Inflazione a Roma: tutti i rincari, dal biglietto del bus agli affitti
Vivere a Roma o in una qualsiasi altra città è diventato proibitivo. Rispetto a 20 anni fa molti prezzi sono triplicati…
Vivere a Roma o in una qualsiasi altra città è diventato proibitivo. Rispetto a 20 anni fa molti prezzi sono triplicati. I salari non aumentano quanto servirebbe e diventa difficile avere una vita dignitosa e con speranze di migliorare. La cosa grave è che non si vedono interventi in grado di cambiare la situazione.
La vita è sempre più cara. I prezzi sono aumentati. Non ci si fa ad arrivare a fine mese. Da quanti anni sentiamo e diciamo queste frasi? In tutta la mia vita le ho sempre ascoltate e le ho anche dette. Non c’è stato mai un anno in cui abbia pensato che i prezzi non erano aumentati e che quello che guadagnavo in un mese fosse sufficiente.
Guardando indietro abbiamo scoperto che c’è stato un tempo in cui l’Italia stava meglio, si produceva, si guadagnava e si facevano investimenti e vacanze. Succedeva ma non mi ricordo che ne fossimo consapevoli e che fossimo felici per quello. I soldi erano comunque pochi e non bastavano mai anche quando erano di più.
I prezzi di alcuni prodotti sono triplicati rispetto al 2001
Alcuni di noi, me compreso, nel corso di una vita hanno avuto momenti down e momenti di grandi guadagni. Può capitare. Altri hanno avuto una vita economica più regolare, senza troppi sobbalzi ma che è andata nel tempo a scemare.
Non sto facendo un discorso personale. Mi riferisco al senso comune della società. Al sentire complessivo. L’Italia è sempre più anziana e sempre meno ricca. I prezzi raddoppiano e gli stipendi sono al palo. Per questo cresce l’inflazione, una tassa occulta che danneggia i più poveri, e per questo molte famiglie, dei ceti più bassi ma anche della media borghesia, arrancano. Non ce la fanno più.
Il quadro che emerge da un’indagine condotta dall’associazione dei consumatori Consumerismo No Profit e dal Centro Ricerca e Studi di “Alma Laboris Business School”, società specializzata in Master e Corsi di Alta Formazione e specializzazione per professionisti, conferma queste sensazioni. Lo studio ha messo a confronto i prezzi di un paniere di 100 elementi tra beni e servizi, analizzando le differenze esistenti tra i listini al dettaglio in vigore ai tempi della lira e quelli odierniI costi di beni e servizi hanno subito una costante crescita negli ultimi anni, al punto che i listini di alcuni prodotti sono addirittura triplicati rispetto al 2001, quando in Italia era ancora in vigore la lira. Si scopre così che i prezzi di alcuni beni sono addirittura triplicati negli ultimi 20 anni.
L’inflazione galoppa a livelli che non si vedevano dal 1985
Nel 2022 l’inflazione è cresciuta a un livello che non si vedeva dal 1985. La componente dei costi dell’energia ha pesato più di ogni altra. L’inflazione nel 2022 è aumentata dell’8,1 per cento, ma i prezzi dei beni energetici sono cresciuti del 50,9 per cento.
Nel 2022, una famiglia con due figli ha speso circa 2.766 euro in più rispetto all’anno precedente ma la cifra supera i 3mila euro per chi ha tre figli. Se continuerà di questo passo sarà dura risollevarsi. Né si vedono interventi del Governo tali da far sperare in meglio. Anzi.
Si investe nelle armi e si taglia il walfare. Sanità e Scuola avrebbero bisogno di investimenti sostanziosi. Sia perché il sistema sanitario è l’unico che ci può garantire a fronte di un’altra possibile pandemia, che non è stata esclusa dall’Oms, se perdureranno le condizioni di scarsa igiene e di sovrappopolazione dell’umanità, soprattutto in aree del terzo mondo, dove scarseggiano i controlli e crescono i pericoli. Il mondo è piccolo.
