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Israele è l’unico Paese al mondo che processa i minori nei tribunali militari

Il dramma dei bambini palestinesi nelle carceri israeliane, arrestati spesso senza un motivo esplicito. Maltrattati e trattenuti per anni per aver lanciato pietre

Gerusalemme

Gerusalemme

Il dramma dei bambini palestinesi nelle carceri israeliane, arrestati spesso senza un motivo esplicito. Maltrattati, feriti, trattenuti per anni con la sola giustificazione di “aver lanciato pietre.” Sono notizie dimenticate sui nostri giornali, mentre altre si scoprono inventate. I falsi fanno parte delle guerre. Prima di credere alle agenzie ci vorrebbero le verifiche. Soprattutto ci vorrebbe la stessa enfasi per le smentite!

Al di là dell’evidente diritto di Israele ad esistere e a difendersi ci sono dei limiti che uno Stato che si definisce democratico non può superare, senza cadere nel torto che attribuisce ai suoi nemici. Se chiedi rispetto per il livello di civiltà che vuoi rappresentare devi comportarti coerentemente. Qui non si lanciano accuse generiche ad Israele ma si riportano fatti documentati dei quali un giorno, i governanti di quel Paese, saranno chiamati a dare conto, esattamente come si chiede a Putin per i suoi comportamenti.

Oggi – quei fatti -rappresentano il più grave ostacolo alla realizzazione di una pace duratura tra i due popoli in conflitto. Sono convinto che il primo nemico di Israele siano quei partiti e quelle forze militari e politiche che perpetuano le ingiustizie contro un popolo discriminato, esattamente come succedeva tra le due guerre agli ebrei in Europa.

Israele è l’unico Paese al mondo che processa i minori nei tribunali militari

Come denunciato da Save the Children, Israele è l’unico Paese al mondo che detiene e persegue i minori nei tribunali militari. Sul sito Lasvolta del 21 ottobre scorso si riportano i dati relativi agli arresti, spesso immotivati giuridicamente, di minori palestinesi nei territori occupati illegalmente da Israele. Dal report Injustice emerge che ogni anno tra i 500 e i 1000 minori della Cisgiordania sono trattenuti all’interno del sistema di detenzione militare israeliano. L’accusa principale a loro carico è il lancio di pietre, che può comportare una condanna a 20 anni di carcere.

I palestinesi “sono gli unici bambini al mondo a essere sistematicamente processati da tribunali militari, con processi iniqui, arresti violenti, spesso notturni e interrogatori coercitivi. In prigione sono sottoposti ad abusi emotivi e fisici, l’assistenza sanitaria e il sostegno psicosociale sono per loro molto limitati e con l’emergenza del Coronavirus la loro situazione si è ulteriormente aggravata”.

Insieme a un’organizzazione partner, Save the Children ha consultato 228 ex minori detenuti da uno a 18 mesi in tutta la Cisgiordania, scoprendo che la maggior parte di loro è stata picchiata (86%), ammanettata e bendata durante l’arresto, e che gli interrogatori che hanno subito sono avvenuti “in luoghi sconosciuti senza la presenza di qualcuno che se ne prendesse cura e spesso privati di cibo, acqua e sonno, o dell’accesso all’assistenza legale”.

Il 69% è stato sottoposto a perquisizione e quasi la metà (42%) ferita al momento dell’arresto. Sono state rilevate ferite da arma da fuoco e fratture ossee e alcuni hanno denunciato violenze di natura sessuale. I bambini arrestati vengono trasferiti in tribunale o in centri di detenzione in piccole gabbie.

Israele viola tutte le Convenzioni internazionali sui diritti dei minori

Israele ha ratificato la Convenzione dei Diritti del bambino nel 1991, impegnandosi ad attuare tutti i diritti e le protezioni inclusi nel trattato.  L’interesse superiore del minore deve essere una considerazione primaria in tutte le decisioni che lo riguardano, e la detenzione deve essere usata solo come una misura di ultima istanza per il periodo più breve possibile (articolo 37). Nonostante ciò il Paese rimane l’unico al mondo a detenere e perseguire i bambini nei tribunali militari, privandoli dei diritti e delle protezioni fondamentali del giusto processo e violando sistematicamente la Convenzione dei Diritti del Bambino, la Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite e la Quarta Convenzione di Ginevra sulla tutela della popolazione civile in tempo di guerra.

