Un primo giorno di scuola davvero triste. Unica componente per ora che collega i tre ragazzi che nel milanese hanno scelto di farla finita, è proprio l’inizio della scuola.
All’alba del nuovo anno scolastico, nel giro di dodici ore tre adolescenti hanno deciso di suicidarsi, due di questi purtroppo ci sono riusciti, la terza, una ragazza di dodici anni è ricoverata in ospedale in gravissime condizioni. I fatti descritti sono solo gli ennesimi di una serie di episodi che vedono il drammatico fenomeno del suicidio nella fascia adolescenziale in spaventoso aumento.
Aumento suicidi tra gli adolescenti: la ricerca del Bambino Gesù di Roma
Per gli esperti è allarme tra gli adolescenti. È quanto emerge da varie ricerche scientifiche, fra le quali spicca quella dell’ospedale Bambino Gesù di Roma. Secondo la stessa, nell’ultimo anno e mezzo proprio i ragazzi fra i 12 e 18 anni risultano quelli ad aver pagato un costo altissimo sia in numero di suicidi che di disturbi psichici.
Le statistiche ci dicono che il suicidio rappresenta la seconda causa di morte tra i giovani, (dato fornito dall’organizzazione mondiale della sanità risalente al periodo antecedente alla pandemia), e che con l’avvento del coronavirus tali episodi sono aumentati in maniera considerevole in Italia cosi come in Europa sempre secondo i dati delle varie agenzie internazionali.
I Lockdown, la didattica a distanza e la mancanza di interazioni sociali sono fra le cause che per molti specialisti del settore hanno contribuito a far drammaticamente aumentare questi numeri. Malgrado questo, nel caso dei tre giovani di Milano, non si possono escludere altre ipotesi, fra le quali proprio l’inizio della scuola.
Un lupo spaventoso chiamato “Bullismo”
Il rientro in aula è comunque una piccola rivoluzione del proprio quotidiano, si tratta di modificare i ritmi e affrontare un cambiamento che non tutti si sentono in grado di saper gestire. Ma tornare a scuola significa per alcuni anche dover tornare nella tana del lupo. Un lupo che si chiama “Bullismo”.
Immaginare solo di tornare nelle grinfie del gruppetto che ti vessa, offende ed umilia ogni mattina e sentirsi solo/a senza alcuna difesa è qualcosa di spaventoso.
Talmente spaventoso che si preferisce la fuga, l’annullamento totale, perché il solo parlarne con qualcuno diventa complicato e non sempre l’altro è in grado di comprendere a pieno. La particolare temporalità degli episodi in questo caso ci deve per forza di cose far approfondire anche tale eventualità.
La procura di Milano ha nel frattempo aperto un’inchiesta sulla vicenda per capire cosa può aver spinto tre giovani ragazzini a scavalcare dei parapetti e a lasciarsi cadere nel vuoto.
Nel far ciò ha sequestrato smartphone e pc in uso ai giovani per verificare eventuali contatti con i cosiddetti giochi estremi online come il Blue Whale o comunque vi possano essere stata forme di istigazione al suicidio.
Adolescenti suicidi: un carico emotivo non più contenibile solo nell’interiorità
Per scavalcare una ringhiera e lasciarsi andare nel vuoto dal settimo piano come nel caso del giovane cinese o salire sul parapetto della finestra della propria cameretta per precipitare nel cortile interno del proprio caseggiato, come nel caso della dodicenne in fin di vita all’ospedale maggiore, c’è bisogno di un carico psicologico non più sopportabile. Qualsiasi sottostante situazione l’abbia creato, il dramma interiore non è più contenibile.
La maggior parte degli psichiatri e psicologi descrivono la personalità del suicidario in età adolescenziale come caratterizzata da bassa autostima, fragilità psichica e contestualizzazione di episodi relazionali disfunzionali.
Una dimensione quella adolescenziale che in qualche modo sta forse pagando più di altre anche la pandemia e le forti limitazioni che essa ha imposto, amplificando il problema di comunicazione e sviluppo di relazioni interpersonali fondamentali per la propria individualizzazione.
Un mondo quello adolescenziale che si trova in questo preciso momento storico a dover affrontare da solo, schiacciato tra pulsioni e confini labili, la battaglia delle battaglie e cioè quella del poter diventare adulti. Una battaglia da combattere su di un terreno impervio che vede una società friabile e incapace di concedere punti di riferimento certi.
Riallacciare il dialogo interrotto
Riallacciare subito il dialogo interrotto con essi diventa prioritario se si vuole ancora credere nel futuro. Serve altresì riconnettere la società a vari livelli investendo sul dinamismo del dialogo e meno nella chiusura dialettica dell’odio. Occorre riportare l’essenza umana al centro del nucleo familiare attraverso l’ascolto dell’altro e non solo attraverso l’azione o il raggiungimento dell’obbiettivo, specie nei confronti dei figli. Tutto questo, sempre che non ci si renda conto prima che ad essere in grande difficoltà sono proprio gli adulti! Bisogna riempire subito quel vuoto profondo prima che un altro/a giovane lo riempia drammaticamente con un volo!
In collaborazione con la Dott.ssa Picchianti Gioia, laurea in scienze e tecniche psicologiche