Oggi in poche ore puoi attraversare più continenti. Il contagio è dietro l’angolo. La popolazione, specie in Europa, invecchia, è più fragile. Le condizioni di una nuova epidemia non sono scomparse, sono sempre tutte lì. Abbiamo dimostrato grandi capacità nello studio e preparazione di nuovi vaccini, ma non è detto che sapremo ripeterci.
L’istruzione poi, per il nostro Paese, è diventata sempre più un’arma contro l’ignoranza, la superficialità, i cattivi comportamenti. Un aumento della conoscenza e del livello culturale, in tutti i campi, è l’unica possibilità per risollevare la società, predisporla alle nuove sfide, combattere razzismo, delinquenza, misoginia, indifferenza ma serve anche per incrementare la produzione e far partire nuovi settori economici, le start up. I mali di oggi derivano tutti dall’ignoranza, dall’analfabetismo funzionale, dalla scarsa conoscenza che ti fa commettere errori nelle scelte della vita.
Con 4 stipendi compravi una 127. Oggi ce ne vogliono 13 per un’auto di quel livello
Quando ci voltiamo indietro, per fare un paragone con il presente, ci sorprendiamo noi per primi. Negli anni ’70 una Fiat 127 costava 920mila lire, equivalenti a circa 4 mesi di lavoro: lo stipendio medio di un operaio era di circa 220mila lire al mese.
Attualizzando il prezzo della 127 ai valori monetari odierni servirebbero poco meno di 5mila euro per acquistarla. Ma oggi con questa cifra non trovi auto simili, al massimo una vecchia carretta usata e quindi altamente inquinante, che non potrebbe neanche circolare al centro. Oggi per comprare un’auto equivalente alla 127 di allora ci vorrebbero almeno 13 stipendi.
Tuttavia ma non sarebbe corretto dire che tutto tutto costa di più rispetto a prima. Ovviamente è difficile confrontare i beni di oggi con quelli degli anni ’70. Tante cose neanche c’erano e altre che si usavano allora sono sparite.
Anche solo rispetto ai primi anni 2000 sono aumentati i televisori (+31%), le stampanti, i ferri da stiro (+26,6%), i cellulari (+41%), i tostapane, le fotocamere (+70%), i frigoriferi (+64%).
Sono invece diminuiti i computer notebook (-48%), nel 2001 i portatili erano un prodotto secondario, adesso tutti li usano. Sono diminuiti anche l’aspirapolvere (-16,23%), le macchine da caffè (-30,17%), le lavatrici (-30,7%), i forni a microonde (-51,3%). Negli anni ’90 un solo minuto di conversazione telefonica costava, rapportato alla moneta di oggi, quasi 1,50 euro.
Per le tariffe attuali non esiste. Sono aumentati i prezzi dei prodotti farmaceutici (+1,8%) e i medicinali (+2,7%). Ma soprattutto i servizi dentistici e paramedici rispettivamente aumentati del +5,9% e del +3,8%. Le automobili sono più care del 7,6%, i motocicli del 4,7% e le biciclette insieme ai monopattini del 2,2%. La maglia nera però va al trasporto aereo, salito di ben 38 punti percentuali come costi, a causa del prezzo del carburante alle stelle.
Costano di più l’espresso, la pizza e il cinema
Secondo un’indagine di Altroconsumo, nel 2001 bere un espresso costava in media 0,46 euro, oggi non te la cavi con meno di 1,04 euro e a volte anche di più. Aumento del 124%.
Vi sarete resi conto che anche mangiare una pizza al sabato sera costa più caro: se nel 2002 il prezzo di una margherita con bibita era di 5,50 euro, oggi si è passati a un prezzo medio di 9,66 euro: +75,7%. Sempre che non andiate da Briatore.