Già prima dell’inasprimento del conflitto tra Israele e Hamas, il 2023 era stato un anno atroce per la sorte di bambine e bambini palestinesi, con almeno 38 di loro uccisi dalle forze israeliane nella Cisgiordania occupata.

Una ricerca condotta su 228 bambini arrestati mostra dati agghiaccianti

Save the Children ha tratto le sue informazioni dal Defense for Children Palestine su dati dell’Israeli Prison Service, anno 2023. Per dare un quadro aggiornato della situazione, Save the children ha condotto una ricerca sul campo tra febbraio e marzo di quest’anno coinvolgendo in interviste e focus group 228 bambini e ragazzi che sono stati detenuti dall’esercito di Tel Aviv quando avevano tra i 12 e i 17 anni, il 97% di loro è di sesso maschile e il 71% era stato rilasciato nell’ultimo anno. I dati raccolti sono allarmanti per ogni fase della detenzione.

Ben oltre la metà degli arresti è avvenuto di notte (il 45% oltre mezzanotte), attraverso un’irruzione -con distruzione di porte o finestre- senza che fosse fornita una motivazione e nella maggior parte dei casi si è trattato di episodi violenti. I minori intervistati raccontano di essere stati picchiati con calci, pugni, schiaffi (73%), alcuni di loro (47%) anche con bastoni o armi, compreso il calcio della pistola; dicono di essere stati ammanettati (85%), bendati (77%) e perquisiti (45%).

La testimonianza di un giovane arrestato

Sempre nello stesso report ci sono testimonianze dei giovani arrestati: “Dopo l’interrogatorio, ne sono uscito completamente diverso. Ero legato a una sedia di ferro, con le mani dietro la schiena. Le percosse sembravano non finire mai. Ero bendato, quindi non potevo vedere il bastone con cui mi picchiavano, né quando sarebbe arrivato il colpo successivo. Non sapevo nemmeno distinguere la notte dal giorno” ha raccontato Hisham, detenuto all’età di 14 anni. Un aspetto, questo, decisivo perché la stragrande maggioranza delle condanne nel sistema di detenzione militare si basa su dichiarazioni rilasciate durante l’interrogatorio, anche se ottenute attraverso palesi violazioni dei diritti del minore, come quelle documentate nel rapporto: negazione di acqua e cibo, privazione del sonno, minaccia di danni fisici o di ripercussioni sulle famiglie, costrizione in posizioni di stress, isolamento.

“Senza difesa” è un altro rapporto di Save the Children sui minori palestinesi detenuti

In questo nuovo rapporto sono raccolte le testimonianze di più di 470 minori detenuti negli ultimi dieci anni provenienti da tutta la Cisgiordania. Come evidenzia il rapporto, la maggior parte dei bambini e dei ragazzi sono stati portati via dalle loro case di notte, bendati, con le mani legate dietro la schiena. A molti dei minori, intervistati per questo rapporto, non è stato detto il motivo per cui venivano arrestati o dove stavano andando.
Dopo il loro arresto, i minori vengono trasferiti in centri dove vengono interrogati. Riportano di essere stati costretti a giacere a faccia in giù sul pavimento di veicoli militari, di non aver potuto usare il bagno, di essere stati privati di cibo e acqua e aggrediti fisicamente.

Ogni anno centinaia di minori palestinesi vengono detenuti dalle autorità israeliane. Al momento sono 160.  La ricerca mostra come l’81% abbia subito percosse fisiche e l’89% abusi verbali; il 52% ha ricevuto minacce sulle proprie famiglie; l’86% è stato sottoposto a perquisizioni corporali, con umiliazione e vergogna; l’88% non ha ricevuto cure adeguate e tempestive, anche quando esplicitamente richieste; a quasi la metà (47%) è stato negato il contatto con un avvocato. Se questo è ciò che accade ai minori, immaginiamoci che inferno passino gli adulti.

