Italia sul tetto d’Europa! I segreti: gioco, gruppo e trascinatori
53 anni dopo Roma 1968 gli Azzurri riportano la Coppa Henri Delaunay in Italia. È il trionfo più bello dopo il fondo toccato tre anni fa
Novembre 2017: a San Siro l’Italia veniva eliminata ai playoff dalla Svezia e vedeva i Mondiali di Russia da casa. Luglio 2021: Giorgio Chiellini nel cielo di Wembley alza la coppa per un’Europeo che torna in Italia dopo 53 anni. La rinascita azzurra si completa con i rigori, la freddezza dei nostri e le parate di Donnarumma. Un trionfo che all’inizio del torneo era sperato ma difficile da realizzare, con almeno tre squadre più attrezzate. Ma il gruppo ci ha creduto, in primis colui che ricostruito dalle fondamenta la Nazionale, ossia il ct Roberto Mancini e tutto lo staff tecnico.
L’Italia di giovani, gioco e divertimento
Una ricostruzione partita dal lavoro, sempre difficile da fare costantemente con una selezione nazionale, fatto dal commissario tecnico dal 14 maggio 2018, giorno della sua investitura. Obbiettivo cancellare le macerie della gestione Ventura con un ricambio generazionale dando fiducia a giocatori giovani, alcuni senza esperienza in Serie A, come le convocazioni di Zaniolo e Tonali.
Decisi gli uomini giusti, dopo aver provato tanti giocatori, è arrivata la costruzione di un’idea di gioco con due precisi diktat, spiegati anche da capitan Chiellini nell’intervista post-finale: divertimento e possesso. La volontà di provare a giocare sempre e dominare il possesso, con una circolazione a velocità variabile e due punti fermi: Jorginho e 4-3-3.
Un credo tattico ma anche un gruppo solidissimo
Su questi cardini si è sviluppato un gruppo coeso più che mai, prima dal punto di vista dell’impianto del gioco e poi sotto il profilo caratteriale. Aspetti che si sono visti in queste sette partite. Prima la fase a gironi che gli Azzurri hanno fatto sembrare facile grazie anche all’interscambiabilità degli uomini nello stesso credo tattico. Nella fase ad eliminazione diretta, quando sono arrivate le vere difficoltà e si è dominato meno il possesso, è uscita fuori una squadra unita, che non si è mai sfaldata, che ha dato tutto fino all’ultimo minuto ed è riuscita a portare a casa situazioni complicatissime da gestire.
Il secondo tempo di sofferenza con l’Austria risolto dalle giocate di Spinazzola e Chiesa nei supplementari, la pressione esercitata dalla Spagna per 120 minuti, lo svantaggio a freddo nella finale di Wembley, con 60mila inglesi contro. Mancini ha sempre creduto nei suoi, prima come giocatori e poi come uomini: non è rimasto deluso. I calci di rigore della semifinale e della finale ne sono l’esempio migliore. Ha puntato su giocatori criticati alla vigilia, che però hanno dimostrato di saper dare il meglio più con la Nazionale che con il club, vedasi Bernardeschi.
I trascinatori: Bonucci-Chiellini il presente, Donnarumma e Chiesa il futuro
Tutti hanno dato il loro contributo, chi più chi meno, ma alcuni giocatori sono stati trascinatori per gli altri. Non possono non essere menzionati Bonucci e Chiellini, che nonostante una stagione difficile, fatta di critiche ed infortuni, hanno resistito con la testa e con le gambe nel guidare una difesa che ha dovuto reggere la forza d’urto dei vari Lukaku, De Bruyne, Morata, Dani Olmo, Kane e Sterling. Leader in campo e fuori, al loro primo grande trofeo internazionale: un premio alla loro carriera.
Passando per Jorginho, il primo grande insostituibile di Mancini e senatore silenzioso all’interno del gruppo, l’Italia potrà fare affidamento per tanti anni su due giocatori di livello assoluto, Gianluigi Donnarumma e Federico Chiesa. Gigio è stato decisivo dai quarti in poi, con parate e tre rigori parati su nove nelle due serie dal dischetto. Non a caso è stato premiato Player of the Tournament e ha ancora 22 anni. Chiesa, figlio d’arte, ha iniziato questo Europeo in panchina come sostituto naturale di un Berardi ottimo nelle prime due uscite. È stato determinate contro l’Austria con il sinistro e con la Spagna col destro, per due perle di rara bellezza. Ma anche caratterialmente è stato trascinatore, soprattutto in alcuni momenti della finale. Il giusto coronamento di una stagione che lo ha visto migliorare partita dopo partita con la maglia della Juventus. L’Italia è in buone mani negli anni a venire.