Prima pagina » Cronaca » Jayne Mansfield, l’anti Marilyn Monroe

Jayne Mansfield, l’anti Marilyn Monroe

Nel ’57 la Mansfield resta coinvolta in un primo scandalo a una cena di gala in cui era presente anche Sofia Loren

Quando si parla di Marilyn Monroe e si fa riferimento alla sua più grande rivale, il pensiero corre allegramente alla meno famosa e meno elegante e meno ‘diva’ Vera Jayne Palmer, per tutti: Jayne Mansfield (Bryn Mawr, Pennsylvania 1933- New Orleans,Louisiana 1967). Emblema biondissimo e pneumatico di una recitazione basata sulle sue curve più che sulle sue doti, la sexy Miss Photoflash non era esattamente la svampita che lo star system hollywoodiano consegnò al mondo dei media.

Nata in Pennsylvania da una famiglia poco agiata, rimase subito orfana di padre e ciò, tuttavia, non le impedì di crescere nell’arte. Sebbene per sopravvivere con la piccola Jayne la mamma si adoperasse nei lavori più umili oltre che nell’insegnamento, la futura Pin Up chiese di poter ricevere lezioni di violino e pianoforte, strumenti che continuò a suonare più che discretamente anche in età adulta.

Trasferitasi in Texas con la mamma ed il suo nuovo compagno, a soli sette anni si esibiva per strada, come una vera artista indie, sognando il grande palco. L’incontro con il primo dei suoi tre mariti, Paul Mansfield (dal quale prese in prestito il cognome che mantenne fino alla fine) la portò fino ad Austin e a sedici anni ebbe la sua prima figlia, Jayne Marie. La relazione costruttiva con il marito le lasciava ampi spazi di crescita personale e fu così che la Mansfield conobbe Baruch Lumet ,padre del regista Sidney. Fu proprio lui a spingerla nel mondo dorato ed ingannevole dello spettacolo dei primi anni 50,anni nei quali Vera Jayne si era già contraddistinta come studentessa modello presso l’Università del Texas. Le sue materie preferite ? Il teatro e la fisica!

Abbandonati gli studi universitari e frequentato il triennio accademico presso il Dallas Institute of the Performing Arts di Baruch Lumet, ella debuttò come attrice in ‘Morte di un commesso viaggiatore’ di Arthur Miller. Era bella, aveva un quoziente d’intelligenza elevatissimo, paragonabile a quello di medici e scienziati, suonava due strumenti musicali e conosceva ben cinque lingue eppure non riusciva a farsi apprezzare dal pubblico che la trovava troppo fredda, troppo ruvida, troppo pacchiana, troppo poco all’altezza.

I primi concorsi di bellezza arrivarono come proposte occasionali alle quali la Mansfield partecipò più per gioco che con reale convinzione. Si aggiudicò subito tre titoli importanti per l’epoca tra i quali il già citato ‘Miss Photoflash’ e ‘Miss fire prevention’ e,sebbene fosse madre di una bimba piccola e si muovesse in un’epoca di forti censure, Vera Jayne capì che quella della bellezza era la sua personale strada per il successo.

Mise da parte le sue doti musicali, la sua intelligenza, le opere di Shakespeare che ella tanto amava e conosceva a memoria (e che soleva recitare tra amici e colleghi) e,anziché coprirle, cominciò a scoprire ed estremizzare le sue curve mozzafiato, diventando la maggiorata più amata dagli americani e,se gli estimatori di Marylin preferivano le bionde, con il suo successo sempre crescente cominciarono ad amarle bionde e prosperose. Il marito ,Mr Mansfield ,sperava che la moglie rinunciasse con gli anni alle sue aspirazioni cinematografiche e,invece,la caparbietà di quest’ultima li condusse di filato in California. Nel 54,dopo aver ripreso gli studi di recitazione presso la California University, Vera Jayne fu ingaggiata, finalmente,per una piccola parte nel film ‘Female Jungle’. Seguirono ‘Pete Kelly’s Blues’  e,soprattutto ,la commedia musicale di George Axelroad ‘Will success Spoil Rock Hunter? ‘ che la vide protagonista a Broadway e che le valse il suo primo riconoscimento : il Theatre World Award nel 1956.

Nel mese di febbraio 1955 posò come playmate per ‘Playboy’, rivista per la quale poserà anche negli anni a venire e cominciò a fare breccia nel pubblico americano tanto agognato.

Tornata a Hollywood, la Mansfield fu protagonista dell’importantissima commedia musicale ‘The girl can’t help it’ di Frank Tashlin (1956) in cui,da protagonista, dimostra di avere un’ottima predisposizione alla musicalità e di essere un’artista piuttosto versatile nonostante la sua generosa fisicità.