Le feke news dei 40 bambini ebrei decapitati

Sappiamo bene che le guerre non si combattono solo con le armi. La propaganda ormai ha un ruolo fondamentale per aiutare uno o l’altro contendente nel conflitto. Dai tempi di Hermann Göring , numero due della Germania Nazista, la guerra si fa spargendo notizie false. Su Wired dell’11 ottobre 2023 si dichiarava che non esistevano prove su bambini decapitati e donne stuprate da Hamas. Le stesse autorità israeliane non potevano confermare questa terribile notizia.

Sul sito Farodiroma dell’11 ottobre di quest’anno, si riporta che era stata la giornalista Nicole Zedek, corrispondente di I24 News, un media israeliano che fiancheggia l’estrema destra, quindi governativo, ha diffondere la notizia del massacro sul social Twitter, visto sette milioni di volte e diventato virale. In appoggio alla Zedek intervengono due colleghi dello stesso sito per la versione francofona Mael Nenoliel e per la versione anglofona Pierre Khlochendler. Entrambi parlavano di 200 civili uccisi e di 40 bambini decapitati.

Un ufficiale israeliano (maggiore Itai Veruv)lo conferma senza parlare di bambini decapitati. In Italia i principali media diffondono immediatamente la notizia senza fare alcuna verifica e aumentando la drammaticità e il contenuto. “La strage degli innocenti”; “La strage dei bambini”; “I palestinesi come i nazisti: caccia all’ebreo porta a porta”; “Kfar Aza, la strage di Hamas nelle case del kibbutz: Almeno 200 cadaveri, 40 bambini: alcuni decapitati”.

La notizia viene ripresa con enfasi dalla stampa occidentale ma non la smentita

La notizia spacca in due l’opinione pubblica mondiale. Quella in Occidente inorridisce e si rafforza la convinzione che i palestinesi sono dei brutali terroristi, degli “animali” come li ha definiti il Minstro della Difesa israeliano. Quella nel Sud del mondo sospetta che si tratti di una fakenews sul modello di quella costruita dal governo ucraino nell’aprile 2022: il presunto massacro avvenuto nella città di Bucha, nelle vicinanze di Kiev. Così almeno riportano i siti da cui abbiamo tratto la notizia.

La tecnica di chi “ci marcia” è che venga pubblicata con enfasi in prima pagina la notizia falsa e poi taciuta la smentita o riportata nelle pagine interne a piccoli caratteri. In televisione si usa mostrare immagini (magari di repertorio) ed enfatizzare la fake news e poi o tacere o dare alla smentita uno spazio irrilevante. Ci sono stati casi in cui sono state usate immagini di videogiochi per commentare notizie false sulla guerra tra Ucraina e Russia.

Poi arriva la smentita dell’esercito israeliano: nessuna decapitazione, era una fake

Quindi il portavoce dell’esercito israeliano ha smentito la notizia dei corpi decapitati affermando che non ha dato informazioni di decapitazioni di bambini da parte di Hamas. L’agenzia stampa turca Anadolu ha confermato la smentita degli israeliani sulla “decapitazione” di bambini ed ha costretto I24 News a fare marcia indietro cercando di dare tutta la colpa alla sua inviata. La redazione ha obbligato la giornalista a smentire pubblicamente la notizia, inizialmente spacciata come certa. “Sono stata male informata dai militari locali” afferma Nicole Zedek cercando di salvare in un qualche modo la reputazione compromessa. Il quotidiano israeliano Haaretz, noto per la sua imparzialità, conferma le stragi di Kfar Aza ma non la decapitazione di bambini.

Liberation, Reuters, Business Insider e CNN hanno tentato di contattare Nicole Zedeck che si è rifiutata di rilasciare dichiarazioni. La I24 News l’ha rimossa dal compito di riportare la guerra in corso tra Israele e Hamas.

Ignorare queste notizie o non svelare quelle false, per esplicita ammissione di una delle parti, è un grave atto di frode nei confronti dei lettori. Se vogliamo capire le ragioni di una guerra dobbiamo essere informati nella maniera più corretta possibile. Non è facile. Questo è evidente. Ma quando è possibile, la verità non va tenuta nascosta.