#iorestoacasa. I dischi della quarantena: Afterhours, Germi – 1995
Manuel Agnelli aveva una chitarra trasparente bellissima che poi nei millemila concerti successivi non gli ho più rivisto
Il 30 aprile 1994 passai la serata al Circolo degli Artisti, che al tempo si trovava ancora nella sua sede storica di via Lamarmora. Quella sera ebbi modo di vedere per caso per la prima volta gli Afterhours, che all’epoca cantavano ancora in inglese. Manuel Agnelli aveva una chitarra trasparente bellissima che poi nei millemila concerti successivi non gli ho più rivisto. Il giorno dopo gli Afterhours nel primissimo pomeriggio aprirono il concerto del primo maggio e ricordo ancora bene lo smarrimento della gente mentre i maxischermi continuavano a mandare le immagini dell’incidente che causò la morte di Ayrton Senna nell’autodromo di Imola.
Germi è il primo disco in lingua madre della band milanese e riprende alcuni loro pezzi precedentemente cantati in inglese ma rielaborati in italiano e cioè Dentro Marilyn (Inside Marilyn three times), Ossigeno (Oxygen), Vieni dentro (Come inside), Pop (Pop kills your soul). Oltre a queste abbiamo un paio di strumentali, altri brani concepiti per la prima volta in italiano (tra i quali spiccano Strategie e Plastilina) e una cover stravolta di Mio fratello è figlio unico di Rino Gaetano.
Questo primo “disco in italiano”, anche se ancora non perfettamente a fuoco, ci dà già un’idea ben precisa del “suono Afterhours” e contiene quei quattro pezzi classici che ancora oggi dopo 25 anni sono cavalli di battaglia ai loro concerti: Dentro Marilyn, Germi, Strategie e Ossigeno.
Dentro Marilyn verrà ripresa qualche anno più tardi addirittura da Mina che cominciò a dare maggiore visibiltà mainstream alla band, visibilità che poi ha avuto il culmine recentemente nella partecipazione di Agnelli come giudice a X Factor.