Kabul, cosa sta succedendo e perché non abbiamo portato la democrazia in Afghanistan
L’intervista a Marco Guidi, già inviato di guerra per Il Messaggero, esperto di geopolitica internazionale: una sua analisi di cosa sta accadendo in Afghanistan
Da ieri Kabul è nelle mani dei talebani e l’intero Afghanistan è stato proclamato “Emirato islamico”. Dopo oltre 20 anni di missione internazionale in Afghanistan, il Paese è tornato sotto il controllo dei talebani, fiaccati nel 2001. La fuga del presidente Ashraf Ghani ha facilitato la caduta di Kabul. Abbiamo chiesto a Marco Guidi, già inviato di guerra per Il Messaggero, esperto di geopolitica internazionale e Medioriente di darci una sua analisi di quanto sta accadendo.
L’intervista a Marco Guidi, esperto di geopolitica internazionale e Medioriente
Cosa sta succedendo? Quali sono le dinamiche internazionali recenti che hanno portato a questa drammatica situazione?
“Il destino dell’Afghanistan era segnato da molti anni. Dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York. Le basi principali dell’organizzazione di Al Qaida erano in Afghanistan sotto la protezione dei talebani.
Da quando le potenze occidentali con in prima fila gli Usa sono intervenute in questo paese promettendo giustizia, benessere e democrazia. Non hanno mantenuto nessuna di queste promesse. Subito dopo l’amministrazione del presidente Bush si è dedicata ad attaccare l’Iraq che secondo l’America deteneva armi di distruzione di massa. Era sì una dittatura ma anche l’unico paese del Medioriente dove gli estremisti islamici non ce la facevano. Dall’altro lato abbiamo sostenuto governi che non erano assolutamente all’altezza. Pensiamo ad Hamid Karzai, famoso per i suoi eleganti abiti.
Aveva piazzato uomini della guerra in ruoli chiave di potere, il fratello stesso è stato condannato dalla polizia internazionale come il maggior trafficante d’eroina del mondo. Abbiamo addestrato un esercito che si è squagliato immediatamente e non abbiamo costruito né scuole, né ospedali né democrazia.
Gli interpreti abbandonati in Afghanistan, nelle mani dei talebani
Abbiamo abbandonato nelle mani dei talebani, e questo è davvero una vergogna, gli interpreti che ci hanno permesso di realizzare queste cosiddette missioni di pace. Il ministro Di Maio ha dichiarato faremo ma non basta, perché si tratta di ostaggi che rischiano la morte da un momento all’altro. In quanto i talebani l’errore più grave e non aver capito quando la Cina ha aperto ai talebani. Perché oggi sono i cinesi che hanno fatto accordi con l’Afghanistan costituendo un blocco afghano-pakistano, non solo contro l’India ma anche funzionale ad infiltrarsi in tutta l’area centrale e avere accesso a tutti quei mari caldi a la nuova Via della Seta cinese aspira”.
Nel 2009 il presidente Barack Obama decise di incrementare le truppe nel Paese, per stroncare ogni tentativo dei talebani di riorganizzarsi. Eppure oggi di nuovo migliaia di civili ora sono accampati negli spazi aperti di Kabul. Cosa accadrà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi?
“Si instaurerà di nuovo una violenta teocrazia. Le donne torneranno ad indossare il burqa, gli uomini saranno di nuovo soggetti alla legge islamica, Sharia. Vedremo di nuovo i tagli delle mani e le impiccagioni. Vedremo sorgere una base mondiale fondamentale per il terrorismo jihadista. L’unico problema dei talebani è che nel nord dell’Afghanistan sta comparendo l’Isis. Che reputano i talebani troppo moderati, non abbastanza intransigenti”.