Forse per queste doti nascoste dietro curve esplosive o forse per i capricci della Monroe, la Fox ingaggiò la ex Miss Photoflash assegnandole ruoli che sarebbero dovuti appartenere alla Bionda più famosa del momento,la Monroe appunto. Fungendo da ‘tappabuchi’ della Bionda più famosa dell’epoca, tuttavia,la Mansfield inanellò una serie di film di successo e dimostrò di essere credibile persino nel drammatico ‘The wayward bus’  accanto a Joan Collins e Dan Dailey , liberamente tratto dal romanzo di John Steinbeck. Il vero successo di botteghino, però,arrivò nel riadattamento cinematografico della pièce ‘Will success spoil Rock Hunter?’ grazie al quale il suo personaggio, Rita Marlowe ,consacra definitivamente  Vera Jayne al grande pubblico. La ‘Bionda esplosiva’ (come recita il titolo in italiano del film in questione) ha un profilo inconfondibile, uno charme tutto suo,fatto di sorrisi grezzi. È estrema, esageratamente ridente. Si fa ,volutamente, caricatura di se stessa e,più in generale, della figura femminile di quegli anni.

È proprio nel '57 che la Mansfield resta coinvolta in un primo scandalo: invitata a una cena di gala in cui era presente anche Sofia Loren, ella si presenta e siede accanto alla nostra diva, inguainata in una veste di raso elegantissima dalla quale fa volutamente fuoriuscire un seno facendolo passare per un incidente. La Loren riporta in un’intervista che ''ìtemeva di veder cadere da un momento all’altro un capezzolo della collega nel suo piatto''. Lo stilista Richard Blackwell, il quale aveva personalmente creato l’abito in questione per la Mansfield come per altre star dell’epoca, la cancellò dalla sua lista di clienti trovando il comportamento dell’attrice assolutamente compromettente e fuori luogo.

Vera Jayne, però, era ormai lanciata nella sua ossessiva mania di farsi ricordare e prese parte ad una serie di film tra cui ‘Kiss them for me’ accanto a Cary Grant. Il film, tuttavia, non ebbe il successo sperato e la Mansfield fu definitivamente abbandonata anche da Hollywood. Sposatasi per la seconda volta, con l’attore ungherese ed Ex Mr Universo, Mickey Hargitay si trasferì in Europa in cerca di terreno fertile per nuovi successi e,dopo una serie di dimenticabili pellicole, recitò accanto all’allora famoso  Karlheinz Bohm in ‘Londra a mezzanotte’ di Terence Young (1960) e fu in quel frangente che lo sceneggiatore Tommy Noonan le propose di recitare nuda in un film.

È quello che ella fece nel film ‘Promises!Promises!’ (1963). La sua performance le valse la scomunica mediatica in ogni dove. A Cleveland la pellicola fu ritirata ma il successo commerciale fu enorme. La Fox,del resto, già le aveva voltato le spalle anni prima. L’attrice e la donna sfidava il destino e andava controcorrente,mietendo successi insperati.

In tante difficoltà lavorative, Vera Jayne mostrava comunque di sapersi destreggiare con ironia e leggerezza : la sua relazione con Hargitay la vide diventare madre di ben tre figli e per alcuni anni furono una famiglia abbastanza serena. La Mansfield si divideva tra serate nei night (nei quali era famosissima ed acclamatissima) a giornate di romantica quotidianità nel suo ‘Pink Palace ‘ di Beverly Hills ,fatto di quaranta stanze, Cupido e fontane da cui usciva champagne rosato, vasche da bagno a forma di cuore e tappetini rosa. Capricci da Diva, insomma.

Il menage apparentemente sereno si spezzò quando la bionda esplosiva lasciò anche il secondo marito per unirsi a Matt Cimber, regista dal quale pure avrà un figlio.

Nella metà degli anni 60, la Mansfield era impegnata nelle riprese di ‘Single room furnished’ per la regia dello stesso Cimber ma ella riuscì a separarsi anche da lui. Si fece seguire da un avvocato di grido dell’epoca, tale Sam Brody, con cui finì per intrecciare una relazione passionale.

Chissà da quali pensieri fosse pervasa la sua anima in quella notte del 28 giugno 1967 quando, uscita dal Gus Stevens Supper club di Biloxi (Mississippi) in cui si era esibita con successo, la Buick Electra guidata dall’autista Ronnie Harrison, di soli venti anni, e i suoi tre figli, Miklos, Zoltan e Mariska, si schiantò contro un autoarticolato sulla Highway 90 e Jayne, a soli 34 anni,  e i suoi due cagnolini morirono all'istante. I tre ragazzi che dormivano dietro rimasero miracolosamente illesi. La testa di Jayne fu  falciata e finì ad un paio di metri dalla carcassa dell'auto. “Sembrava una parrucca, una bellissima parrucca bionda, di quelle che le attrici portano con sé in sagome di legno imbottite di velluto per non farle sformare”, raccontò il comandante della polizia stradale di New Orleans. 

A noi resta una manciata di pellicole in cui sorrideva spensierata e sfacciatamente femminile e foto di posa in cui mostra le tre misure più abbondanti e belle che una donna possa avere. La madre di tutte le bionde, compresa Marylin Monroe, ovvero Mae West era famosa per le sue battute irriverenti ed è proprio  con una delle sue freddure che ci piace salutare la Mansfield, una delle sue ‘figlie’ : “ Quando sono buona sono molto buona ma quando sono cattiva sono meglio”.

 

 

 

Lascia un commento