Roma, incidente Boccea: Tonizingaro: “Troppo accanimento contro i Rom”
“Mi dispiace per quello che è successo a Roma, ma dentro quella macchina c’erano soltanto tre rom, non 170.00 rom”
“Mi dispiace tantissimo per quello che è successo a Roma, ma dentro quella macchina c’erano soltanto tre rom, non 170.000 rom. Non capisco tutto questo accanimento contro di noi”. Antun Blazevic, in arte Tonizingaro, scrittore, autore teatrale e mediatore culturale rom, è intervenuto questa mattina su Radio Cusano Campus, nel corso del format ECG Regione, condotto da Andrea Di Ciancio e Roberto Arduini, commentando i fatti di Boccea, dove una macchina con a bordo dei rom non si è fermata all’alt della Polizia e, fuggendo, ha travolto e ucciso una donna e ferito altri otto passanti.
“Prima delle elezioni tutti i politici ci chiamano perché pensano che da noi possono prendere voti. Basta rendersi conto del fatto che in Italia ci sono 100.000 sinti con la scheda elettorale. Noi stavolta abbiamo invitato tutti i rom a non votare per nessuno. Se i rom andranno a votare in queste elezioni, sono il popolo più stupido della terra”, continua.
Nel mirino di Tonizingaro tutti i politici e tutti i partiti, non solo Salvini, che ieri, all’indomani dell’incidente ha dichiarato di voler portare le “ruspe” nei “maledetti campi rom”. “I rom sono buoni soltanto quando ci sono le elezioni”, dice Tonizingaro, “passate le elezioni tutti si dimenticano di noi e ci abbandonano. Diversi consiglieri in diversi città, ad esempio in Abruzzo, sono venuti dai rom a chiedere voti. In Abruzzo hanno chiesto voti al popolo sinto politici di PD e Forza Italia. Non è accaduto solo in Abruzzo, comunque, ma anche a Roma, Bologna e Firenze. Da noi vengono tutti i partiti a chiedere i voti, a parte i Cinque Stelle, che neanche ci parlano con noi, perché non è popolare parlare con i rom”.
E i soldi ai rom per i voti: è una voce fondata? “Si dice in giro, ma a me nessuno ha mai dato una lira. Ma si sa, ad esempio, che alcuni politici sono andati in un campo di Roma a chiedere ai rom di andare a votarli. I rom hanno risposto che non potevano perché dovevano andare a fare le elemosina e i politici gli hanno detto che per un voto gli avrebbero dato dieci euro”.