Italiani e cristiani: la destra ne ha fatto una bandiera. Largamente infondata
Salvini è solo il caso più evidente, con i suoi appelli alla Madonna. I richiami fioccano anche altrove e sono quanto mai equivoci
Sovranisti. E cattolici. Come se si trattasse di un binomio inscindibile: poiché siamo italiani, e ci ribelliamo al credo globalista che tende a cancellare le identità nazionali, allora siamo anche unificati dalla medesima religione. Che è quella della Chiesa di Roma. In una versione più prossima a Ratzinger che a Bergoglio. Più vicina all’ex papa Benedetto XVI, con i suoi rigori dottrinari, che al neo papa Francesco, con le sue disinvolture iper moderniste e i suoi ammiccamenti da popstar.
Non proprio una visione preconciliare, e quindi irrigidita nelle sue decrepite chiusure moralistiche e (tra l’altro) sessuofobiche, ma comunque ostile alle continue revisioni che si sono succedute, o anche solo prospettate, nei decenni successivi al Vaticano II. Che si svolse tra l’ottobre 1962 e il dicembre 1965 e che ha aperto la strada a una lunga serie di riletture in aperto dissidio con l’ortodossia tradizionale: dalla teologia della liberazione alle più recenti aperture sul versante degli omosessuali, dei divorziati, dei preti sposati, delle donne sacerdoti e via aggiornandosi. O snaturandosi.
Di fronte a questa rivendicazione pseudo religiosa, che ha in Matteo Salvini il suo alfiere più smaccato ma che è assecondata da quasi tutto il centrodestra (vedi ad esempio l’editoriale di Vittorio Feltri pubblicato ieri su Libero e intitolato “Quelli che insultano addirittura Gesù”), non bisogna affatto fermarsi a una lettura superficiale. Che è quella della strumentalizzazione propagandistica: Salvini & C. sfruttano la tradizione cattolica, che qui in Italia è particolarmente radicata, e la utilizzano a mo’ di vessillo. Di slogan implicito. Di suggestione identitaria alla quale tanti abboccano, non foss’altro che per rintuzzare la crescente presenza islamica, dovuta agli immigrati.
Tutti cristiani, a chiacchiere
L’interpretazione, al contrario, deve spingersi molto più in profondità. Fino a capire due cose fondamentali. E a capirle una volta per tutte.
La prima è che il cristianesimo viene strumentalizzato da sempre, a cominciare dalla Chiesa stessa, allo scopo di aggiungere un crisma di spiritualità fittizia a un ordine quanto mai terreno. Che è disponibile, in quanto tale, a infinite forme di connivenza con altre entità votate al potere temporale, vuoi apertamente oligarchico come nelle vecchie monarchie, vuoi fintamente democratico come nei regimi liberali.
La seconda è che nella società attuale imperniata sull’economia liberista, e perciò dedita al massimo profitto e al consumismo incessante, il richiamarsi al cristianesimo è ormai diventato, e non da oggi, una scatola vuota o semivuota. Di cui continuano a piacere solo la confezione esteriore – che è una sorta di “arredo urbano” dell’immaginario collettivo, dal crocefisso al presepe – e le rassicuranti speranze nella misericordia divina, per cui anche i peccatori più abietti potranno essere salvati dalle punizioni ultraterrene che meriterebbero, purché si pentano in extremis.
Nel succitato editoriale di ieri, Vittorio Feltri si fa scudo con l’abusatissimo riferimento al “Perché non possiamo non dirci cristiani” di Benedetto Croce. Dove “cristiani”, peraltro, veniva posto tra virgolette.
Ma si tratta di uno scudo tutt’altro che invulnerabile.
La vera questione, invece, è “come facciamo a definirci ancora cristiani”? Ovvero, predisponendo un possibile percorso di analisi, in che cosa identifichiamo gli aspetti salienti e irrinunciabili di questa religione? Come si conciliano con gli odierni stili di vita? In che cosa li onoriamo? E in che cosa, al contrario, ce ne freghiamo allegramente?
Sono domande che andrebbero rivolte non solo ai politici che fanno professione pubblica di cristianesimo, ma che si dovrebbe porre chiunque si ammanti della medesima veste. Dando per scontato che gli competa in quanto italiano. Dando per certo di meritarsela solo perché “da queste parti” è così che va da quasi due millenni.
Detto da non cristiano: dovreste vergognarvi, di ridurre la spiritualità a medaglietta ereditaria.