Anche andare al cinema costa relativamente di più. Il cinema ha sofferto l’invasione delle piattaforme streaming come Netflix o Prime e, con sempre meno spettatori, i prezzi sono cresciuti molto meno rispetto alla media di questi 20 anni. Nel 2002 per guardare un film avremmo speso 5,36€, mentre oggi il campione di incassi del 2021, ha un ticket che sale fino a 6,25€, registrando quindi una variazione di quasi il 17%.
L’impatto dell’inflazione colpisce maggiormente chi ha di meno
Con degli esempi pratici ci rendiamo meglio conto della situazione. Il costo del caffè al bar è più che raddoppiato rispetto al 2001. L’Unione nazionale consumatori mette in risalto che per una coppia con due figli, l’inflazione al 10 per cento significa aver speso 3.167 euro in più su base annua, di cui 969 solo per mangiare e bere. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva annua è pari a 2.931 euro, di cui 875 per cibo e bevande. In media, per una famiglia il rincaro è di 2.514 euro. Il primato spetta alle famiglie numerose con più di 3 figli, con costi aumentati di 3.558 euro, di cui 1.157 solo per i prodotti alimentari.
L’Istat ha messo in evidenza che l’impatto dell’inflazione è stato più ampio sulle famiglie con minore capacità di spesa, ha raggiunto il 12,1 per cento di aumento rispetto al 7,2 per cento di quelle con la maggiore capacità di spesa. Più sei povero e più vieni punito anche se l’inflazione è la stessa, ma non per tutti.
Il pane costa più dell’80% rispetto a 20 anni fa
Nell’ultimo anno i prezzi sono aumentati come non succedeva da decenni. Secondo i calcoli dell’Unione nazionale consumatori, la voce che include pane, pasta, farina e riso è quella aumentata più delle altre, con una spesa aggiuntiva di 100 euro rispetto al 2021. Un chilo di pane vent’anni fa si aggirava intorno a 1,85 euro, mentre oggi, anche a causa dell’aumento del prezzo del grano e della guerra in Ucraina, si superano i 3 euro.
Un prezzo cresciuto di oltre l’80 per cento in vent’anni. Al secondo posto ci sono i vegetali che costano mediamente 92 euro in più a famiglia. La classifica dei beni che costano di più è chiusa da altri prodotti alimentari, come salse, piatti pronti, alimenti per bimbi, integratori alimentari e caffè, tè e cacao, aumentati di circa 9 euro. Tra i prodotti per mangiare, l’unico che non è aumentato è la passata di pomodoro, che costa, in media, circa 20 centesimi in meno rispetto al 2001. Sarà perché la passata si produce con gli scarti delle altre lavorazioni? Dopo gli aumenti del 2022, i prezzi stanno iniziando a raffreddarsi, ma continuano a salire, anche se meno rispetto al passato. Secondo le stime della Commissione Europea, in Italia l’inflazione dovrebbe tornare gradualmente ai livelli di prima ma solo dopo il 2024.
Trasporti: aumentano i biglietti e raddoppiano i carburanti
Con il caro benzina del 2022 un litro di gasolio o di benzina senza piombo ha superato i due euro al litro. È ancora più marcata la differenza con il 2002: secondo una ricerca di Consumerismo No Profit e Alma Laboris Business School, un litro di benzina a gennaio 2002 costava 0,992 euro mentre adesso il prezzo medio è stato di 1,846,49 €/l, con un aumento superiore all’80%.
Ancora più considerevole la crescita del prezzo del diesel, che è passato in vent’anni da 0,936 a 1,685,02 euro al litro, con un aumento del 99%. In poche parole il prezzo è raddoppiato. Il GPL costa 720,16 euro/l. Pesano le accise. Toglierle, come si promette ma non si fa da anni, significherebbe riportare i prezzi quasi a 20 anni fa!
Sappiamo che l’auto elettrica non decolla. Costano tra i 25mila (Smart), i 42 mila (Kia Niro), i 98mila (Lotus Eletre) o 198mila euro (Mercedes EQS53). Sarebbe un bel risparmio e un bel contributo contro l’inquinamento ma i costi sono proibitivi e poi l’energia elettrica con cosa si produce?
