Juventus, il Codacons evoca retrocessione in B e revoca degli Scudetti
La Procura di Torino indaga sul presidente Agnelli, il vicepresidente Nedved e l’ex Ds Paratici. E l’associazione dei consumatori chiede (non si sa a che titolo) la mano pesante
Mentre la Procura di Torino continua a lavorare, l’inchiesta penale sul management presente e passato della Juventus sta offrendo dei risvolti alquanto surreali. Da un lato, infatti, ci sono gli inquirenti che cercano di fare luce su determinate operazioni pseudo-finanziarie dei bianconeri – e non solo. Dall’altro c’è il Codacons, intervenuto a gamba tesa (è il caso di dirlo) a invocare preventivamente la mano pesante della giustizia sportiva sulla Vecchia Signora. Rinfocolando il mistero su quali siano esattamente le sue competenze.
Il Codacons a gamba tesa
«Se la Juventus dovesse essersi illegittimamente avvantaggiata sui club rivali con operazioni di questo tipo allora verrebbe meno la regolarità degli ultimi campionati di calcio». Per questo «presenteremo un esposto all’Antitrust ed alla Procura Federale chiedendo la retrocessione del club bianconero in Serie B e la revoca degli ultimi scudetti».
Ha usato toni decisamente concilianti il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori, per gli amici Codacons. Che in realtà non si capisce che titolo abbia per intromettersi in una vicenda giuridico-calcistica – benché non sia certo la prima volta che esce dal seminato.
L’indagine, oltretutto, è ancora in corso, tanto che neppure la Federcalcio ha ancora ricevuto gli atti richiesti alla magistratura, che li trasmetterà alla conclusione degli accertamenti. Conclusione che dovrebbe arrivare in tempi molto rapidi.
L’inchiesta sulla Juventus
Per i Pm piemontesi, dalle carte emergerebbe un «sistema malato» che andrebbe ben oltre le Zebre, rientrando nella fattispecie dell’illecito sportivo. Nel mirino, in particolare, le cosiddette plusvalenze, che sarebbero i guadagni derivanti dalla cessione di giocatori venduti a un prezzo più alto di quello d’acquisto. La Juventus è sospettata di averne realizzate almeno 42 fittizie in tre stagioni, tra il 30 giugno 2019 e il 30 giugno 2021. Avrebbe cioè scambiato con altre squadre dei calciatori a cifre “gonfiate” per averne dei benefici a livello di conti. Non a caso, la Guardia di Finanza si è mossa per approfondire le accuse di falso in bilancio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Nel registro degli indagati risultano iscritti il presidente juventino Andrea Agnelli, il vicepresidente Pavel Nedved e l’ex Ds Fabio Paratici, oltre a tre dirigenti ed ex dirigenti dell’area finanza. Sarebbero però coinvolti almeno altri cinque team di serie A: Napoli, Atalanta, Sampdoria, Genoa ed Empoli. Intanto, comunque, Madama ha affermato in una nota che «confida di chiarire ogni aspetto di interesse».
In ogni caso, il fatto che le investigazioni non siano ancora terminate consiglierebbe maggiore prudenza, anche e soprattutto ad associazioni come quella dei consumatori. Fermo restando che, se il caso dovesse realmente rivelarsi una nuova Calciopoli, si tratterebbe certamente (e in tutti i sensi) di un… colpo gobbo!