Italia rossa e arancione tra le proteste e la visione conciliatrice di Draghi
Lo scopo fondamentale del governo Draghi sembra essere la rassicurazione dei cittadini con parole pacate sul futuro dell’Italia
Alla fine, ci siamo arrivati. Dopo tanti tentennamenti, flebili speranze di riaperture, buoni auspici e gravi paure, siamo giunti al regime di lockdown totale, giustificato dalla constatazione del peggioramento delle nostre condizioni sanitarie.
Così abbiamo trascorso la Pasqua, tradizionale festa di resurrezione per i credenti, di speranza di rinascita o rinnovamento per tutti, rinchiusi in un regime funereo, pesante per ogni animo, anche il più forte. Anche se le norme consentivano il ricongiungimento ai conviventi o la visita ai parenti deboli, il ritrovarsi insieme ha apportato poca gioia, offuscata da ansia e malessere.
Non è possibile fare di meglio…
Eppure non si poteva avere di più, ci assicurano gli esperti, i medici e i nostri governanti; purtroppo, le statistiche giornaliere e settimanali ci hanno mostrato un aumento dei contagi, dei decessi e dei ricoveri dall’inizio dell’anno che non ci si aspettava dopo la chiusura di Natale. A dimostrazione che anche questo provvedimento, insieme ad altre misure, non era stato sufficiente a fronteggiare il progredire dell’infezione. Motivo per cui sono aumentate le critiche all’operato dei governi per gli errori e le sottovalutazioni del pericolo.
Il nuovo governo, detto dei migliori, si è costituito agli inizi di febbraio proprio per rimediare all’inefficienza dei precedenti.
Il suo premier, l’economista Mario Draghi, nominato dal Presidente della Repubblica, ha voluto formare un esecutivo misto di tecnici e politici che ha ricevuto il consenso e l’appoggio dell’intero Parlamento, con poche eccezioni. Come si è già detto, questa era una condizione richiesta dallo stesso Presidente e voluta da Draghi, il quale però ha affidato gli incarichi fondamentali ai tecnici di sua stretta conoscenza e fiducia: ministero dell’Economia, della Transizione Digitale, dell’Ambiente e Transizione Ecologica, delle Infrastrutture, della Giustizia e della Scuola.
I suoi obiettivi dichiarati erano: lotta alla pandemia e vaccinazione di massa, sostegno all’economia e ristrutturazione di essa tramite il rinnovamento tecnologico, appunto.
Dichiarazioni di intenti e azione del nuovo Governo
Per conseguire il primo obiettivo, Draghi ha cambiato i responsabili della gestione della pandemia, sostituendo Borrelli con l’ing. Curcio alla Protezione Civile ed il Commissario straordinario Arcuri con il generale Figliuolo; ha però confermato come ministro della Sanità Roberto Speranza.
Le sue prime mosse sono consistite nel rafforzamento delle restrizioni: aumento delle zone rosse, chiusura delle attività (bar, ristoranti) per evitare assembramenti e coprifuoco incrementato.
Riguardo alla vaccinazione, ha potuto ottenere un certo aumento nella somministrazione delle dosi, ben lontano però da quello dichiarato. Certamente, ha potuto scaricare la responsabilità di ciò sulla pessima politica fatta dall’UE per l’acquisto delle dosi, che ha favorito le inadempienze per le forniture da parte dei colossi farmaceutici (Big Pharma).
Resta però il fatto che, nonostante il notevole incremento del ritmo (dalle 80.000 vaccinazioni al giorno di ottobre alle attuali 280.000), siamo ancora ben lontani dal raggiungere il traguardo promesso di 500.000 vaccini al giorno, ritenuto necessario per raggiungere l’immunità di gregge entro la fine della primavera. Anzi, proprio a causa del grosso taglio delle forniture di AstraZeneca e altri, sembra che si vaccinerà il 60 – 70 % della popolazione forse verso la fine dell’autunno.
L’economia sempre più in ginocchio
Con ripercussioni pesantissime sull’economia, visto che già migliaia di piccole e medie imprese sono fallite per via delle chiusure e del mancato sostegno dello Stato.
