Roma, incidente mortale Muro Torto: domani le deposizioni dei testimoni
I testimoni dovranno fare piena luce sull’incidente del 7 aprile scorso che costò la vita al 35enne Riccardo Patrignani
Disposte dal Pm della Procura di Roma Roberto Felici, iniziano domani pomeriggio le deposizioni dei testimoni per far piena luce sulla dinamica dell’incidente del 7 aprile scorso che è costato la vita al 35enne medico all’ultimo anno di specializzazione in anestesia al Policlinico Umberto I, Riccardo Patrignani, e per il quale lo stesso Pm ha aperto il procedimento penale a carico di Stefano Moro alla guida di un furgone a noleggio della Hertz.
Secondo la versione iniziale dei vigili del II Gruppo di Roma Capitale, intervenuti sul posto dell’incidente più di un’ora dopo l’impatto – collocabile attorno alle 13,30 – tra il furgone della Hertz e lo scooter Kymco su cui viaggiava a velocità molto contenuta il giovane medico, che alle 14 era già al pronto soccorso del Policlinico romano in codice rosso, si sarebbe trattato di tamponamento o di scontro o di contatto, di cui però il resposanbile sarebbe il giovane medico.
Viceversa, secondo le testimonianze, raccolte a seguito di una vasta e assai partecipata campagna di stampa ‘chi sa, parli’, ed in particolare di un’avvocatessa calabrese, che procedeva quel giorno appena dietro lo scooter, l’impatto sarebbe stato causato dal furgone che, immessosi dalla rampa di Porta Pinciana sul Muro Torto, senza rispettare lo stop, sarebbe piombato da tergo con la parte posteriore di sinistra, sul giovane medico colpendolo sul fianco destro e facendolo volare in aria: un colpo violento e improvviso che il giovane medico non ha potuto schivare.
I due mezzi, il furgone e lo scooter, quando sul posto sono arrivati i vigili, si trovavano posteggiati sulla carreggiata di destra, il furgone dietro e più avanti lo scooter, ed entrambi erano lontani dai 10 ai 20-25 venti metri dal punto dell’impatto e dal corpo del giovane medico riverso a terra: evidentemente sono stati o immediatamente o subito dopo l’impatto arbitrariamente e meldestramente rimossi.
Orbene, il Pm romano, accogliendo l’istanza presentata dall’avv. Pino Ioppolo dello studio legale del prof. Giuseppe Gianzi, ha disposto la deposizione dei testimoni segnalati nella stessa davanti ai vigili del II Gruppo di Roma Capitale, gli stessi che hanno tra le 15 e le 16 del 7 aprile scorso, secondo alcune testimonianze, fatto i primi rilievi: alle 17 e qualche minuto gli stessi vigili erano al pronto soccorso del nosocomio romano per dare notizia del tamponamento o dello scontro ai familiari della vittima. E’ poi vero, sempre secondo altri testimoni, che anche la mattina dopo, l’8 aprile, sono stati visti sul luogo dell’incidente una decina almeno di vigili fare altri rilievi.
Restano però almeno due grossi punti oscuri da chiarire anche dopo l’iniziativa, senza dubbio positiva, del Pm che, pur convalidando il 9 aprile la notifica di sequestro dei mezzi e del casco secondo “i verbali di sequestro…” stesi il 7 aprile stesso dai vigili, ha accolto positivamente l’istanza di parte dell’avv. Ioppolo.
Innanzitutto la compatibilità tra le lesioni multiple interne o “politraumatismo corporeo” stando alle risultanze del medico legale che, su disposizione del Pm ha visionato la salma, riportate dallo sfortunato e ignaro medico e l’eventuale “corpo contundente” che le ha provocate, tutte sul fianco destro; poi la compatibilità tra lo stato dello scooter e le diverse ipotesi formulate del tamponamento, dello scontro o del contatto, nonchè dell’eventuale rotolone o ruzzolone che avrebbe fatto per 20-25 metri.
Sempre stando alle testimonianze subito dopo l’impatto per terra non c’erano segni più o meno evidenti – specchietti rotti, pezzi di plastica o di lameria o di vetro – riferibili a un tamponamento, o uno scontro, o un contatto da parte dello scooter contro il furgone, nè tanto meno lo scooter per il suo stato complessivo poteva esser ruzzolato per 20-25 metri senza lasciare in terra qualche segno.
Viceversa la posizione dei mezzi subito dopo il tragico impatto vedeva il furgone e lo scooter a poca distanza l’uno dall’altro, ma non nella carreggiata di destra accostati al marciapiedi e soprattutto alla consistenteno distanza dal corpo a terra del giovane medico. A pochissima distanza dal furgone posteggiato in prossimità di una incustodita spiepe, megli sterpaglia, è stato rinvenuto il parabrezza dello scooter con il lato destro mozzato così come l’unica rilevante ammaccatura dello scooter sta a destra immeditamente sotto il manubrio.
L’amara vicenda è adesso ad un punto delicatissimo e cruciale: quello appunto delle testimonianze e poi della ormai inevitabile prova cinetica irripetibile da parte dei periti d’ufficio e di parte. Non c’e’ in atto alcuna caccia al colpevole a tutti costi nè qualcuno da esporre al pubblico ludibrio, ma solo e soltanto l’accertamento della verità e di conseguenza delle relative responsabilità civili. In una parola: è in ballo la giusta giustizia.