Finché non smetteremo di usare petrolio, gas e carbone sarà inutile ricorrere all’auto elettrica. Quello che non consumi con l’auto, lo consumi a monte con la centrale elettrica. Senza considerare i problemi che comporta l’approvvigionamento del litio e dei componenti delle batterie per le auto, in termini di sfruttamento di mano d’opera e neocolonialismo a danno dei paesi in via di sviluppo.
Ma anche chi fa uso dei trasporti pubblici ha dovuto fare i conti con aumenti superiori al 50%. Un biglietto dell’autobus a Roma – e nella maggior parte delle grandi città italiane – costava 1.500 lire, ovvero 0,77 euro. Oggi a Bologna, Genova e Torino lo stesso biglietto costa 1,50 euro. In tutte queste città l’aumento è stato del 94%. A Milano, con la nuova organizzazione delle aree, un ticket costa 2 euro. L’aumento è del 158%.
Il costo dell’ energia quasi quadruplicato negli anni
Il caro energia di questi ultimi tempi non ha fatto che accentuare una situazione già molto evidente. Il costo dell’energia è cresciuto del 360%: il prezzo per kWh per una famiglia – con un contatore da 3 kW – è passato dagli 0,0945 euro del 2001 agli 0,34 euro del 2021.
Al 9 luglio 2023, il prezzo della tariffa monoraria è pari a 0,11835 euro/kWh, quella bioraria ha un costo di 0,12041 euro/kWh in Fascia F1 e 0,11731 euro/kWh in Fascia F23.
Il costo delle bollette è diventato imprevedibile e, in generale, molto alto un po’ per tutte le famiglie. Le utenze a Roma, se confrontate con altre grandi città, a fronte di servizi non sempre efficienti, sono tra le più care. In generale si può ipotizzare un esborso di circa 200 euro, con picchi di 300 euro per un appartamento non superiore ai 100 metri quadri. Comprensivo di riscaldamento, illuminazione, acqua, rifiuti e abbonamento internet. Tra bollette, spesa alimentare e affitto, dello stipendio resta poco, per non dire che vai in rosso.
Ma i nodi devono venire al pettine e la situazione non può che portare a nuove tensioni e proteste. L’aumento dei salari non credo basterebbe a sanare la situazione, occorre proprio rivitalizzare l’economia del Paese e senza crescita non vedo soluzioni a nuove gravissime crisi.
Vivere a Roma è diventato proibitivo
Roma è seconda solo a Milano per costo della vita. Vivere a Roma per uno studente, una famiglia o un lavoratore single ha costi diversi. Ovviamente sono casi molto lontani ed è complicato ridurli in uno schema. Diciamo che a Roma si vive decentemente se entrano in casa almeno 3.000 euro al mese.
Molti resistono con la metà ma non so come facciano. Forse facendo debiti o ricevendo aiuti da parenti. Lo studente e il tecnico non ci arrivano e anche l’impiegato fa fatica a contare su quegli introiti. Gli affitti sono cari, almeno 800-3.500 al mese in base al tipo di appartamento.
Affittare in un quartiere meno centrale è una scelta sensata per chi vuole vivere a Roma: aggiudicarsi un monolocale in zona Valle Aurelia o San Giovanni (Appio Latino) è molto più modo economico, con monolocali disponibili anche a 600 euro al mese. Gli studenti si dividono le stanze e l’affitto ma la famiglia deve affrontare interamente il costo. Bisogna lavorare in due. E i figli chi li segue?
La questione casa rischia di diventare una bomba a orologeria. Sono tante quelle sfitte non utilizzate e non occupate. I Comuni dovranno escogitare qualcosa al riguardo per dare una casa a chi non ce l’ha e per scardinare gli agglomerati di delinquenza nelle case occupate, dove agiscono anche la criminalità organizzata e pullula lo spaccio di droghe.