E qui veniamo al secondo degli impegni assunti dal nuovo governo: il sostegno e rilancio dell’economia. Si è approvato un nuovo scostamento di bilancio (debito pubblico), del tutto insufficiente a riparare almeno in parte le perdite delle aziende private che non hanno più potuto lavorare; eclatante il caso delle imprese di ristorazione.
In definitiva, il bilancio dell’attività del primo periodo, seppur breve, è negativo; inoltre, il modo di agire del governo tecnico ricalca fedelmente quello dell’ultimo governo Conte, facendosi uso ancora dei Dpcm e di ordinanze ministeriali.
La conferenza stampa dell’8 aprile. Rassicurazioni e promesse
Ma la cosa che impressiona di più, è che lo scopo fondamentale del governo Draghi sembra essere la rassicurazione dei cittadini, trapelato già nelle prime comunicazioni loro rivolte; inoltre, la stessa comunicazione assume una consistenza autocelebrativa e propagandistica.
Il vertice massimo, il climax direi, è stato raggiunto nella ben orchestrata conferenza stampa della sera dell’otto aprile scorso.
La prima, grande conferenza tenuta dopo le critiche di avarizia di comunicazione.
Presieduta dallo stesso Draghi, affiancato dall’ineffabile Dr. Locatelli.
Nell’arco di tempo programmato (un’ora), il Premier ha mostrato di ascoltare con attenzione le domande; ha sempre risposto con pacatezza sulle questioni generali, passando poi la parola a Locatelli per gli approfondimenti tecnici. Sembravano una coppia affiatata, quasi il Gatto e la Volpe di Pinocchio.
Le domande dei giornalisti spaziavano su tutti i temi: gestione della pandemia, con i problemi connessi ai vaccini ed al rapporto con l’Europa; rapporti all’interno dell’Esecutivo, tra il governo e le forze che formano la coalizione di esso; qualità dei rapporti tra Stato e Regioni; sostegno alle imprese; ricostruzione dell’economia e innovazione tecnologica, correlata alla gestione del Recovery Fund .
Di ogni tema il presidente Draghi ha fornito una visione conciliatrice, più pacifica di quanto non sia nella realtà. Fondata sulla fiducia nella scienza espressa con i soliti bizantinismi dal prof. Locatelli. Ha più volte ribadito di essere favorevole alle riaperture, se i “numeri” lo consentiranno: “Stiamo lavorando per questo“, ha ribadito. Insomma, tutto il discorso era volto a delineare un ipotetico futuro di magnifiche sorti e progressive, basato sullo svolgimento degli impegni già assunti e sugli altri da prendere con le dovute consultazioni.
Le esternazioni politiche di Draghi, tra spontaneità e Real Politic
Si è pure manifestato un volto politico di Draghi, forse migliore di quello di tanti politici di professione, poiché il suo pensiero pragmatico di economista lo porta a “chiamare le cose con il loro nome”. Ciò si è verificato su due temi importanti: 1) l’inadempienza dei contratti da parte di Big Pharma, per cui ha detto che in questo modo c’è stato chi ha lucrato due o tre volte sulle stesse operazioni; 2) il rapporto tra l’Europa e la Turchia, spiegando la necessità di cooperazione (non collaborazione!) anche con Stati autoritari, definendo incidentalmente Erdogan un dittatore.
Necessità da real politic dunque, che sarebbe fuorviante e perfino immorale abbellire con giri di parole sulle comuni buone intenzioni, o addirittura esaltare con la mistificazione sfacciata della realtà, come nel caso di Renzi con l’Arabia Saudita.
Come si vede, queste dichiarazioni stanno producendo forti reazioni all’interno e soprattutto dall’estero. I dittatori eletti (!) con un sistema monocratico e controllato (Erdogan) non ci stanno ad essere così definiti.
Ma la reazione peggiore è quella dell’Europa di Bruxelles, che chiede scusa e si inginocchia, adducendo il pretesto (questo sì farisaico) della non ingerenza negli affari interni di un Paese sovrano. Così la Von Der Leyen, difesa in astratto come donna, è doppiamente offesa nel suo ruolo di rappresentante della UE, dal ras turco e dall’UE stessa!
Per conseguire i propri interessi economici, la finanza tecnocratica che regna a Bruxelles non ha esitazioni nel rinnegare le proprie tradizioni e favorire l’assoggettamento dei suoi popoli alla potenza economica di culture intolleranti.