Juventus-Inter: il Derby d’Italia prende ancora la strada di Torino
Tante aspettative, strascichi, polemiche e clamore per una partita di calcio giocata in un ambiente surreale da campo di periferia
Tante aspettative, strascichi, polemiche e clamore per una partita di calcio giocata in un ambiente surreale da campo di periferia, in cui la Juventus se ne esce protagonista assoluta, nettamente superiore ad un’Inter ridimensionata, che cade sul più bello e dice addio ad un Campionato anch’esso moribondo, a porte chiuse come in uno degli stracolmi reparti di rianimazione Italiani, a due passi da un clamoroso stop. Ciak, non si gira più. La differenza tra le due squadra si nota ancora ad occhio nudo dallo spessore qualitativo della panchina: se per tutto il primo tempo Sarri si permette di tenere fuori un gioiello come Dybala: l’argentino subentra al Pepita, non ci pensa su due volte e fresco, agile come una rosa mette sul match il suo sigillo, una perla delle sue, scacco, partita chiusa. A Conte non resta che meditare sul cosa fare di Eriksen?
L’Inter – da par suo, già sotto chock dopo il primo gol del gallese Ramsey– scaturito da autogol su una mischia ravvicinata – va in apnea, solo per riprendersi con un funereo, boccheggiante sussulto gli ultimi minuti dell’incontro. Troppo poco, troppo tardi, armi spuntate e non credibili: a far spalla ad un Lautaro con la testa già a Barcellona per le voci di mercato, era uscito un irriconoscibile Lukaku per un trascurabile Sanchez. A redigere il bollettino, Juventus 2 Inter 0, un gol per tempo, terreno in perfette condizioni, ma le squadre hanno giocato in uno stadio deserto, colpito da decreto governativo come tutto il Paese, dimostrando se ve ne fosse stato ancora il bisogno, che il calcio- in Italia e forse anche per la UEFA è un gradino oltre, un colpevole giustificato senza giustificazione. Gli Italiani devono cambiare abitudini, ma al pallone non si puo’ rinunciare.
L’Inter perde sul momento che sarebbe potuto essere il più bello, accusa il colpo, priva di quella decisa personalità che il suo allenatore aveva tentato di darle venendo proprio da Torino. Squadra forse stanca, spremuta dopo un girone d’andata a mille, oltre ogni aspettativa. E ora, con una classifica che la rivede un punto in cima, forte e solitaria come una vetta inarrivabile, al di là della spavalda, leggera ed entusiasta Lazio che potrà insidiarne il primato, solo la Juventus deciderà se o meno perdere il Campionato. Coronavirus permettendo.
*Foto dalla pagina Facebook ufficiale della Juventus